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I versi di Trilussa dedicati a Giordano Bruno e alla libertà

Leggiamo assieme questi divertenti i caustici versi che Trilussa scrive per rivendicare il libero pensiero contro ogni forma di oppressione.

I versi in dialetto romanesco di Trilussa (26 ottobre 1871 – 21 dicembre 1950) tratti dalla poesia Giordano Bruno racchiudono una potente riflessione sulla libertà di pensiero e sulla resistenza alle imposizioni dogmatiche, temi centrali nella vicenda storica di Giordano Bruno. In poche battute, Trilussa riesce a trasmettere con il suo tipico tono ironico, ma incisivo, una denuncia del potere che soffoca il libero pensiero, esaltando al tempo stesso la figura di chi si ribella.

“Fece la fine de l’abbacchio ar forno
perché credeva ar libbero pensiero,
perché si un prete je diceva: — È vero —
lui risponneva: — Nun è vero un corno! —”

Trilussa e i suoi versi contro ogni forma di oppressione intellettuale

Giordano Bruno, filosofo e teologo del XVI secolo, fu una delle figure più controverse del suo tempo. Bruno, nato a Nola nel 1548, fu un pensatore radicale che mise in discussione l’ortodossia cattolica in un periodo in cui la Chiesa aveva un controllo quasi assoluto sulla cultura e sul pensiero. Dopo anni di peregrinazioni tra le principali città europee, in cui diffuse le sue idee rivoluzionarie, venne processato dall’Inquisizione romana e condannato al rogo nel 1600.

Bruno credeva nell’infinità dell’universo e nella pluralità dei mondi, concetti che mettevano in crisi l’immagine cosmologica tradizionale e che la Chiesa considerava eretici. Il suo rifiuto di abiurare queste idee e la sua insistenza nella libertà di pensiero lo portarono alla condanna. È proprio questa sua resistenza a rinnegare le sue convinzioni che Trilussa celebra nella sua poesia.

Nei primi due versi della poesia, “Fece la fine de l’abbacchio ar forno / perché credeva ar libbero pensiero”, Trilussa utilizza una metafora molto efficace: quella dell’abbacchio al forno. L’immagine dell’abbacchio, un agnello giovane che viene cucinato intero, è fortemente evocativa. Essa suggerisce l’idea di un sacrificio inevitabile e violento, qualcosa che si consuma completamente sotto la forza del calore, come accadde a Giordano Bruno nel rogo che segnò la sua morte.

L’abbacchio rappresenta Bruno, sacrificato dalla Chiesa per la sua difesa del “libbero pensiero”. Trilussa mette subito in evidenza il motivo centrale della condanna: non tanto le sue idee specifiche, quanto la sua ostinazione a difendere la libertà di espressione e di pensiero, concetti rivoluzionari per l’epoca.

Nei versi successivi, Trilussa continua: “perché si un prete je diceva: — È vero — / lui risponneva: — Nun è vero un corno! —”. Qui il poeta romano mette in scena, in modo estremamente colloquiale e diretto, lo scontro tra l’autorità religiosa e l’individuo libero di pensare. Il prete, figura emblematica del potere della Chiesa, rappresenta la voce dell’ortodossia, della verità imposta dall’alto. Ma Bruno non si piega a questa imposizione, rispondendo con un netto rifiuto: “Nun è vero un corno!”.

Questo dialogo immaginario sintetizza perfettamente la sfida intellettuale che Giordano Bruno lanciò al dogmatismo. Non si accontentava di accettare passivamente le “verità” che venivano imposte, ma metteva tutto in discussione, cercando sempre di indagare oltre i confini del sapere comune. La sua risposta secca e irriverente, riportata da Trilussa in romanesco, amplifica la carica di ribellione insita nella sua filosofia. La volgarità leggera e scherzosa della risposta “Nun è vero un corno!” accentua la distanza tra il pensiero libero e la pretesa autoritaria di detenere la verità assoluta.

Trilussa e la difesa del pensiero libero

Trilussa, con il suo tipico stile ironico e accessibile, riesce a trasformare una vicenda drammatica come quella di Giordano Bruno in una riflessione universale sulla libertà e sul potere. La poesia si rivolge a un pubblico ampio, usando il dialetto romanesco, e attraverso il linguaggio semplice e colloquiale riesce a trasmettere concetti profondi senza mai perdere la sua freschezza. Questo è uno dei grandi meriti di Trilussa: rendere i temi filosofici e politici accessibili a tutti, senza per questo sminuirne l’importanza.

Bruno, per Trilussa, diventa l’emblema di tutti coloro che si oppongono alle verità imposte e che difendono la libertà di pensiero a costo della propria vita. Il filosofo nolano viene celebrato come un martire del pensiero, un uomo che ha preferito morire piuttosto che rinnegare le sue idee.

Nonostante la vicenda di Giordano Bruno risalga a oltre quattro secoli fa, il messaggio contenuto nei versi di Trilussa resta estremamente attuale. Ancora oggi, in molte parti del mondo, la libertà di pensiero e di espressione è minacciata da autorità che cercano di controllare il flusso di informazioni e di imporre verità preconfezionate. Le sfide che Bruno affrontò nel suo tempo sono, in un certo senso, le stesse che affrontano oggi coloro che difendono il diritto di dissentire e di esprimere opinioni diverse.

La poesia Giordano Bruno di Trilussa, attraverso il linguaggio semplice e colloquiale del romanesco, celebra la figura di un uomo che ha pagato con la vita la sua fedeltà al pensiero libero. La metafora dell’abbacchio al forno, l’opposizione alle verità imposte e l’irriverenza di Bruno nel difendere le sue idee sono tutti elementi che rendono questa poesia un potente inno alla libertà intellettuale. Ancora oggi, ci invita a riflettere sul valore del pensiero critico e sulla necessità di resistere alle imposizioni dogmatiche, in qualsiasi forma esse si presentino.

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