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Addio a B.B. King, il Re del Blues

Il Re del Blues si è spento nella notte a Las Vegas, aveva 89 anni. Il celebre bluesman, che ha venduto milioni di dischi nel mondo e influenzato intere generazioni di musicisti, ha saputo avvicinare il grande pubblico al blues come forse nessuno era riuscito a fare

Si è spento nella notte a Las Vegas B.B. King, uno dei più importanti musicisti nella storia del blues

 

MILANO – Il Re del Blues si è spento nella notte a Las Vegas, aveva 89 anni. Il celebre bluesman, che ha venduto milioni di dischi nel mondo e influenzato intere generazioni di musicisti, ha saputo avvicinare il grande pubblico al blues come forse nessuno era riuscito a fare prima di lui. Chitarrista eccezionale e intenso (“The Grand Master”, a detta di Eric Clapton, uno che di chitarre se ne intende), aveva una vera e propria storia d’amore con la sua Lucille, la Gibson ES-355 custom che sin dagli anni ’50 è diventata una vera e propria icona del blues. Uomo dedito alla musica e alle donne, B.B. King ha sempre vissuto il suo lavoro e il successo con una profonda umiltà. ”Per me la musica è stata un divertimento, non un lavoro” affermava infatti, finché un giorno non sentì dire da John Lennon che avrebbe voluto suonare la chitarra come B.B. King. ”Da allora ho cominciato a prestare più attenzione a ciò che facevo”.

 

Lo vogliamo ricordare con alcune delle sue frasi più belle:

 

“La cosa bella delle nuove cose che si imparano è che nessuno può portartele via.”

 

“Sono un essere umano. Mi spaventa il fatto di dover dimostrare ogni sera quanto valgo, perché la gente che viene a vederti sa chi sei e devi confermare il tuo nome, la tua credibilità, la tua fama ed essere meglio di quello che hai inciso su disco, ma non troppo diverso.”

 

“Mi sembra che i giovani di oggi che si accostano alla musica lo fanno solamente per fare soldi e non per una passione autentica.”

 

“Mi motiva il fatto che il pubblico cambia ogni sera. Non mi sento mai rilassato semplicemente perché penso a quello che si aspettano di ascoltare da me. Mentre è la consapevolezza di trovarmi sempre di fronte ad un pubblico diverso che mi rende cosciente che ancora c’è qualcuno che vuole vedermi su un palco. Ciò che ancora oggi mi spinge ad esibirmi è il desiderio di intrattenere la gente.”

 

“Mi sembra di ricordare che fosse un concerto di beneficenza per raccogliere soldi da destinare alle scuole. Il Papa volle conoscerci personalmente e complimentarsi con noi. In una successiva udienza privata regalai una delle mie chitarre a Giovanni Paolo II: nel momento in cui imbracciò la Gibson nera mi sarei messo a volare dalla felicità.”

 

15 maggio 2015

 

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