I versi di Trilussa sull’amore nel tempo della fretta

15 Ottobre 2025

Leggiamo assieme questi versi di Trilussa che benissimo si adattano al nostro tempo, in cui tutto sembra avere natura mordi e fuggi, anche l'amore.

I versi di Trilussa sull'amore nel tempo della fretta

Nel breve ma folgorante frammento tratto da L’amore d’oggigiorno, Trilussa concentra in tre versi una riflessione di straordinaria attualità:

«Oggi che fanno tutto a tirà via
pure l’amore ha prescia ne la vita
e se ne frega de la poesia.»

Dietro la semplicità del linguaggio e la cadenza del dialetto romanesco si nasconde una critica profonda alla modernità e alla sua corsa incessante verso la rapidità, l’efficienza, l’immediatezza. Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri (1871-1950), è noto per la sua capacità di fondere ironia e malinconia, leggerezza e lucidità morale. In questi versi, il poeta romano coglie con sguardo acuto la trasformazione dei sentimenti nell’epoca moderna: anche l’amore, il più nobile e complesso dei moti dell’animo, si è piegato alla logica del “tirà via”, del fare tutto in fretta, senza profondità e senza poesia.

Il tempo dell’urgenza: dal tempo di Trilussa a oggi

Il primo verso, «Oggi che fanno tutto a tirà via», apre la scena con una constatazione che va oltre l’ambito sentimentale. È una fotografia del mondo moderno — già allora, agli inizi del Novecento — in cui la fretta diventa categoria universale. La società industriale, con il suo ritmo accelerato e il suo culto dell’efficienza, ha modificato anche i comportamenti quotidiani e le relazioni umane. “Fare tutto a tirà via” significa fare senza cura, senza attenzione, senza dedizione: è l’esatto opposto del gesto artigianale, dell’opera costruita con lentezza e amore.

Trilussa, attraverso il suo linguaggio popolare, denuncia un modo d’essere che si diffonde sempre più: la superficialità elevata a norma di vita. In questo contesto, l’amore non può che risentirne.

L’amore “con la prescia”

Il secondo verso — «pure l’amore ha prescia ne la vita» — è il cuore della denuncia. “Prescia” nel romanesco significa “fretta”, ma è una fretta particolare: non quella necessaria, bensì quella impaziente, nervosa, quasi ansiosa. L’amore “ha prescia” quando perde il suo tempo naturale, quello della conoscenza, dell’attesa, del corteggiamento.

Nella visione di Trilussa, l’amore moderno è diventato rapido e consumabile: non si vive più come esperienza profonda, ma come episodio da archiviare. Si ama “a tirà via”, per distrazione o per convenzione, senza lasciarsi attraversare davvero dal sentimento. Il poeta osserva con ironia amara che anche ciò che per definizione dovrebbe resistere al tempo — l’amore, appunto — è ora soggetto alla legge della velocità.

Questo atteggiamento rispecchia una crisi più ampia: la perdita della capacità di sostare, di ascoltare, di sentire. L’amore con la “prescia” è un sintomo del mondo che corre senza sapere dove, un mondo che confonde la rapidità con la vita, e la quantità con la qualità.

La fine della poesia

Il terzo verso sigilla la riflessione: «e se ne frega de la poesia». Qui Trilussa pronuncia una condanna che va ben oltre l’ambito dei sentimenti individuali. L’amore che si fa in fretta, che non conosce più la lentezza e la profondità, è un amore che ha smarrito la sua dimensione poetica.

La poesia, infatti, non è solo un genere letterario, ma un modo di guardare il mondo. È la capacità di stupirsi, di soffermarsi su un dettaglio, di dare un senso simbolico ai gesti. Quando l’amore “se ne frega de la poesia”, significa che ha perso il suo potere trasformativo: non sa più rendere il quotidiano straordinario, né dare voce all’invisibile.

Trilussa coglie dunque una trasformazione culturale profonda: la perdita del sentimento poetico nella vita di tutti i giorni. La poesia è l’opposto della fretta; richiede attenzione, ascolto, pazienza, lentezza. È una forma di resistenza al tempo che scorre, un atto di fedeltà all’essenza delle cose. Senza poesia, l’amore diventa un gesto meccanico, privo di magia.

Un poeta tra ironia e malinconia

Come in molte altre poesie di Trilussa, anche qui l’ironia serve a dissimulare una malinconia profonda. Il poeta non giudica con severità morale, ma osserva con triste tenerezza. Non accusa gli uomini e le donne del suo tempo, ma mostra quanto la modernità li abbia privati di qualcosa di essenziale.

Nel mondo descritto da Trilussa, gli uomini corrono, si affannano, cercano di “fare tutto a tirà via”, ma così facendo perdono la capacità di vivere davvero. La poesia diventa allora l’unico spazio di resistenza: un modo per ricordare che esistono ancora valori non misurabili, emozioni che non si consumano, parole che non si spengono in fretta.

L’attualità del messaggio

A più di un secolo di distanza, questi versi suonano incredibilmente attuali. Oggi, nell’epoca della comunicazione istantanea, dei rapporti “usa e getta”, delle relazioni virtuali e dell’amore mediato da schermi, il monito di Trilussa risuona con forza rinnovata. L’amore “con la prescia” è diventato il simbolo di un tempo che non lascia spazio all’intimità, alla riflessione, alla profondità.

Viviamo, potremmo dire con Trilussa, in un mondo che “se ne frega de la poesia”: un mondo in cui la velocità ha preso il posto dell’emozione e l’efficienza ha soffocato la delicatezza. Ma proprio per questo, la voce del poeta romano resta necessaria.

Recuperare la lentezza

L’invito implicito dei versi di L’amore d’oggigiorno è quello di recuperare la lentezza, non come nostalgia del passato, ma come atto di libertà nel presente. Amare senza fretta significa restituire all’amore il suo senso originario: un incontro che non si consuma, ma si costruisce. Significa ritrovare la poesia nelle piccole cose, nei gesti quotidiani, nelle parole dette con sincerità.

Trilussa ci ricorda che non è possibile separare l’amore dalla poesia, perché entrambi nascono dalla stessa radice: la capacità umana di sentire, di meravigliarsi, di fermarsi. E forse è proprio questo il segreto che la modernità tende a dimenticare: che l’amore, come la poesia, non può esistere “a tirà via”.

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