I versi di Pedro Salinas sulle paure che nascono con l’amore

14 Novembre 2025

Leggiamo assieme questi malinconici versi posti in chiusura del componimento XXXIX de "La voce a te dovuta" del poeta Pedro Salinas.

I versi di Pedro Salinas sulle paure che nascono con l'amore

I versi di Pedro Salinas tratti dal componimento XXXIX della raccolta La voce a te dovuta sono tra i più intensi e rivelatori dell’intero corpus poetico dell’autore spagnolo. In poche righe, Salinas condensa un universo emotivo fatto di desiderio e paura, di dedizione assoluta e di vertigine, di un amore che sfiora continuamente il limite dell’illusione. La sua poesia, come spesso accade nella sua produzione, non parla dell’amore come sentimento statico, ma come tensione costante, come esposizione radicale dell’essere umano alla possibilità della perdita.

E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze,
quella solitudine immensa
d’amarti solo io.

Pedro Salinas e l’amore

I versi iniziali dichiarano da subito la fragilità dell’io lirico di fronte alla persona amata: «E sto abbracciato a te / senza chiederti nulla, per timore / che non sia vero / che tu vivi e mi ami.» È un’immagine che celebra la vicinanza fisica ma ne rivela allo stesso tempo l’ambivalenza. L’abbraccio, in altre poesie simbolo della pienezza, qui diventa una forma di sospensione: è un gesto che trattiene, non che possiede; che teme, non che afferma.

Il poeta è talmente consapevole della delicatezza dell’amore che prova da non volerlo mettere alla prova. La paura che “non sia vero” è la chiave di volta dell’intero componimento. Essa mostra come il sentimento, per quanto ricambiato possa apparire, rimanga un mistero che nessuna domanda potrà sciogliere senza rischiare di compromettere il suo incantesimo.

Pedro Salinas mette in scena una sorta di paradosso affettivo: la vicinanza estrema si accompagna all’impossibilità di chiedere, verificare, investigare. L’amante teme che qualsiasi parola possa rompere l’incanto, togliere realtà a ciò che appare troppo grande per essere creduto. L’amore è qui una condizione di sospensione, una felicità insicura che vive sull’orlo di una possibile rivelazione dolorosa. È un sentimento che preferisce tacere per non risvegliare il dubbio; che preferisce la luce fioca della speranza al rischio di una verità troppo crudele.

La seconda parte dei versi approfondisce ulteriormente questa ambiguità: «E sto abbracciato a te / senza guardare e senza toccarti. / Non debba mai scoprire / con domande, con carezze, / quella solitudine immensa / d’amarti solo io.» Qui il poeta compie un passo ulteriore nel suo viaggio emotivo: l’abbraccio diventa metafora di un contatto che non osa trasformarsi in conoscenza.

Non guardare, non toccare, non domandare: l’amore viene vissuto come un atto di fede assoluta, ma anche come una rinuncia consapevole alla piena verità dell’altro. L’io lirico teme di scoprire “quella solitudine immensa d’amarti solo io”, cioè la possibilità che il suo amore sia unilaterale, non davvero ricambiato, o che lo sia in misura minore rispetto al sentimento che egli prova.

È una confessione potente perché mostra il cuore segreto di molte relazioni affettive: il timore dell’asimmetria. L’amore, per Salinas, è sempre un movimento verso l’altro, un dono che non può pretendere nulla, e proprio per questo rischia continuamente di sperimentare la sproporzione tra ciò che offre e ciò che riceve. L’amante saliniano non è mai completamente al sicuro: vive in una condizione emotiva che è al tempo stesso pienezza e vertigine, nutrimento e ferita.

La voce a te dovuta

Questo componimento si inscrive nella poetica più ampia di La voce a te dovuta, considerata una delle opere fondamentali della poesia amorosa del Novecento. Vi troviamo la convinzione che l’amore sia, prima di tutto, un’esperienza conoscitiva: attraverso il sentimento verso l’altro, l’io poetico impara qualcosa di sé e del mondo. Tuttavia, nei versi qui analizzati emerge anche una consapevolezza più cupa: l’amore può condurre a una conoscenza che ferisce, a una consapevolezza della solitudine irriducibile che abita ogni essere umano. Per questo il poeta sospende lo sguardo, ritrae il gesto, evita la domanda: teme che la verità possa distruggere ciò che, in modo quasi miracoloso, esiste.

Nell’universo poetico di Salinas, l’amore non è mai semplice, né pacificato. È tensione continua tra due estremi: la realtà e l’apparenza, la presenza e l’assenza, la certezza e il dubbio. L’abbraccio non è allora un punto d’arrivo, ma un luogo di passaggio; un tentativo, fragile e intensissimo, di trattenere un legame che per sua natura sfugge e si trasforma.

Questi versi ci ricordano che l’amore, per quanto desiderato, non può essere mai pienamente garantito. È una condizione di esposizione, un rischio costante, un atto di fiducia radicale. Ma allo stesso tempo ci mostrano la bellezza e la grandezza di questo rischio. L’amante saliniano, pur nella sua paura, sceglie comunque l’abbraccio, sceglie comunque la presenza. Teme la solitudine, ma non rinuncia alla possibilità dell’incontro.

E forse è proprio in questo gesto che risiede la forza più autentica dell’amore: non nell’illusione della sicurezza, ma nella possibilità di continuare a tendere verso l’altro, anche quando non si è certi di essere amati allo stesso modo. Salinas ci insegna che l’amore è un atto di coraggio sottile, un esercizio di verità e di fragilità insieme. Un abbraccio che non chiede, che non indaga, ma che parla con l’intensità di ciò che, pur temendo di perdersi, desidera ancora restare.

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