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I versi di Wislawa Szymborska dedicati alla libertà delle donne

Leggiamo gli amari versi che Wislawa Szymborska dedica a tutte le donne, nella speranza che donne, e uomini, abbandonano tutti gli stereotipi.

Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, ha saputo descrivere con finezza e ironia il mondo che la circondava, ponendo un’attenzione particolare alla condizione femminile. Nei versi della poesia “Ritratto di donna”, maggiormente pregnanti oggi, che è la Festa della Donna, la poetessa offre un’acuta riflessione sul modo in cui le donne sono spesso viste dalla società patriarcale. In particolare, i versi scelti esprimono, da un lato, lo stereotipo che vuole la donna fragile, giovane e dedita alla cura, e dall’altro la sua capacità di liberarsi da queste etichette, dimostrando forza e indipendenza.

Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.

L’immagine della donna stereotipata nei versi di Wislawa Szymborska

Il primo verso citato, “Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte”, evidenzia un paradosso: la donna, nella visione maschilista del mondo, sarebbe ignara delle questioni tecniche e pratiche, eppure riesce a realizzare qualcosa di grandioso, come un ponte. Questo verso gioca con l’idea che le donne siano meno competenti degli uomini in campi considerati tradizionalmente maschili, come l’ingegneria e l’architettura.

Tuttavia, la Szymborska ribalta la prospettiva: la donna, nonostante non abbia una conoscenza tecnica, è in grado di realizzare qualcosa di concreto e utile. In questa immagine si cela una critica sottile al pregiudizio che vuole le donne relegate a ruoli secondari, quando invece possiedono capacità e ingegno tali da permettere loro di costruire, innovare e trasformare.

L’ossessione per la giovinezza femminile è sottolineata con amara ironia nei versi: “Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane”. Qui Szymborska denuncia la pressione sociale che impone alle donne di mantenersi eterne ragazze, quasi che la loro esistenza fosse legata esclusivamente alla freschezza e alla bellezza. L’idea che la donna debba rimanere giovane per essere accettata dalla società è un tema ricorrente nella letteratura femminista e nella critica sociale: invecchiare è concesso agli uomini, che acquisiscono esperienza e autorevolezza, mentre le donne sembrano perdere valore con il passare del tempo. Questa reiterazione della giovinezza suggerisce anche l’impossibilità di soddisfare un ideale irraggiungibile imposto dalla società patriarcale.

La donna tra cura e libertà

Nei versi successivi, Szymborska introduce altre immagini che rimandano ai ruoli tradizionalmente attribuiti alla donna. “Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata” suggerisce l’idea della donna come figura materna, protettiva e dedita alla cura degli altri. Questo elemento è un chiaro riferimento alla visione tradizionale della femminilità, in cui la donna è sempre vista come colei che si prende cura dei più deboli, che siano bambini, uomini, o persino animali feriti.

La scena descritta potrebbe sembrare un’ennesima conferma dello stereotipo della donna fragile ed empatica, ma può anche essere letta come un atto di resistenza: la donna non è solo un simbolo di accudimento, ma anche di forza e di volontà nel tentare di sanare le ferite, di ricostruire, di dare nuova vita.

Ma la ragazza descritta dalla poetessa non è solo legata alla cura. L’immagine dei “soldi suoi per un viaggio lungo e lontano” è potente e liberatoria. Qui emerge un aspetto fondamentale: l’indipendenza economica e la voglia di esplorare il mondo. La donna non è più una figura statica, confinata nella casa o nella famiglia, ma è un individuo che ha risorse proprie e progetti personali. L’idea del viaggio suggerisce libertà, scoperta, autonomia, elementi che si contrappongono nettamente alla visione tradizionale della donna come figura dipendente e subordinata.

L’ultimo verso citato, “una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka”, è emblematico della doppia natura della donna secondo Szymborska: una creatura sospesa tra mito e realtà, tra spiritualità e quotidianità, tra sacro e profano. La mezzaluna può essere vista come un simbolo di mistero e femminilità, legato alla luna e alla ciclicità della vita.

L’impacco richiama ancora una volta il tema della cura e della guarigione, mentre il bicchierino di vodka introduce un elemento inaspettato, che sfida l’idea della donna fragile e morigerata. Qui Szymborska restituisce un’immagine complessa della donna, lontana dagli stereotipi univoci, capace di essere al tempo stesso protettrice e avventuriera, delicata e ribelle.

Con questi versi, Wislawa Szymborska non si limita a descrivere la condizione femminile attraverso gli occhi del maschilismo, ma suggerisce una via d’uscita dagli stereotipi. La sua donna è un essere contraddittorio e multiforme, che accoglie in sé sia i tratti tradizionalmente femminili che quelli che la società ha voluto negarle: forza, autonomia, desiderio di esplorare e di rompere le convenzioni. La poetessa ci invita a riflettere su quanto le immagini della femminilità siano costruzioni sociali e non verità assolute, e ci mostra come ogni essere umano, a prescindere dal sesso possa, e debba, ridefinire la propria identità al di là dei ruoli imposti dalla cultura dominante.

Ma adesso leggiamo la poesia nella sua interezza:

Ritratto di donna

Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l’unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.

Ingenua, ma è un’ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l’avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte.

Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.

Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama, o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l’amor di Dio.

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