Con questa frase, tratta da La decadenza del mentire (1889), Oscar Wilde condensa in poche parole uno dei tanti paradossi che caratterizzano il suo pensiero e la sua scrittura. Celebre per il suo spirito arguto e il suo stile brillante, Wilde non si limita a divertire con aforismi, ma spinge a riflettere su contraddizioni profonde della natura umana. Qui, l’autore irlandese mette a confronto due concetti solo apparentemente simili: l’impossibile e l’improbabile, rivelando quanto le categorie della logica non coincidano con quelle della psicologia e dell’immaginazione.
«L’uomo può credere all’impossibile, ma non può mai credere all’improbabile».
Il contesto: “La decadenza del mentire”, di Oscar Wilde
L’opera da cui proviene la citazione è un dialogo, forma letteraria cara a Wilde, in cui l’autore espone la sua visione estetica del mondo. In La decadenza del mentire, Oscar Wilde afferma che la vita imita l’arte e non il contrario, e che la verità è spesso meno interessante della finzione. All’interno di questo contesto, la frase sull’impossibile e l’improbabile non è un semplice gioco retorico, ma si inserisce in una riflessione più ampia: la mente umana non segue la fredda razionalità, ma preferisce nutrirsi di suggestioni, immaginazione e paradossi.
Credere all’impossibile
Che cosa significa, allora, credere all’impossibile? L’impossibile è ciò che non può accadere, che sfida le leggi della logica, della natura o della realtà. Eppure, l’uomo non ha mai avuto difficoltà a credere a ciò che è impossibile: basti pensare ai miti, alle religioni, alle leggende e alle fiabe che popolano da sempre l’immaginario collettivo. Gli dèi che scendono sulla terra, i miracoli, i draghi, gli eroi invincibili, le resurrezioni: tutto questo appartiene alla categoria dell’impossibile, eppure l’umanità vi ha creduto con forza e passione.
Oscar Wilde ci mostra quindi che la fede, l’immaginazione e il desiderio permettono all’essere umano di abbracciare l’assurdo. L’impossibile affascina, emoziona, ispira: proprio perché è irraggiungibile, esso diventa il terreno fertile delle aspirazioni e dei sogni.
E l’improbabile? A differenza dell’impossibile, l’improbabile non è contrario alle leggi della realtà. È semplicemente qualcosa di poco verosimile, che ha scarse probabilità di verificarsi. Un biglietto della lotteria che vince, una coincidenza straordinaria, un incontro casuale che cambia una vita: tutto questo è improbabile, ma non impossibile.
Eppure, secondo Wilde, l’uomo fatica a crederci. Perché? Probabilmente perché l’improbabile non accende l’immaginazione. Non ha la forza poetica dell’impossibile, non ci solleva verso il mito o la trascendenza. L’improbabile appartiene al quotidiano, al banale, e per questo sembra persino meno credibile dell’assurdo. È come se la nostra mente fosse attratta più dall’estremo che dal possibile raro.
Un paradosso psicologico
Il paradosso individuato da Wilde rivela molto sulla psicologia umana. L’impossibile, pur essendo irrealizzabile, soddisfa il bisogno di trascendere la realtà. L’improbabile, invece, ci mette di fronte alla precarietà del reale, alle sue incertezze, e proprio per questo ci disturba. Credere a un miracolo ci sembra naturale; credere che una piccola coincidenza possa cambiare radicalmente la nostra vita, invece, ci appare assurdo.
Letteratura e arte: il regno dell’impossibile
Oscar Wilde, da esteta, non poteva che vedere nell’impossibile il vero terreno dell’arte. La letteratura, il teatro, la pittura hanno sempre privilegiato ciò che supera i confini della realtà. Gli eroi tragici di Sofocle, le visioni dantesche, i mondi di Shakespeare sono impossibili, eppure vivono nella nostra coscienza collettiva con più forza di tanti eventi storici realmente accaduti.
L’arte, in fondo, si nutre dell’impossibile: senza esso non ci sarebbe la spinta creativa, l’invenzione, il sogno. L’improbabile, invece, rimane troppo legato al reale per generare lo stesso fascino.
Una lezione per la modernità
Se spostiamo questa riflessione nel presente, il paradosso di Oscar Wilde si rivela ancora attuale. Viviamo in una società in cui siamo costantemente bombardati da informazioni statistiche, probabilità e previsioni. Siamo abituati a valutare i rischi, a calcolare le possibilità, a ragionare in termini di “percentuali”. Eppure, spesso ignoriamo proprio l’improbabile: non crediamo che certi eventi possano accadere, salvo poi restarne sorpresi.
D’altra parte, non smettiamo mai di credere all’impossibile: i mondi virtuali, le narrazioni fantasy, le utopie e le distopie continuano a esercitare su di noi un fascino irresistibile. È la dimostrazione che Wilde aveva colto un tratto permanente dell’animo umano.
La citazione di Oscar Wilde ci invita dunque a riflettere sul nostro rapporto con il reale e l’immaginario. Credere all’impossibile è un atto di fede, di speranza, di immaginazione. Rifiutare l’improbabile è un segno della nostra resistenza a riconoscere la complessità e l’incertezza della realtà.
Il paradosso non è solo un gioco intellettuale: è una verità profonda mascherata da ironia. L’essere umano, afferma Oscar Wilde, è più disposto a credere in ciò che non potrà mai accadere, piuttosto che in ciò che potrebbe accadere in rari casi. È un invito a osservare con occhio critico le nostre convinzioni e a interrogarci su ciò che consideriamo possibile, impossibile o semplicemente improbabile.
Forse, accettare l’improbabile significherebbe imparare a vivere con maggiore apertura, senza escludere nulla a priori. Ma Wilde, fedele al suo gusto per l’estetica e il paradosso, ci ricorda che il vero regno dell’uomo è l’impossibile: il luogo dove l’immaginazione diventa più reale della realtà stessa.