I versi di Pedro Salinas sul valore dei rapporti umani

14 Febbraio 2025

Leggiamo assieme i primi versi tratti dalla poesia XXI della raccolta "La voce a te dovuta" di Pedro Salinas e lasciamoci trasportare dal loro calore.

I versi di Pedro Salinas sul valore dei rapporti umani

Pedro Salinas, poeta spagnolo del XX secolo, è una delle voci più intense della poesia amorosa. La sua raccolta La voce a te dovuta (1933) rappresenta un’esplorazione profonda dell’amore, inteso non solo come sentimento, ma come forza esistenziale capace di trasformare l’essere umano. I versi sintetizzano il cuore pulsante della sua poetica: l’amore come esperienza totalizzante e reciproca, in cui l’io si dissolve nell’altro e trova la sua più autentica realizzazione.

“Che allegria, vivere
e sentirsi vissuto.
Arrendersi
alla grande certezza, oscuramente,
che un altro essere, fuori di me,
molto lontano,
mi sta vivendo”

Il significato dell’essere vissuto nei versi di Pedro Salinas

Il concetto di “sentirsi vissuto” è una delle intuizioni più affascinanti di Salinas. Non si tratta solo di amare, ma di essere amati in modo così profondo da avvertire la propria esistenza riflessa nell’altro. L’amore, in questa prospettiva, diventa un’esperienza di doppia vita: l’io si espande, esiste al di fuori di sé stesso, si sente percepito, ricordato, desiderato. È una condizione che va oltre il possesso e l’individualismo, abbracciando una dimensione quasi metafisica.

L’uso del verbo “arrendersi” suggerisce un atteggiamento di fiducia totale. In Salinas, l’amore non è un calcolo, né una costruzione razionale, ma un lasciarsi andare, una resa consapevole a una certezza oscura eppure ineluttabile. Questo passaggio è fondamentale: l’amore vero non ha bisogno di conferme continue, esiste come una presenza indipendente dalla volontà e dal controllo. Questa certezza non è basata sulla vicinanza fisica – l’altro è “molto lontano” – ma su un legame interiore profondo e indissolubile.

L’amore e un “io” che diventa “tu”

Lontananza e presenza coesistono in questi versi, proprio come nell’amore reale, che spesso si nutre dell’assenza e della distanza. L’altro vive e ci vive anche quando non è con noi, e questo dona alla relazione una dimensione di eternità. L’amore di Salinas non è mai contingente o superficiale, ma una forza che trascende la temporalità e la geografia.

Nella visione di Salinas, l’amore non è solo un sentimento, ma una modalità di esistenza. L’identità personale si definisce attraverso il legame con l’altro, in un gioco di specchi in cui l’io e il tu si costruiscono reciprocamente. L’amore, quindi, non è un’esperienza individualistica, ma una condizione che ci plasma e ci rende pienamente umani.

Pedro Salinas anticipa, in qualche modo, le teorie contemporanee sulle relazioni e sulla costruzione dell’identità attraverso l’altro. La sua visione dell’amore come esperienza che trascende l’individuo risuona ancora oggi, in un’epoca in cui le connessioni umane sono spesso mediate dalla tecnologia, ma non per questo meno intense. I suoi versi suggeriscono che l’amore autentico non ha bisogno di una presenza costante, ma si manifesta nella certezza interiore di essere vissuti da qualcun altro.

I versi di Salinas sono un inno alla reciprocità amorosa, alla gioia di esistere non solo per sé stessi, ma anche negli occhi, nei pensieri e nel cuore di un altro. La sua poesia ci invita a riconsiderare il nostro modo di vivere l’amore, non come un possesso o un desiderio egoistico, ma come una condivisione profonda e ineludibile. Attraverso parole semplici ma potenti, Salinas ci ricorda che la vera felicità sta nel sapere che, da qualche parte nel mondo, qualcuno ci sta vivendo.

E, infine, riportiamo l’intera poesia, nella sua dolce completezza:

Che allegria, vivere
e sentirsi vissuto.
Arrendersi
alla grande certezza, oscuramente,
che un altro essere, fuori di me,
molto lontano,
mi sta vivendo.

Che quando gli specchi, le spie,
mercurio, anime brevi, confermano
che sono qui, io, immobile,
serrati gli occhi e le labbra,
chiuso all’amore
della luce, del fiore e dei nomi,
la verità transvisibile è che cammino
senza i miei passi, con altri,
là lontano, e lí
sto baciando fiori, luci, parlo.

Che esiste un altro essere
con cui io guardo il mondo
perché sta amandomi con i suoi occhi.
Che esiste un’altra voce con cui io dico cose
non sospettate dal mio gran silenzio;
ed è che anche con la voce mi ama.

La vita – che slancio ora! –, ignoranza
degli atti miei, che lei compie,
in cui lei vive, duplice, sua e mia.
E quando mi parlerà
di un cielo scuro, di un paesaggio bianco,
ricorderò
stelle che non ho visto, che lei guardava,
e neve che nevicava nel suo cielo.

Con la strana delizia di ricordare
di aver toccato ciò che non toccai
se non con quelle mani
che non raggiungo con le mie, distanti.
E spogliato di sé potrà il mio corpo
riposare, tranquillo, morto ormai.

Morire nell’alta certezza
che la mia vita non era solo
la mia vita: era la nostra.
E che un altro essere mi vive
di là dalla non morte.

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