Una frase di Sigmund Freud sul regno della fantasia

22 Settembre 2025

Leggiamo assieme questa brevissima citazione di Sigmund Freud in cui viene spiegato il principio fondamentale del regno della fantasia.

Una frase di Sigmund Freud sul regno della fantasia

Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, ha lasciato un’eredità complessa e stratificata, che non riguarda solo la dimensione clinica, ma tocca aspetti filosofici, antropologici e persino letterari dell’esperienza umana. La sua citazione: «Il regno della fantasia, per realizzare i propri effetti, deve realizzarsi sull’impossibilità della verifica», racchiude un nodo centrale del pensiero freudiano: la fantasia non si misura con i criteri della realtà empirica, e proprio per questo ha la forza di trasformare, di consolare, di inquietare.

Sigmund Freud e il regno della fantasia

Nella prospettiva di Sigmund Freud, la mente umana è abitata da istanze diverse, spesso in conflitto. Da un lato c’è la realtà, con le sue leggi, i suoi vincoli, le sue resistenze; dall’altro c’è la fantasia, che rappresenta il luogo del desiderio, dell’immaginazione, della possibilità illimitata. La fantasia non ha bisogno di essere verificata: non deve sottostare al criterio di verità oggettiva che governa la scienza o la logica.

Quando Sigmund Freud afferma che il “regno della fantasia” si fonda sull’impossibilità della verifica, intende che il suo potere deriva proprio dal non dover essere sottoposto a prove. Se la fantasia fosse verificabile, se fosse cioè costretta a sottostare al giudizio della realtà, cesserebbe di essere tale e si ridurrebbe a semplice ipotesi o progetto.

Il termine “effetti” è cruciale. La fantasia produce effetti reali nella vita psichica dell’individuo, e spesso anche nella cultura. Pensiamo al sogno: una costruzione immaginativa che non si lascia verificare con criteri oggettivi, ma che produce emozioni fortissime, influenza stati d’animo e perfino comportamenti. Lo stesso vale per le illusioni collettive: religioni, miti, visioni utopiche, che pur non essendo verificabili, hanno modellato intere civiltà, guidato movimenti politici e ispirato opere d’arte.

Se la fantasia ha questo potere, è perché si colloca in un ambito in cui la verifica non conta. Non importa se l’eroe mitologico sia esistito davvero, o se la promessa di un paradiso ultraterreno sia razionalmente dimostrabile: l’importante è che queste immagini operino nella coscienza, che diano forma alle speranze, alle paure, alle aspirazioni dell’uomo.

La fantasia come compensazione

Freud interpreta la fantasia anche come una compensazione alle frustrazioni della vita reale. L’individuo, costretto a fare i conti con limiti esterni e interni, si rifugia nella fantasia per immaginare ciò che non può avere o vivere. Questa dinamica è evidente nei sogni a occhi aperti, nelle fantasie infantili, nei desideri che trovano sfogo nell’immaginazione.

Se queste fantasie fossero sottoposte a verifica, il loro potere si dissolverebbe. Un bambino che immagina di essere un cavaliere o un astronauta non deve “dimostrare” nulla: ciò che conta è l’esperienza interna, la possibilità di sperimentare un sé diverso, senza limiti. Anche l’adulto, quando sogna a occhi aperti una vita alternativa o una rivincita personale, trae beneficio proprio dal fatto che nessuno può chiedergli di provare la realtà di quell’immagine.

Arte, letteratura e mito

Sigmund Freud, che ha sempre guardato con attenzione al mondo artistico e letterario, sapeva bene che la fantasia è alla base della creatività. Un romanzo, una tragedia, una poesia non devono “verificare” la verità empirica delle vicende narrate: la loro forza sta nella capacità di generare emozioni, identificazioni, riflessioni.

L’eroe omerico, il personaggio shakespeariano, l’antieroe del romanzo moderno: tutti appartengono al regno della fantasia, eppure ci parlano con una forza più duratura di molte cronache verificabili. Qui si vede bene come l’impossibilità della verifica diventi condizione di possibilità dell’arte. Se un’opera letteraria fosse riducibile a semplice testimonianza fattuale, perderebbe la sua potenza universale

Il pensiero di Freud si può estendere anche alle dinamiche sociali. I popoli hanno sempre costruito narrazioni collettive – miti di origine, promesse di redenzione, visioni del futuro – che non possono essere verificate, ma che funzionano come collante comunitario. Queste fantasie collettive non solo danno identità, ma producono effetti concreti nella storia.

Le ideologie, in questo senso, sono forme di fantasia che diventano azione. Il sogno di una società perfetta o di una missione nazionale non ha bisogno di essere verificato: basta che venga creduto. E proprio questa impossibilità di verifica lo rende potente, capace di muovere le masse.

Il limite e la ricchezza della fantasia

Sigmund Freud non invita però a confondere fantasia e realtà. Anzi, sottolinea come il compito della psicoanalisi sia anche quello di aiutare l’individuo a distinguere tra i due piani. La fantasia ha i suoi effetti positivi, ma può diventare pericolosa se viene scambiata per realtà. La sua efficacia nasce dal suo statuto autonomo: essa vive proprio nella sua irriducibilità alla verifica.

La sfida dell’essere umano, dunque, è duplice: da un lato riconoscere la potenza della fantasia, dall’altro imparare a gestirla senza esserne travolto.

La citazione di Sigmund Freud illumina un aspetto fondamentale della vita psichica: la fantasia è potente proprio perché non è verificabile. Essa non obbedisce alle regole della realtà empirica, ma produce effetti profondi nell’individuo e nelle collettività. È fonte di consolazione, di creatività, di coesione sociale, ma anche di illusioni e pericoli.

Il “regno della fantasia” vive in uno spazio che non appartiene alla logica della prova, ma a quella del desiderio e dell’immaginazione. È in questo spazio che si colloca gran parte della nostra umanità: ciò che sogniamo, temiamo, speriamo, e che, pur non potendo essere verificato, orienta la nostra vita tanto quanto i fatti concreti.

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