Una frase di Santa Teresa d’Avila sulla stima verso gli altri

29 Settembre 2025

Leggiamo assieme questa citazione della mistica spagnola Santa Teresa D'Avila, proclamata santa da Papa Gregorio XV nel 1622.

Una frase di Santa Teresa d'Avila sulla stima verso gli altri

Tra le numerose massime di Santa Teresa d’Avila (1515-1582), fondatrice del Carmelo riformato e dottore della Chiesa, spicca la frase: “È una grande virtù stimare tutti migliori di noi.”
Una citazione semplice nella forma, ma profondissima nella sostanza, capace di toccare non soltanto il cuore della spiritualità cristiana, ma anche questioni universali di convivenza, etica e psicologia.

Per comprendere a fondo il significato di questa affermazione, occorre collocarla nel contesto della vita e del pensiero della Santa, nonché analizzare le implicazioni antropologiche e morali che essa porta con sé.

Santa Teresa d’Avila e l’umiltà

Teresa di Gesù – questo il nome religioso – ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della mistica cristiana. Nei suoi scritti, tra cui Il Libro della vita e Il Castello interiore, l’umiltà occupa un posto centrale. Non si tratta di un atteggiamento esteriore o di una forma di auto-svalutazione, ma di una virtù fondamentale, senza la quale non può esistere autentica vita spirituale.

Quando Teresa afferma che “è una grande virtù stimare tutti migliori di noi”, propone un esercizio radicale di umiltà: riconoscere negli altri qualcosa di buono, di degno, di superiore, senza cadere nella tentazione dell’orgoglio o del giudizio. È un invito a decentrare il proprio io, a guardare l’altro con occhi di rispetto e di apertura.

Una virtù contro l’orgoglio

L’affermazione di Santa Teresa si comprende meglio se letta come antidoto a uno dei vizi più radicati: la superbia. L’uomo tende a confrontarsi costantemente con gli altri, spesso per affermare la propria superiorità. La cultura contemporanea, dominata dall’immagine e dalla competizione, sembra alimentare questo atteggiamento: sui social, nel lavoro, persino nelle relazioni personali, il confronto rischia di trasformarsi in gara.

Santa Teresa ribalta questa prospettiva: invece di misurarsi con gli altri per emergere, il credente è chiamato a considerarli come migliori, cioè a riconoscere in ciascuno un valore superiore al proprio. Non si tratta di un’autosvalutazione patologica, ma di un esercizio di libertà interiore: chi è veramente umile non ha bisogno di primeggiare, perché trova la sua grandezza nell’amore e nel servizio.

Stima e riconoscimento del valore altrui

Il verbo “stimare” non è casuale. Stima significa attribuire valore, riconoscere dignità. Stimare gli altri migliori di noi non implica necessariamente pensare che siano più intelligenti, più capaci o moralmente impeccabili. Significa piuttosto riconoscere che in ciascuno vi è un bene, una qualità, un talento che merita rispetto e ammirazione.

Questa prospettiva apre a un atteggiamento di gratitudine verso gli altri: ogni incontro diventa occasione per imparare qualcosa, per lasciarsi arricchire. Invece di percepire l’altro come minaccia, lo si accoglie come dono.

Una lezione universale

Sebbene nasca in un contesto religioso, il messaggio di Teresa ha valore universale. In ambito sociale, stimare gli altri migliori di noi significa combattere la logica della sopraffazione e promuovere la collaborazione. In ambito educativo, è un invito a riconoscere negli studenti potenzialità non ancora espresse. In ambito lavorativo, può trasformarsi in cultura della cooperazione, dove non prevale il protagonismo del singolo ma la valorizzazione delle competenze collettive.

Inoltre, dal punto di vista psicologico, questo atteggiamento si lega a quella che oggi viene chiamata intelligenza emotiva: la capacità di riconoscere i punti di forza altrui senza sentirsi sminuiti. È un esercizio di empatia e di autoconoscenza.

Il rischio dell’incomprensione

Naturalmente, un’affermazione così radicale può essere fraintesa. Stimare tutti migliori di noi non significa annullare se stessi, cadere in forme di servilismo o rinunciare alla propria dignità. Santa Teresa, donna forte e determinata, riformatrice di un ordine religioso e interlocutrice di papi e re, non fu certo una figura remissiva. La sua umiltà non fu debolezza, ma forza interiore, capace di fondare un progetto spirituale duraturo.

Dunque, la virtù consiste nel coltivare la consapevolezza dei propri limiti senza disprezzarsi, e nello stesso tempo riconoscere con sincerità le qualità degli altri. È un equilibrio delicato, che richiede maturità e discernimento.

Una sfida per l’uomo contemporaneo

Applicare oggi le parole di Teresa significa opporsi a un modello sociale centrato sull’autopromozione. In un’epoca in cui si è costantemente spinti a “mostrare il meglio di sé”, stimare gli altri migliori di noi sembra controcorrente. Eppure, proprio questa virtù potrebbe rispondere al bisogno di relazioni autentiche.

Invece di costruire muri di competizione, si potrebbero costruire ponti di stima reciproca. Invece di vivere confronti ossessivi, si potrebbe scoprire la gioia di apprendere dall’altro. In un mondo che premia l’apparenza, l’umiltà diventa gesto rivoluzionario.

“È una grande virtù stimare tutti migliori di noi.” In queste poche parole, Santa Teresa d’Avila condensa un insegnamento capace di attraversare i secoli. Esse ci invitano a rivedere il nostro modo di guardare gli altri, trasformando la competizione in stima, la rivalità in gratitudine, l’orgoglio in umiltà.

Questa virtù non annulla la persona, ma la libera: chi non ha bisogno di dimostrare la propria superiorità può vivere con serenità, aprirsi all’altro e contribuire a una società più giusta e umana. Santa Teresa, con la sua vita e i suoi scritti, ci ricorda che l’umiltà non è un abbassamento, ma un innalzamento dello spirito, perché solo chi sa riconoscere il valore degli altri sa vivere pienamente la propria dignità.

© Riproduzione Riservata