Una frase di Thomas Eliot sul fascino della nostra vita

6 Agosto 2025

Leggiamo assieme questa citazione tratta da "Quattro quartetti", di Thomas Eliot in cui il poeta ci ricorda l'incessante fascino della vita.

Una frase di Thomas Eliot sul fascino della nostra vita

In questa celebre frase tratta dall’ultimo dei Quattro quartetti, Thomas Eliot esprime una verità profonda, al tempo stesso spirituale, esistenziale e poetica. L’idea che l’esplorazione non abbia mai fine, che il movimento umano — fisico, mentale, interiore — non sia lineare ma circolare, e che il ritorno alle origini contenga in sé una nuova conoscenza, è una delle intuizioni più potenti del pensiero novecentesco.

«Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta.»

Questa citazione parla dell’essere umano come pellegrino e cercatore. L’esplorazione, secondo Thomas Eliot, non è solo un atto geografico o intellettuale, ma una necessità ontologica. Non possiamo smettere di cercare: chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando. Ogni passo nel tempo e nello spazio, ogni errore, ogni rivelazione, ogni esperienza, fa parte di questo cammino infinito. Tuttavia, l’esito paradossale di tutto questo andare è che, alla fine, torniamo al punto da cui siamo partiti — e solo allora, dopo tutto il nostro errare, siamo in grado di vedere veramente quel punto, di conoscerlo “per la prima volta”.

Thomas Eliot e i quattro sensi della scrittura

Lettura esistenziale

Nel percorso della vita, ciascuno di noi è spinto dalla curiosità, dall’ambizione, dal bisogno di capire o di sperimentare. Ci allontaniamo dalla nostra infanzia, dalla casa, dalle radici, nella convinzione che il senso sia altrove: nel futuro, nel cambiamento, nel nuovo. Eppure spesso, dopo anni, ritorniamo — fisicamente o interiormente — a ciò che avevamo lasciato. E solo a quel punto comprendiamo, con occhi diversi, ciò che avevamo avuto. Quella casa, quella voce, quel paesaggio della giovinezza che ci sembrava banale o opprimente, diventa improvvisamente prezioso. In questo senso, l’esperienza non serve solo ad accumulare sapere, ma a modificare lo sguardo.

Lettura spirituale

Thomas Eliot fu profondamente influenzato dalla filosofia cristiana, dal pensiero mistico e dalla tradizione liturgica. Nei Quattro quartetti, in particolare, esplora il concetto di tempo come qualcosa che non si muove solo in avanti, ma che può essere contemplato in un eterno presente. Il ritorno al punto di partenza può essere letto allora come un ritorno a Dio, alla sorgente, al principio. È l’idea di conversione, ma anche di illuminazione: dopo una lunga notte, dopo errori, peregrinazioni, si arriva a una verità che era sempre stata lì, ma che non sapevamo vedere. La “conoscenza per la prima volta” è simile a ciò che i mistici chiamano epopteia, visione: il vedere con l’occhio dell’anima ciò che è sempre stato.

Lettura poetica e artistica

Per Thomas Eliot, la poesia è uno strumento di esplorazione. Il poeta si muove nel linguaggio, nella memoria culturale, nei ritmi della parola, alla ricerca di un significato che sfugge. Eppure, dopo ogni tentativo di innovazione, di rottura o di ricerca stilistica, si torna alle radici: ai miti, ai testi fondanti, alla lingua semplice. Questo vale anche per il lettore: leggendo e rileggendo, si arriva a scoprire in un verso antico una verità che prima ci sfuggiva. Anche il linguaggio, dunque, si riapre alla comprensione dopo un cammino. La poesia, in questo senso, è un esercizio di ritorno.

Lettura universale: il tempo come spirale

C’è in questi versi anche una riflessione sul tempo. Non una linea retta, ma una spirale: ci allontaniamo, saliamo, scendiamo, giriamo, ma torniamo sul punto da cui siamo partiti, solo più in alto o più in profondità. Thomas Eliot si richiama alla concezione ciclica del tempo che appartiene a molte tradizioni, dall’antico Oriente al pensiero greco. In ogni ciclo, qualcosa si ripete, ma qualcosa si trasforma. Così la conoscenza non è statica, ma dinamica: l’esperienza ci permette di vedere lo stesso paesaggio con occhi diversi, lo stesso volto con uno sguardo nuovo.

Riflessione personale e collettiva

Questa frase ci invita a ripensare anche le nostre traiettorie personali e storiche. Nel mondo contemporaneo, segnato da accelerazione, mobilità e frammentazione, l’idea di “tornare al punto di partenza” può sembrare nostalgica o regressiva. Ma Thomas Eliot non parla di un ritorno passivo. Al contrario: si tratta di un ritorno illuminato, rigenerato, consapevole. È ciò che accade quando si torna in un luogo dell’infanzia e lo si percepisce non più come semplice spazio, ma come nodo di emozioni, memorie, significati.

Nel contesto collettivo, questi versi possono anche suggerire che, dopo rivoluzioni, guerre, trasformazioni tecnologiche, gli esseri umani potrebbero riscoprire l’importanza dei legami originari, della natura, della comunità, della spiritualità — proprio perché saranno passati attraverso la frattura, la perdita e la ricerca.

© Riproduzione Riservata