Una frase di Roberto Vecchioni sul valore della vita

3 Febbraio 2025

Leggiamo questa citazione di Roberto Vecchioni tratta dalla sua raccolta di racconti "Scacco a Dio" in cui l'angelo Teliqalipukt narra storie a Dio.

Una frase di Roberto Vecchioni sul valore della vita

La citazione di Roberto Vecchioni tratta dal libro “Scacco a Dio” offre una profonda riflessione sul fluire inesorabile del tempo e sul ruolo degli esseri umani nella grande trama dell’esistenza. L’autore sottolinea come la vita proceda senza sosta, senza concedere arresti o pause, e come il presente diventi immediatamente passato, proiettandoci inevitabilmente verso il futuro. Questa visione si contrappone all’idea di un individuo eroico capace di cristallizzare il tempo e di eternarsi nel momento.

Tutto senza arresti, senza pause: la vita corre, oggi è già domani, domani è già un giorno diverso; non esiste l’eroe che ferma il tempo e si glorifica o distrugge come se compisse l’ultimo e unico atto del cosmo. Non hanno nessun senso Tamerlano o Hieronimo, perché si esauriscono in loro stessi come dèi dell’Olimpo, e gli uomini non sono dèi, sono molto di piú.

Roberto Vecchioni e i racconti del suo angelo Teliqalipukt

La riflessione di Vecchioni si fonda su un principio universale: il tempo non può essere fermato. Ogni istante è già trascorso nel momento stesso in cui lo viviamo, e ogni domani diventa oggi prima ancora che ce ne rendiamo conto. Questa visione richiama la concezione del tempo in filosofi come Eraclito, per il quale “tutto scorre” (panta rei), e in autori moderni come Jorge Luis Borges, che nel suo racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano” esplora l’idea di un tempo multidirezionale, sempre in movimento.

L’essere umano tende spesso a credere di poter dominare il tempo, attraverso la memoria, la storia o l’arte. Tuttavia, la realtà è ben diversa: il tempo non si lascia imbrigliare, e il mondo continua a mutare indipendentemente dalla nostra volontà. Questo ci pone di fronte a una riflessione profonda sul valore dell’azione umana e sulla nostra capacità di lasciare un segno duraturo.

Vecchioni nega il valore assoluto di figure storiche o mitologiche che si percepiscono come “ultimi atti del cosmo”. Nella sua visione, personaggi come Tamerlano o Hieronimo si esauriscono in loro stessi, senza riuscire a incidere realmente sulla storia in maniera significativa. Questo perché il mondo non si ferma per nessuno, neppure per coloro che si credono dominatori del proprio tempo.

Questa riflessione si contrappone alla tradizionale concezione dell’eroe classico o romantico, spesso visto come una figura capace di modellare il destino e di lasciare un’impronta incancellabile. In realtà, la storia dimostra che anche le più grandi personalità sono destinate a essere superate dagli eventi e a essere rilette nel tempo con prospettive sempre diverse. Ciò implica una relativizzazione del concetto stesso di eroismo: non è l’atto singolo che definisce l’importanza di una vita, ma la continuità dell’esistenza umana nel suo insieme.

L’umanità come qualcosa di più degli dèi

La citazione di Vecchioni presenta un’affermazione particolarmente suggestiva: gli uomini non sono dèi, ma molto di più. Questa frase sembra ribaltare la tradizionale gerarchia tra divinità ed esseri umani. Se gli dèi dell’Olimpo sono esseri immortali e perfetti, ma anche statici e prigionieri della loro stessa eternità, gli esseri umani hanno invece il privilegio del divenire, della crescita e della trasformazione.

Questa visione è in linea con molte correnti di pensiero umanistiche e filosofiche. Friedrich Nietzsche, ad esempio, nel suo “Così parlò Zarathustra”, celebra la capacità umana di superarsi continuamente, mentre il poeta Giacomo Leopardi, pur riconoscendo la precarietà dell’esistenza, esalta la grandezza della condizione umana nella sua lotta contro l’ineluttabile.

La bellezza della condizione umana risiede proprio nella sua caducità, nella sua continua ricerca di significato e nel suo essere parte di un flusso ininterrotto. Mentre gli dèi sono confinati in un’eternità immutabile, l’essere umano ha la possibilità di esplorare, di creare e di reinventarsi costantemente.

Se il tempo non si arresta e nessun individuo può ergersi come ultimo protagonista del cosmo, quale può essere allora il senso dell’esistenza? Vecchioni ci invita a considerare la vita non come una serie di momenti da glorificare, ma come un continuo fluire in cui ogni singolo istante ha valore. Il senso della nostra esistenza non risiede nell’illusione di fermare il tempo, ma nella capacità di vivere intensamente ogni attimo, senza l’ossessione di lasciare un’impronta eterna.

In questo senso, il messaggio di Vecchioni si avvicina alla filosofia esistenzialista di pensatori come Jean-Paul Sartre e Albert Camus, i quali sostenevano che l’uomo deve trovare il proprio significato nella vita attraverso le proprie scelte e azioni, accettando l’assurdità dell’universo e il fatto che nulla è definitivo.

La citazione di Roberto Vecchioni ci offre un’importante riflessione sulla natura del tempo, sul ruolo degli esseri umani nella storia e sul valore dell’esistenza. La vita non può essere congelata in un singolo momento di gloria o distruzione, ma è un continuo scorrere verso il domani. Le grandi figure storiche, per quanto imponenti, non sono in grado di arrestare questo flusso. E, soprattutto, l’uomo, nella sua fragilità e nella sua capacità di trasformarsi, è qualcosa di più di una semplice divinità: è un essere che vive, che cambia e che, proprio per questo, ha un valore unico e irripetibile.

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