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Una frase di Mary Shelley sull’immensa forza della vita

Leggiamo assieme questa citazione di Mary Shelley tratta dal suo libro "L'ultimo uomo" che parla di quanto sia resiliente la vita di ognuno di noi.

Mary Shelley (30 agosto 1797 – 1 febbraio 1851), nella sua opera “L’ultimo uomo“, esplora temi profondi legati alla memoria, al dolore e alla speranza nella persistenza della somiglianza dopo la perdita. La citazione in esame sottolinea il legame invisibile tra il passato e il presente, tra ciรฒ che รจ stato e ciรฒ che continua a vivere attraverso dettagli minimi e risonanti.

C’รจ un potere magico nella somiglianza. Quando muore una persona che si ama, speriamo di rivederla in un altro stato, e quasi ci aspettiamo che la mediazione dell’animo informi il suo nuovo abito a imitazione di quel vestimento terreno ormai decaduto. Ma queste sono solo fantasticherie. Sappiamo che lo strumento รจ andato in pezzi, che l’immagine sensibile giace in frammenti miserabili, dissolta nella polvere del nulla; uno sguardo, un gesto o la forma di un arto simili a quello del defunto in una persona viva, toccano una corda vibrante la cui sacra armonia si riverbera fin nei piรน diletti recessi del cuore.

Mary Shelley e la forza di ricominciare, nonostante tutto

Il concetto di “potere magico nella somiglianza” affonda le sue radici nell’esperienza umana universale del lutto. Quando perdiamo una persona amata, il desiderio di ritrovarla altrove si fa struggente. Spesso crediamo, almeno per un istante, che essa possa riapparire sotto altre sembianze, che un frammento del suo spirito possa sopravvivere in un gesto, in unโ€™espressione del volto di un estraneo, in una voce familiare. Questo sentimento, che oscilla tra la nostalgia e lโ€™illusione, รจ un meccanismo di autodifesa che ci aiuta ad affrontare il vuoto lasciato dalla scomparsa.

Tuttavia, Mary Shelley smorza questa speranza definendola “fantasticheria”. Qui emerge il suo sguardo lucido e realistico sulla morte: la consapevolezza che lo “strumento” si รจ rotto, che il corpo non รจ piรน, che lโ€™immagine tanto cara ora “giace in frammenti miserabili, dissolta nella polvere del nulla”. La scrittrice ci ricorda che la morte รจ irreversibile, che non c’รจ modo di riavere indietro chi abbiamo perso, almeno non nella forma concreta e tangibile che conoscevamo. La sua รจ una riflessione amara, ma anche profondamente umana, in linea con la sensibilitร  romantica che permea i suoi scritti.

Nonostante questa certezza razionale, il potere della memoria non svanisce. Anche se il corpo รจ polvere, il ricordo dellโ€™essere amato continua a vivere, e si manifesta attraverso piccoli segni nella realtร  circostante. Un particolare movimento del capo, una determinata inflessione nella voce, unโ€™andatura simile a quella del defunto: questi dettagli, impercettibili agli altri, colpiscono con una forza inaspettata chi ha amato e ora si confronta con la perdita. Quando vediamo, in unโ€™altra persona, un frammento riconoscibile del passato, si attiva in noi unโ€™eco emotiva che fa risuonare corde profonde. รˆ come se il cuore custodisse unโ€™armonia sacra, un patrimonio di ricordi che si risvegliano ogni volta che incontrano una risonanza esterna.

La rinascita deve comportare per forza una perdita?

La citazione di Mary Shelley si muove dunque tra due poli: da una parte, il riconoscimento della realtร  inesorabile della morte; dallโ€™altra, la consapevolezza che la memoria ha il potere di ridestare emozioni, anche quando meno ce lo aspettiamo. Questa riflessione trova riscontro in numerose esperienze personali e culturali: il lutto non cancella completamente chi non cโ€™รจ piรน, ma lo trasforma in unโ€™essenza sottile che persiste nelle cose del mondo.

Nel romanzo L’ultimo uomo, Mary Shelley dipinge un futuro post-apocalittico in cui la solitudine del protagonista diventa assoluta. Egli รจ, appunto, l’ultimo uomo rimasto sulla Terra, e ogni legame umano che aveva un tempo รจ andato distrutto. Questo scenario estremo amplifica la potenza della sua meditazione sulla perdita. La sua esperienza non รจ solo individuale, ma rappresenta la fragilitร  dell’esistenza umana nella sua totalitร . Attraverso la memoria e il ricordo, l’amore persiste nonostante la scomparsa fisica, e questo rende la solitudine meno insopportabile.

In conclusione, la riflessione di Mary Shelley sullโ€™effetto della somiglianza dopo la perdita tocca corde universali. La morte, nel suo irrevocabile distacco, lascia dietro di sรฉ tracce impercettibili che, attraverso il nostro sguardo interiore, si caricano di significato. Ogni essere umano sperimenta, prima o poi, lโ€™emozione improvvisa e struggente di rivedere un tratto familiare in qualcun altro, di sentire unโ€™ombra passata tornare, per un istante, nella luce del presente. รˆ un meccanismo forse illusorio, ma profondamente umano, che conferisce al ricordo una forma di eternitร  e che continua a ispirare artisti, filosofi e scrittori di ogni epoca.

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