I versi di Walt Whitman sulle nostre contraddizioni

11 Settembre 2025

Leggiamo assieme questi celebri versi di Walt Whitman tratti dalla poesia "Song of my self", sulla moltitudine che alberga dentro noi.

I versi di Walt Whitman sulle nostre contraddizioni

Tra i versi più celebri della poesia moderna, quelli pronunciati da Walt Whitman in Song of Myself condensano una delle idee più radicali e rivoluzionarie del suo pensiero poetico e etico. In poche righe, Walt Whitman ribalta l’idea tradizionale di coerenza come virtù imprescindibile e afferma con forza che la contraddizione non solo è inevitabile, ma addirittura necessaria per comprendere la complessità dell’essere umano.

Questi versi, che appartengono a uno dei passaggi più noti delle Leaves of Grass, rivelano il cuore pulsante della poetica whitmaniana: un canto alla molteplicità, all’ampiezza infinita della vita e dell’identità individuale, che non si lascia imprigionare in categorie rigide o definizioni univoche.

«Mi contraddico? Benissimo, allora mi contraddico, (sono immenso, contengo moltitudini)»

La contraddizione come ricchezza nei versi di Walt Whitman

«Mi contraddico?» – chiede Whitman con apparente ingenuità. La domanda, che potrebbe sembrare retorica, racchiude un’intera filosofia dell’esistenza. Nella tradizione razionalista occidentale, la contraddizione era vista come un errore logico da evitare. Per Whitman, invece, è la condizione naturale di chi vive in pienezza: l’essere umano cambia, evolve, si trasforma, assume prospettive diverse in momenti differenti. Pretendere coerenza assoluta significherebbe ridurre la vitalità dell’esperienza, negare le tensioni e le complessità che ci costituiscono.

La sua risposta è spiazzante: «Benissimo, allora mi contraddico». Non c’è imbarazzo, non c’è difesa: c’è piuttosto un’accettazione orgogliosa della propria molteplicità. Whitman celebra la contraddizione come una forza creativa, come la possibilità di contenere al proprio interno prospettive diverse senza la necessità di sceglierne una soltanto.

«Sono immenso, contengo moltitudini»

Il culmine di questo passo è nella dichiarazione solenne e poetica: «(sono immenso, contengo moltitudini)». Qui il poeta esprime la sua visione dell’io come realtà vasta e inafferrabile, che va ben oltre i confini individuali. L’io di Whitman non è un’entità chiusa, definita una volta per tutte: è un campo aperto, un universo in continua espansione che accoglie esperienze, emozioni, contraddizioni.

Questa immagine anticipa in parte concezioni moderne e postmoderne dell’identità, secondo le quali il soggetto non è unitario e monolitico, ma plurale, attraversato da voci molteplici e a volte discordanti. Whitman, con la sua sensibilità, aveva già colto che la ricchezza dell’essere umano consiste proprio nella sua capacità di essere molte cose insieme: fragile e forte, egoista e altruista, razionale e passionale.

Un’eco democratica

Non è un caso che Whitman scriva questi versi in un’opera che intende celebrare la democrazia americana. L’idea di “contenere moltitudini” non riguarda solo la dimensione individuale, ma si estende anche a quella collettiva. L’America che Whitman immagina e canta è una terra in cui coesistono differenze culturali, sociali e individuali, senza che queste debbano essere eliminate per ottenere un’unità.

Ogni individuo, nella sua unicità, partecipa a un coro più grande. Così come il singolo contiene moltitudini, anche la nazione deve saper contenere al suo interno diversità, contraddizioni, pluralità di voci. La poesia diventa allora un manifesto politico e sociale: un invito ad accettare le differenze non come minacce, ma come la vera forza della collettività.

La lezione esistenziale

Sul piano personale, i versi di Whitman invitano a riconciliarsi con la propria complessità interiore. In una società che spesso spinge verso la coerenza, la linearità, l’immagine compatta e coerente di sé, Whitman offre una visione liberatoria: non siamo obbligati a essere sempre uguali a noi stessi, non dobbiamo temere di cambiare opinione o di vivere contraddizioni interiori.

Accettare di “contenere moltitudini” significa accettare che la vita è movimento, che l’identità è fluida e che l’autenticità non risiede nella fissità, ma nella capacità di abbracciare la propria varietà interiore. È un messaggio di grande attualità, in un’epoca in cui molti si sentono divisi tra ruoli diversi, tra desideri contrastanti e aspettative sociali differenti.

Il linguaggio di Whitman

Dal punto di vista stilistico, la forza di questi versi deriva anche dalla loro semplicità. Non ci sono immagini elaborate o metafore complesse: Whitman usa un linguaggio diretto, quasi colloquiale, che si rivolge immediatamente al lettore. La parentesi – «(sono immenso, contengo moltitudini)» – sembra una confessione intima, un’aggiunta spontanea, ma in realtà racchiude una delle intuizioni più potenti della poesia moderna.

La scelta di presentarsi come immenso non è un atto di arroganza, ma una dichiarazione di universalità: nell’io del poeta si riflette l’umanità intera.

I versi di Whitman continuano a essere citati e discussi proprio perché toccano un tema universale. Ogni individuo, in ogni epoca, si trova a fare i conti con le proprie contraddizioni. Whitman non solo ci ricorda che esse sono inevitabili, ma ci invita a considerarle un segno di vitalità, un indizio della nostra ricchezza interiore.

La sua voce, potente e inclusiva, risuona come un invito a superare i confini dell’io ristretto e ad abbracciare un’identità più ampia, capace di accogliere differenze e complessità. In questo senso, la poesia di Whitman è ancora oggi un canto alla libertà, all’autenticità e alla dignità dell’essere umano.

«Mi contraddico? Benissimo, allora mi contraddico, (sono immenso, contengo moltitudini)». In questi versi, Walt Whitman ci consegna una chiave di lettura della vita e dell’identità che sfida le categorie tradizionali. La contraddizione non è errore, ma vitalità; l’immensità non è arroganza, ma capacità di includere.

Il messaggio è tanto semplice quanto rivoluzionario: l’essere umano è una pluralità, una sinfonia di voci interiori. Accettare questa molteplicità significa vivere con maggiore libertà e autenticità, senza temere di mutare e di crescere. In questo senso, i versi di Whitman non appartengono solo alla storia della poesia, ma alla storia dell’umanità, come un canto eterno alla complessità e alla grandezza dell’essere umano.

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