Una frase di Milan Kundera sulla percezione del futuro

9 Luglio 2025

Leggiamo questa citazione tratta da "L'ignoranza", di Milan Kundera, in cui l'autore riflette su quanto sia possibile conoscere presente e futuro.

Una frase di Milan Kundera sulla percezione del futuro

Nel suo romanzo L’ignoranza, Milan Kundera affronta uno dei dilemmi fondamentali della condizione umana: la capacità, o l’incapacità, dell’uomo di comprendere il tempo in cui vive. La citazione in esame è un autentico manifesto della visione di Milan Kundera della storia, del tempo e dell’identità.

“Tutti sbagliano quando si tratta del futuro. L’uomo può essere certo solo dell’attimo presente. Ma sarà poi vero? Può davvero conoscerlo, il presente? […] Se non sappiamo verso quale futuro ci sta conducendo il presente, come possiamo dire se questo presente è buono o cattivo, se merita la nostra adesione, la nostra diffidenza o il nostro odio?”

Milan Kundera e la percezione del tempo

Kundera ci invita a diffidare di una certezza molto diffusa: che il presente sia una realtà solida, accessibile e conoscibile, mentre il futuro rimanga nel regno dell’incerto. Questa convinzione si basa su un’illusione di immediatezza, su un falso senso di padronanza. Ma l’autore ceco, con la sua prosa riflessiva e filosofica, smonta tale presunzione con una domanda destabilizzante: è davvero conoscibile il presente se non ne conosciamo l’esito? Se non ne conosciamo lo sbocco?

L’interrogativo è di natura epistemologica prima ancora che storica. Comprendere un evento mentre accade è quasi impossibile. Come spettatori del tempo, siamo troppo immersi nei fatti per distinguerne il significato. Solo la distanza – storica, affettiva, temporale – permette, forse, una forma di interpretazione. Eppure, anche allora, quella lettura sarà soggetta a una nuova ignoranza, a una nuova prospettiva limitata. Il tempo, per Kundera, non è una linea progressiva, ma una rete inestricabile di significati che sfuggono alla presa dell’uomo.

Il presente, se non è accompagnato dalla consapevolezza del futuro, diventa un territorio cieco. Eppure, l’unico tempo che possiamo davvero vivere è proprio questo: il qui e ora. Ma cosa significa “vivere” un presente che non possiamo giudicare? La domanda è centrale nella riflessione dell’autore. In assenza di coordinate certe, come possiamo decidere se aderire a un progetto politico, se fidarci di un’idea, se investire nel cambiamento, se amare una persona o se restare ancorati al passato?

Kundera non offre una risposta consolatoria. Egli sembra suggerire che ogni adesione, ogni giudizio, ogni scelta fatta nel presente è irrimediabilmente cieca, perché priva della luce del futuro. Eppure è proprio in questa cecità che risiede la condizione umana. L’uomo, per vivere, deve scegliere, agire, giudicare – anche sapendo che lo fa nel buio. Da questa tensione nasce un senso tragico ma anche profondamente umano: l’impossibilità di vivere con pienezza la propria epoca, e tuttavia la necessità di farlo.

La citazione si può leggere anche in chiave storica e politica. In L’ignoranza, Kundera affronta il tema dell’esilio e del ritorno dopo la caduta del comunismo. Molti personaggi si confrontano con un presente che non riconoscono più, perché non coincide con l’immagine che ne avevano prima. Il passato che li aveva formati è sparito, ma il nuovo non è ancora decifrabile. In questo contesto, il presente diventa qualcosa di alieno, un terreno instabile. Non è dunque solo la filosofia del tempo a essere in gioco, ma anche l’esperienza concreta di chi è stato dislocato, esiliato, dimenticato.

Tempo che va, tempo che viene

Questa riflessione ha una portata universale. Anche al di fuori del contesto storico specifico, la difficoltà di giudicare il presente riguarda ogni individuo. Viviamo in una società in rapida trasformazione: tecnologie, crisi ambientali, mutamenti politici. Tutto si muove a una velocità che rende difficile interpretare gli eventi mentre accadono. Siamo chiamati a schierarci, a prendere posizione, ma spesso senza una chiara comprensione del quadro generale. Kundera ci costringe a riconoscere la nostra ignoranza, non come fallimento, ma come condizione strutturale dell’esistenza.

Eppure, in questa ammissione di ignoranza vi è una forma di saggezza. Sapere di non sapere è il primo passo per evitare il fanatismo, l’assolutismo, l’illusione che il presente possa essere posseduto, governato, giudicato con certezza. La lezione di Kundera è in fondo un invito all’umiltà: a vivere con attenzione, con cautela, senza pretendere di avere in mano la verità del tempo.

In conclusione, la citazione da L’ignoranza è una meditazione profonda sull’opacità del tempo umano. Milan Kundera ci insegna che il presente, senza la luce del futuro, è indecifrabile. Non possiamo sapere se ciò che oggi accade porterà progresso o rovina, felicità o inganno. Eppure dobbiamo continuare a vivere, a scegliere, a costruire. In questa tensione tra conoscenza e incertezza si gioca tutta la grandezza e la fragilità dell’esperienza umana.

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