Una frase di Nicolas de Chamfort sulle nostre passioni

6 Settembre 2025

Leggiamo assieme questa citazione dell'intellettuale francese vissuto nel diciottesimo secolo, Nicolas de Chamfort, sulla natura della passioni.

Una frase di Nicolas de Chamfort sulle nostre passioni

Con questa affermazione, tratta dalle Massime e pensieri, Nicolas de Chamfort – scrittore, moralista e aforista francese del XVIII secolo – ci consegna una riflessione tanto breve quanto densa, che tocca il cuore della condizione umana. Per Chamfort, la passione non è una semplice inclinazione o un sentimento ordinario: è ciò che travalica i limiti della misura, che spezza l’equilibrio e porta con sé un sovrappiù di energia, di intensità e, spesso, di rischio.

«Tutte le passioni sono eccessi; anzi sono passioni soltanto perché eccedono»

La natura della passione per Nicolas de Chamfort

Il termine “passione” deriva dal latino passio, che indica “sofferenza”, “patimento”. Già questo etimo suggerisce che la passione non è mai un’esperienza neutra: è qualcosa che muove l’individuo oltre se stesso, talvolta fino al dolore. Chamfort sottolinea che essa non può esistere nella normalità o nella moderazione. Se un sentimento resta contenuto, misurato, non è passione ma inclinazione, gusto, predilezione. La passione, invece, è per definizione un eccesso, un fuoco che cresce fino a bruciare i confini della ragione.

Pensiamo all’amore: si può provare simpatia, affetto, attrazione. Ma diventa passione quando divora la mente, quando costringe a pensare costantemente all’altro, quando porta a compiere gesti che altrimenti non avrebbero senso. Lo stesso vale per l’ambizione, la gelosia, l’ira: diventano passioni nel momento in cui travolgono la misura e prendono il sopravvento.

Passione e ragione: il conflitto eterno

La citazione di Chamfort s’inserisce in una lunga tradizione filosofica che mette in opposizione passione e ragione. Già gli stoici vedevano nelle passioni degli sconvolgimenti dell’anima da domare con la disciplina interiore. Aristotele, al contrario, riconosceva che le passioni potevano avere anche una funzione positiva, purché controllate e dirette verso il giusto mezzo. Chamfort sembra muoversi più vicino agli stoici: per lui la passione non è mai equilibrio, ma sempre eccedenza.

Questa visione non condanna necessariamente le passioni, ma ne mette in luce il carattere pericoloso e instabile. Esse arricchiscono la vita, ma allo stesso tempo possono distruggerla. Non a caso Chamfort, osservatore attento della società del suo tempo, visse in prima persona il lato ambivalente delle passioni politiche: partecipò con entusiasmo alla Rivoluzione francese, ma rimase anche deluso dagli eccessi che essa produsse.

Dire che tutte le passioni sono eccessi significa anche riconoscere che senza eccesso non vi è vita piena. L’uomo che vive solo nella misura, nella prudenza e nell’equilibrio forse conduce un’esistenza ordinata, ma priva di slancio. L’eccesso della passione è ciò che ci porta a creare, a rischiare, a sperimentare. È, in altre parole, la forza motrice della storia individuale e collettiva.

Prendiamo l’arte: senza la passione che spinge un pittore a trascorrere giorni e notti davanti a una tela, senza l’eccesso di sentimento che porta un poeta a scrivere versi tormentati, molte opere che oggi consideriamo capolavori non esisterebbero. Lo stesso vale per la scienza: la passione della scoperta ha spesso condotto uomini e donne a sacrificare comodità e sicurezze pur di inseguire un’intuizione.

Il doppio volto della passione

Chamfort, tuttavia, mette in guardia: l’eccesso che rende la passione viva può diventare anche la sua rovina. L’amore appassionato può trasformarsi in ossessione, la passione politica in fanatismo, la passione per il potere in tirannia. Ogni passione, proprio perché eccede, rischia di oltrepassare il confine tra vitalità e distruzione.

In questo senso, la riflessione di Chamfort anticipa una concezione moderna della psicologia: gli stessi moti interiori che ci danno energia possono anche destabilizzarci, se non trovano un equilibrio dinamico. La passione è un dono e una minaccia insieme, e proprio questa ambivalenza la rende così affascinante.

L’attualità della massima

Oggi, in una società che esalta continuamente la passione come motore del successo personale e professionale, le parole di Chamfort acquistano nuova risonanza. Ci viene detto che bisogna “seguire le proprie passioni” per realizzarsi, ma raramente si riflette sul fatto che queste passioni, per loro natura, sono eccessi. Non garantiscono stabilità, anzi: spesso portano squilibrio, cambiamento, rischio.

Chamfort ci invita a guardare la passione senza idealizzarla. Amarla, certo, perché è ciò che dà colore all’esistenza; ma anche temerla, perché il suo stesso eccesso può condurre al fallimento o alla sofferenza.

«Tutte le passioni sono eccessi; anzi sono passioni soltanto perché eccedono». In questa massima, Nicolas de Chamfort racchiude la tensione fondamentale dell’esperienza umana: vivere di passioni significa vivere negli eccessi, accettando di uscire dalla misura. La passione è ciò che ci rende vivi, ma anche ciò che ci espone al rischio di perderci.

Forse, allora, la saggezza non sta nel rinunciare alle passioni, ma nel riconoscerne la natura eccessiva, imparando a convivere con essa. Come il fuoco, la passione può illuminare o bruciare; sta a noi decidere se lasciarla devastare o se usarne la forza per alimentare la nostra crescita. In ogni caso, senza di essa la vita sarebbe un deserto arido, privo di slancio e di profondità.

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