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I versi di Valerio Magrelli sull’ipocrisia della società

Con questi versi, Valerio Magrelli ci ricorda quanto sia facile chiudere gli occhi di fronte agli eventi scomodi, ma anche l'importanza allo stesso tempo di guardare in faccia la realtà, per noi e per chi ha lottato per noi.

Valerio Magrelli con questi versi, tratti dalla poesia “Scalo merci della moralità”, ci ricorda quanto sia facile abbassare lo sguardo davanti a quello che non ci piace vedere, e ancora più facile venir distratti da ciò che abbiamo sotto gli occhi e ci viene imposto di non attenzionare, in modo tale che il nostro cervello non sia capace di elaborare, immagazzinare e comprendere ciò che altri, per un loro tornaconto, non vogliono.

Esistono due modi per negare l’evidenza:
chiudere gli occhi oppure
distogliere lo sguardo.
Talvolta, tuttavia, si dà una terza strada:
basta che lo spettacolo venga deviato altrove.

I rischi della società dell’informazione

I versi di Valerio Magrelli offrono una riflessione profonda sulla natura dell’autoinganno e dell’elusione della verità.

L’autore suggerisce che di fronte alla realtà scomoda o dolorosa, gli esseri umani tendono a evitarla in due modi principali: chiudendo gli occhi, ossia rifiutandosi di vedere ciò che è davanti a loro, o distogliendo lo sguardo, ossia guardando deliberatamente altrove. Questi sono atteggiamenti comuni e spesso automatici che le persone adottano per proteggersi dall’affrontare ciò che è evidente e ineludibile.

La terza via che Valerio Magrelli introduce “basta che lo spettacolo venga deviato altrove” è particolarmente significativa nel contesto della società moderna, caratterizzata da una continua distrazione e da un sovraccarico di informazioni. In questa prospettiva, la realtà può essere occultata non solo attraverso un atto di volontà personale, ma anche attraverso la manipolazione esterna dell’attenzione. I media, la politica, e le dinamiche sociali possono facilmente deviare l’attenzione pubblica verso argomenti meno rilevanti o più piacevoli, allontanando così le persone dalle questioni cruciali e dai problemi più urgenti.

Questi versi, quindi, non si limitano a descrivere un comportamento individuale, ma toccano anche una dimensione collettiva e culturale. Nella nostra era, dove l’informazione è abbondante e immediata, la capacità di deviare l’attenzione diventa un potente strumento di controllo. La “deviata altrove” dello “spettacolo” può essere vista come una metafora della società dell’informazione e dello spettacolo, in cui la superficialità e la distrazione prevalgono spesso sulla riflessione e sull’approfondimento.

Come resistere all’ipocrisia

In conclusione, Valerio Magrelli con questi versi ci invita a una maggiore consapevolezza per eludere l’ipocrisia che imperversa la nostra società; ci sollecita a riconoscere i meccanismi con cui neghiamo la realtà e a resistere alla tentazione di deviare lo sguardo. Solo affrontando direttamente l’evidenza possiamo sperare di comprendere pienamente la nostra condizione e di agire in modo significativo.

Qua di seguito possiamo leggere la poesia intera, augurandoci che ogni cosa che vedremo non finirà mai su un binario morto ad uno scalo merci della moralità:

Scalo merci della moralità

Esistono due modi per negare l’evidenza:
chiudere gli occhi oppure
distogliere lo sguardo.
Talvolta, tuttavia, si dà una terza strada:
basta che lo spettacolo venga deviato altrove.
Se l’anatra fissa tranquilla l’ingiustizia
cui prende parte, questo è perché l’immagine,
tramite la pupilla, cambia rotaia
e arriva nel cervello della lepre,
sul suo binario morto,
come a uno scalo merci della moralità.

Valerio Magrelli

Valerio Magrelli poeta e critico letterario italiano (Roma 1957). La prima raccolta di versi, Ora serrata retinae (1980), lo ha imposto come poeta profondo e riflessivo e insieme lieve e ironico, col suo lessico quotidiano impreziosito dal sapiente uso della parola poetica derivato dal lungo e profondo studio dei poeti maggiori della tradizione italiana e della tradizione francese. Con la raccolta successiva, Nature e venature (1987), ha vinto il premio Viareggio. A queste sono seguite Esercizi di tiptologia (1992), Didascalie per la lettura di un giornale (1999), Disturbi del sistema binario (2006), che hanno confermato la sensibilità di M. nel rendere liricamente la condizione contemporanea.

 
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