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“O Capitano! mio Capitano!”, il significato del celebre verso di Walt Whitman

In ricordo di Walt Whitman, nato il 31 maggio 1819 e scomparso il 26 marzo 1892, ecco uno dei suoi versi più memorabili, reso celebre da una scena indimenticabile del film "L'attimo fuggente"

La frase di oggi è tratta dalla poesia O Capitano! mio Capitano di Walt Whitman, poeta, scrittore e giornalista statunitense nato il 31 maggio 1819 e morto il 26 marzo del 1892.

A rendere celebre la poesia di Walt Whitman fu soprattutto il film “L’attimo fuggente“, con Robbie Williams, dove – in un scena celeberrima – gli studenti omaggiano il professore in piedi sui banchi recitando questi versi.

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è terminato;
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato;
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta

l'attimo fuggente

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Walt Whitman, il cantore della libertà

Walter Whitman, meglio noto come Walt Whitman, nella sua carriera di scrittore cantò il suo luogo natale, l’America. Suo padre si dedicava a mestieri di vario genere, mentre la madre, Louisa Van Velsor, aveva con il figlio un rapporto privilegiato.

Ne è testimonianza l’intensa corrispondenza che intercorse tra i due. Walt Whitman è ricordato come il cantore della libertà, di quell’ideale visionario che pone l’uomo al centro.

Cantò soprattutto l’essenza dell’ “American dream”, quel sogno americano che voleva che attraverso il duro lavoro, il coraggio e la determinazione si potesse raggiungere un migliore tenore di vita e la tanto agognata prosperità economica.

Dalla sua opera proviene la celeberrima ode che inizia con il verso «O Capitano! mio Capitano!». Whitman è ricordato soprattutto per la sua raccolta di poesie “Foglie d’erba“, pubblicata in addirittura dieci edizioni. Whitman morì a Cadmen il 26 marzo 1892.

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Chi è il Capitano 

Walt Whitman scrisse la poesia, dopo la notizia dell’assassinio di Abraham Lincoln. Sono diversi i riferimenti metaforici all’evento che sconvolse l’America, quella sera del 14 aprile 1865.

La nave di cui si parla, infatti, vuole rappresentare gli Stati Uniti d’America. Il viaggio tremendo richiama gli orrori della guerra di secessione americana.

Il capitano della nave, che muore sul ponte di comando, rappresenta proprio Lincoln.

Una frase che non può che spingere ad andare avanti. A non lasciarsi cogliere dallo sconforto, perché il traguardo arriva sempre. Non bisogna mai smettere di andare avanti, di guardare oltre.

Le sofferenze segnano il percorso della vita, ma il porto è vicino. Le ferite della vita possono accompagnarci, anche il nostri punti di riferimento possono crollare, svanire, morire. 

Ma tornare a casa e gioire del ritorno è l’unica cosa che ha senso nella vita sempre.

La poesia

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è terminato;
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato;
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
mentre gli occhi seguono l’invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! cuore! cuore!
o gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.

O Capitano! mio Capitano! risorgi, odi le campane;
risorgi — per te è issata la bandiera — per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri — per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! amato padre!
questo braccio sotto il tuo capo!
è solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili;
non sente il padre mio il mio braccio, non ha più energia né volontà;
la nave è all’ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito;
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate, coste, e suonate, campane!
mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.

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