I versi di Sandro Penna sulla bellezza del bacio che ci attende

5 Luglio 2025

Leggiamo questi versi del poeta umbro Sandro Penna in cui viene messo in rima il momento in cui si ruba un bacio, che subito vola via col vento.

I versi di Sandro Penna sulla bellezza del bacio che ci attende

I versi di Sandro Penna  rivelano in poche righe la grazia e la malinconia tipiche della sua poesia, in cui l’amore, il desiderio e la percezione del tempo si fondono in immagini delicate, sospese tra realtà e sogno. Penna, poeta sovente ai margini del panorama intellettuale, ma di straordinaria raffinatezza, ci offre qui un frammento lirico che racchiude in sé una scena amorosa sfumata, quasi irreale, filtrata da una sensibilità che sa cogliere la bellezza effimera dei gesti e delle emozioni.

«Era fermo per me. Ma senza stile
forse baciai quelle sue labbra rosse.
Improvviso e leggero egli si mosse
come si muove il vento entro l’aprile.»

Sandro Penna e un bacio come vento d’aprile

Il primo verso, «Era fermo per me. Ma senza stile», introduce subito un’immagine di immobilità carica di significato. L’oggetto del desiderio è fermo, presente, quasi offerto, ma l’assenza di “stile” suggerisce che questo momento non ha nulla di teatrale, di studiato, di nobile in senso convenzionale. È un’assenza di posa, forse anche di consapevolezza. Questo “essere fermo” è un’apparizione, un dono involontario che non si mette in scena. Penna, che ha sempre celebrato la semplicità e l’immediatezza del desiderio, rifiuta ogni ornamento retorico: non c’è pathos, non c’è grandiosità. C’è solo la presenza, naturale e non filtrata, di un corpo giovane e ignaro.

Il secondo verso – «forse baciai quelle sue labbra rosse» – introduce l’incertezza. Il poeta non afferma, ma ipotizza. Quel “forse” è cruciale: ci dice che la scena non è interamente reale, o che la memoria la deforma, o che il gesto è avvenuto in una sospensione tra realtà e desiderio. È l’ambiguità temporale e affettiva che permea molte poesie di Penna. Il bacio, se c’è stato, è stato furtivo, timido, forse appena intuito. E quelle “labbra rosse”, con la loro vivacità cromatica, emergono come unico dettaglio acceso in un’atmosfera ovattata.

Il terzo verso – «Improvviso e leggero egli si mosse» – segna un cambiamento, un risveglio. Il ragazzo, prima fermo, ora si anima, ma il movimento non è brusco, né drammatico: è “improvviso” ma anche “leggero”, come un battito d’ali. Il desiderio si è fatto azione, o forse reazione: è la vitalità che irrompe in una scena finora immobile, ma senza rompere l’incanto. Questo tipo di delicatezza è tipica di Penna: nulla è mai violento o forzato nei suoi versi; l’eros stesso è una vibrazione tenue, un passaggio d’aria, una carezza.

Ed è proprio questa idea che si esprime pienamente nel verso finale: «come si muove il vento entro l’aprile.» Il paragone naturale chiude la poesia con una nota di meravigliosa leggerezza. Il vento d’aprile non è impetuoso, ma fresco, lieve, portatore di rinascita. Il movimento del ragazzo è simile a quello del vento primaverile: porta con sé una promessa, un’emozione fugace, un fremito. Aprile è il mese della giovinezza, della bellezza che sboccia, e del tempo incerto: il vento non è ancora quello estivo, ma è già carico di energia nuova.

Questo quadretto amoroso, breve ma intenso, racchiude l’intero mondo poetico di Sandro Penna: la ricerca di una bellezza semplice, la contemplazione di un istante di grazia, l’attenzione ai piccoli dettagli che sfuggono all’occhio comune. Penna scrive sempre dal margine – il margine sociale dell’omosessualità vissuta con pudore e candore in un tempo ostile, ma anche il margine poetico di chi non vuole imporsi, non vuole gridare, ma solo testimoniare una verità interiore.

Nella sua poesia non c’è mai giudizio, né rivendicazione. L’amore è sempre gratuito, luminoso, anche se spesso destinato a dissolversi. E proprio questa consapevolezza – che la bellezza desiderata è anche inafferrabile, che il vento passa ma non si trattiene – rende i suoi versi così struggenti.

Il “forse” del bacio, l’immobilità senza stile, il movimento improvviso, il vento d’aprile: ogni elemento lavora per creare un senso di sospensione e impermanenza. È una poesia del desiderio non posseduto, dell’amore che si sfiora ma non si afferra, dell’istante che brilla e subito svanisce. In ciò si può leggere anche un’etica: quella di chi non pretende nulla, ma sa accogliere ciò che viene – e Penna, nella sua esistenza spesso solitaria e povera, ha sempre saputo fare della poesia un modo per trasfigurare la realtà, per renderla abitabile attraverso la luce del sentimento.

Sandro Penna

In definitiva, questi quattro versi rappresentano uno dei tanti piccoli miracoli della lirica penniana: un gesto semplice e quotidiano – l’attimo di un bacio, un movimento appena percepito – diventa, grazie al potere della parola poetica, simbolo di una verità universale. L’amore, in Penna, è sempre un moto dell’anima, che si esprime con pudore e sobrietà, ma che lascia dietro di sé un’eco profonda, come il vento leggero che accarezza l’aprile e poi scompare.

© Riproduzione Riservata