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Una frase di Michail Bulgakov sull’amore e le sue forme

Leggiamo questa frase tratta dal capolavoro della letteratura mondiale "Il Maestro e Margherita" composto dallo scrittore russo Michail Bulgakov.

Nel cuore de Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov (15 maggio 1891 – 10 marzo 1940), uno dei romanzi più enigmatici e affascinanti del Novecento, risuona una dichiarazione potente e definitiva sull’amore:

“Seguimi lettore! Chi ha detto che non c’è al mondo un amore vero, fedele, eterno? Gli taglino la lingua malefica a quel bugiardo! Seguimi lettore e io ti mostrerò un simile amore!”

In queste parole non c’è soltanto una promessa narrativa, ma una sfida, un invito a credere ancora — ostinatamente, coraggiosamente — nella potenza salvifica e assoluta dell’amore. Bulgakov ci prende per mano e, superando le convenzioni del realismo e i limiti del possibile, ci trascina in un mondo in cui l’amore non solo esiste, ma è capace di resistere al tempo, alla follia, alla persecuzione, alla morte.

Il contesto del romanzo di Michail Bulgakov: amore contro ogni logica

Il Maestro e Margherita è un romanzo stratificato, che unisce satira politica, fantasia esoterica, filosofia e riflessione religiosa. Scritto nella Russia staliniana, fu censurato a lungo e pubblicato solo postumo. Al centro dell’opera si intrecciano tre fili narrativi: la visita del diavolo Woland nella Mosca degli anni Trenta; la storia d’amore tra il Maestro, uno scrittore perseguitato, e Margherita, una donna borghese che abbandona tutto per lui; e infine il racconto evangelico della condanna a morte di Cristo, narrato dal Maestro stesso.

Ma ciò che più colpisce nel romanzo è la forza con cui Bulgakov eleva l’amore al rango di valore assoluto, in grado di redimere e di vincere anche laddove tutto sembra perduto. La citazione riportata ne è la chiave più luminosa: chi ha detto che non esiste l’amore vero? Bulgakov rompe la quarta parete e si rivolge direttamente al lettore, con tono ironico ma anche profondamente accorato. È un appello alla fede nell’umano, alla possibilità che esista un sentimento più forte del dolore, della censura, del potere.

Il Maestro e Margherita: un amore che trasfigura

Il Maestro, autore di un romanzo su Ponzio Pilato giudicato sovversivo, è un uomo spezzato dal sistema. Internato in un ospedale psichiatrico, ha rinunciato a tutto, anche all’amore. Ma Margherita, sua compagna perduta, non l’ha dimenticato. E proprio quando sembra che tutto sia condannato al silenzio e all’oblio, la donna sceglie di affrontare il diavolo per riaverlo.

Il sentimento di Margherita non è idealizzato o romantico nel senso banale del termine. È concreto, attivo, feroce. Lei si trasforma in strega, vola sulla città, partecipa al ballo di Satana — tutto per ritrovare l’uomo che ama. E Woland, il diavolo stesso, riconosce la forza di questo amore. La magia nera, i giochi surreali, gli incantesimi: tutto cede il passo davanti all’amore di Margherita.

In questo senso, Bulgakov non presenta l’amore come semplice sentimento, ma come forza ontologica, che sovverte le leggi del mondo e apre alla possibilità della salvezza. Non si tratta di un amore spiritualizzato o idealizzato. È fedele, sì, ma anche carnale, tenace, immerso nel reale e nel sacrificio.

L’eresia dell’amore nella Russia di Stalin

Scrivere di amore eterno e fedele nella Mosca degli anni Trenta non era un atto ingenuo. Era un atto di ribellione. La Russia stalinista cancellava l’individuo, soffocava la libertà, annientava la dignità umana in nome di un potere assoluto. Parlare d’amore come forza resistente, come rifugio e salvezza, significava rifiutare la logica della paura e dell’ideologia.

In questo contesto, la frase “lei naturalmente non l’aveva dimenticato” è una dichiarazione rivoluzionaria. È un no alla rassegnazione, alla rottura affettiva imposta dalla violenza del potere. È anche un modo per Bulgakov di rispondere alla propria biografia: alla persecuzione come scrittore, al rapporto con Elena Šilovskaja — ispirazione per il personaggio di Margherita — che gli fu accanto fino alla morte.

La letteratura come spazio dell’amore assoluto

Seguire Bulgakov in questo viaggio significa anche riconoscere alla letteratura un compito raro: quello di mostrare non solo ciò che è, ma ciò che potrebbe essere. Il Maestro e Margherita ci dice che l’amore, anche se negato, deriso o represso, sopravvive. Si nasconde negli interstizi della realtà, esplode nei momenti più impensati, trascende la logica del tempo e dello spazio.

L’invito iniziale — “Seguimi lettore!” — non è solo una captatio benevolentiae, ma una sfida. È la richiesta di sospendere il cinismo, di lasciarsi condurre in un mondo dove l’amore non è un’illusione borghese o un vezzo narrativo, ma l’unica verità possibile in mezzo alla follia.

L’amore di Margherita per il Maestro è una delle più potenti dichiarazioni d’amore nella storia della letteratura. Non è un amore perfetto, ma è vero. Ed è questo che Bulgakov difende: la possibilità che, anche nell’epoca più buia, anche nell’inferno terrestre, possa esistere qualcosa di irriducibile, di incorruttibile, di eterno.

Chi sostiene il contrario, suggerisce l’autore, è un bugiardo. E a quel bugiardo — lo dice ridendo, ma senza scherzare — “gli taglino la lingua malefica”.

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