I versi di Vittorio Sereni dedicati alla dolce primavera

18 Aprile 2025

Leggiamo questi versi che sono posti in apertura nella poesia "Finestra", di Vittorio Sereni, in cui la primavera, o forse un amore, sorprende il poeta.

I versi di Vittorio Sereni dedicati alla dolce primavera

Questi versi di Vittorio Sereni, tratti dalla poesia “Finestra”, rappresentano una delle immagini più intense e delicate della poesia italiana del Novecento. In poche righe, il poeta riesce a condensare un intreccio di sentimenti che oscillano tra il desiderio e il timore, tra la contemplazione della bellezza e il terrore della propria fragilità di fronte a essa. È una poesia breve, ma capace di aprire varchi profondi nel lettore, che vi si può riconoscere, a distanza di decenni dalla loro stesura.

Di colpo – osservi – è venuta,
è venuta di colpo la primavera
che si aspettava da anni.

Ti guardo offerta a quel verde
al vivo alito al vento,
ad altro che ignoro e pavento
– e sto nascosto –
e toccasse il mio cuore ne morrei.

Vittorio Sereni, la primavera, un nuovo o vecchio amore

Il verso d’apertura è un’apparente constatazione di stagione, ma il suo significato va molto oltre. La primavera di Vittorio Sereni non è semplicemente il risveglio della natura dopo l’inverno: è il simbolo di un’attesa lunga e silenziosa, di qualcosa che, seppur previsto, sorprende comunque nel momento in cui arriva. L’espressione “di colpo”, ripetuta, sottolinea il carattere improvviso e inatteso di questa rinascita, a lungo sperata ma mai davvero prevista. Il poeta suggerisce che ci sono primavere — metaforiche, interiori — che possono tardare anni prima di manifestarsi, e che quando infine giungono, sconvolgono la vita con una violenza tanto più forte quanto più a lungo sono state attese.

Nel prosieguo dei versi, Sereni si rivolge a una figura femminile, che si offre alla luce e al verde della primavera:

“Ti guardo offerta a quel verde
al vivo alito al vento,”

Qui, il soggetto osservato è una donna che, forse senza rendersene conto, si abbandona completamente alla stagione, al suo calore, al suo profumo, alla vitalità che si sprigiona dalla natura. Il poeta la guarda mentre lei si lascia avvolgere dal verde e dal vento, simboli della vita che ritorna. È un momento di intimità silenziosa e di distanza al tempo stesso. L’osservazione di Sereni è carica di dolcezza, ma anche di un senso di esclusione: lui è spettatore di un’adesione alla vita che percepisce come pericolosa per sé.

Il poeta infatti aggiunge:

“ad altro che ignoro e pavento
– e sto nascosto –
e toccasse il mio cuore ne morrei.”

Questa è forse la parte più potente della poesia. La donna non si offre solo alla primavera, ma anche a qualcosa di più grande, di ignoto, che Sereni non sa nominare e che lo spaventa. È il mistero della vita che si rinnova, il fluire delle stagioni del cuore e dell’anima che, nel suo vigore, minaccia l’equilibrio precario di chi ha imparato a vivere nel silenzio e nella misura. Il poeta dichiara di “stare nascosto”, come se il contatto diretto con quella vitalità potesse sopraffarlo, annientarlo. Eppure, pur temendolo, avverte anche il fascino di quel contatto potenziale, che, se raggiungesse il suo cuore, lo farebbe morire: non di dolore, ma di una pienezza troppo grande per essere sostenuta.

In questa poesia, Sereni esprime dunque la tensione tra la vita e la paura di viverla, tra il desiderio di lasciarsi andare al flusso delle emozioni e il timore di esserne travolto. È un sentimento universale, che trova forma nella figura dell’osservatore nascosto, incapace di partecipare alla festa della vita per timore della propria fragilità. Eppure, proprio questa consapevolezza fa di Sereni un poeta profondamente moderno: capace di dar voce non solo all’esperienza dell’amore e del desiderio, ma anche alla paura del vivere pienamente, alla consapevolezza dei propri limiti emotivi.

Vittorio Sereni e la poesia contemporanea

È interessante notare come il titolo stesso della poesia, “Finestra”, indichi già una posizione di osservazione, di distanza, di separazione tra chi guarda e ciò che è guardato. La finestra diventa allora non solo elemento architettonico, ma metafora esistenziale: schermo sottile che separa il poeta dalla vita che scorre, protezione ma anche prigione, soglia che non osa oltrepassare.

In conclusione, questi versi di Vittorio Sereni restituiscono con straordinaria intensità la complessità dell’esperienza umana: il desiderio di partecipare alla bellezza e alla rinascita della vita, e al tempo stesso il terrore di essere sopraffatti da quella stessa bellezza. La poesia diventa allora il luogo in cui queste emozioni contrastanti possono coesistere, trovare voce e significato. È un componimento breve ma carico di significati, che parla di attese, desideri, paure e fragilità — elementi che fanno parte di ogni essere umano e che Sereni, con la sua scrittura essenziale e limpida, riesce a trasformare in poesia universale.

Ma ecco la poesia completa:

Finestra

Di colpo – osservi – è venuta,
è venuta di colpo la primavera
che si aspettava da anni.

Ti guardo offerta a quel verde
al vivo alito al vento,
ad altro che ignoro e pavento
– e sto nascosto –
e toccasse il mio cuore ne morrei.
Ma lo so troppo bene se sul grido
dei viali mi sporgo,
troppo dal verde dissimile io
che sui terrazzi un vivo alito muove,
dall’incredibile grillo che quest’anno
spunta a sera tra i tetti di città
– e chiuso sto in me, fasciato di ribrezzo.

Pure, un giorno è bastato.
In quante per una che venne
si sono mosse le nuvole
che strette corrono strette sul verde,
spengono canto e domani
e torvo vogliono il nostro cielo.
Dillo tu allora se ancora lo sai
che sempre sono il tuo canto,
il vivo alito, il tuo
verde perenne, la voce che amò e cantò –
che in gara ora, l’ascolti?,
scova sui tetti quel po’ di primavera
e cerca e tenta e ancora si rassegna.

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