“Il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare” affermava Ernest Hemingway, autore simbolo della letteratura mondiale del Novecento, nato il 21 luglio 1899 e scomparso il 2 luglio 1961. Premio Nobel per la letteratura nel 1954, la frase di oggi è tratta dal suo romanzo “Per chi suona la campana”, in cui l’autore descrive la sua esperienza come corrispondente nella guerra civile spagnola come corrispondente di guerra.
Il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare.
Hemingway, uno scrittore sul fronte della vita
Autore del più importante romanzo sulla Prima guerra mondiale, “Addio alle armi”, lo statunitense Ernest Hemingway si è cucito addosso il mito dello scrittore-eroe, diventando uno dei romanzieri più famosi del Novecento. La sua fu una vita spesa sui fronti di guerra, nelle corride, nei safari e restituita attraverso un linguaggio essenziale. Fra i suoi maggiori successi, si ricorda il romanzo “Il vecchio e il mare”, incentrato sul rapporto tra l’essere umano e la natura, che gli valse nel 1954 il Premio Nobel per la Letteratura. È il momento del suo massimo trionfo, ma per lo scrittore si apre un’ultima fase di crisi esistenziale che lo porta a esasperare il suo alcolismo e infine, nel 1961, al suicidio.
Per chi suona la campana
Un episodio di guerriglia durante la guerra civile spagnola, un ponte che deve essere fatto saltare, un piccolo gruppo di partigiani uniti dall’unica speranza che “un giorno ogni pericolo sia vinto e il paese sia un posto dove si vive bene”. In mezzo a tutto questo, Robert Jordan, il dinamitardo, l’inglés giunto da Madrid per organizzare la distruzione del ponte. Robert è un irregolare nell’esercito repubblicano, un intellettuale votato a una causa che, tra mille dubbi, egli sente non meno sua degli altri: perché al di là di ogni errore e di ogni violenza ci sia pace e libertà per tutti.