I versi di Mario Luzi tratti dalla poesia rappresentano un esempio straordinario della riflessione poetica sull’esistenza, il destino e la possibilità di trasformazione insita nel tempo umano e nell’opera creativa. La poesia di Luzi si muove sempre in un terreno fertile di interrogazioni metafisiche, dove il linguaggio si fa strumento per esplorare le tensioni tra libertà e necessità, tra caos e forma, tra il divenire e l’eternità.
“Pareva fosse dato
variare a piacimento
il testo; che mutevoli
fossero in quel libro
le pagine e le parti.
Così malgrado il nero
lavoro delle sorti
erano nel perpetuo avvenimento
davvero quelle carte”
Mario Luzi e la lettura instabile della vita
La metafora del libro è centrale in questi versi. Il libro rappresenta la trama della vita, la narrazione dell’esperienza, ma anche il testo sacro, la scrittura del destino. Eppure Luzi, con la consueta finezza, suggerisce una possibilità eretica, quasi eraclitea: che il testo non sia fisso, ma “variabile a piacimento”, che le sue “pagine e le parti” possano mutare. In questa immagine si legge una concezione non deterministica dell’esistenza, un’apertura al cambiamento che si oppone alla visione tragica della sorte come forza ineluttabile.
Quando scrive “pareva fosse dato / variare a piacimento / il testo”, Luzi introduce l’illusione, o forse la speranza, che l’uomo possa intervenire nel corso della propria vita, riscriverne i capitoli, modificarne le svolte. L’uso del condizionale (“pareva fosse dato”) implica una distanza, come se l’esperienza umana si muovesse in bilico tra libertà e destino, tra desiderio di autonomia e consapevolezza dei limiti.
Il contrasto tra “il nero lavoro delle sorti” e “il perpetuo avvenimento” è altrettanto emblematico. Il “nero lavoro” è espressione di un destino oscuro, imperscrutabile, che lavora incessantemente come un’ombra sulla vita. Ma questo lavoro non è sufficiente a imprigionare del tutto la vitalità dell’esistenza, che si esprime invece nel “perpetuo avvenimento”. Questa formula introduce una prospettiva quasi processuale del reale: non un mondo bloccato, determinato una volta per tutte, ma un continuo accadere, un incessante fluire in cui le “carte” – cioè gli eventi, i significati, le interpretazioni – si fanno vere proprio perché immerse nel divenire.
La poesia non offre una consolazione semplicistica. Luzi non nega il peso del destino, né l’oscurità che grava sul percorso umano. Ma afferma, quasi con delicatezza e pudore, che nonostante tutto – malgrado il nero lavoro delle sorti – le pagine del libro dell’esistenza si danno sempre come nuove, sempre diverse. Il libro stesso non è chiuso, ma ancora aperto, ancora riscrivibile.
La dimensione filosofica di questi versi si intreccia con quella poetica in una visione che ricorda il pensiero di filosofi come Henri Bergson o Simone Weil, in cui il tempo non è una linea retta né un ciclo fisso, ma una durata interiore, un continuo formarsi e riformarsi del reale. La vita, suggerisce Luzi, è evento, è manifestazione, e come tale è ogni volta irripetibile e insieme modificabile.
C’è inoltre un elemento che riguarda l’arte stessa della poesia. La scrittura, come atto creativo, partecipa di questa possibilità di trasformazione. Il poeta, nel suo scrivere, sembra prendere parte a questo “variare il testo”, contribuendo con le sue parole a riscrivere il libro dell’esistenza umana. È un’immagine che restituisce dignità e centralità all’atto poetico, non come semplice decorazione, ma come azione conoscitiva e quasi salvifica.
Le infinite chiavi di lettura della vita
Infine, si può leggere in questi versi anche una riflessione sull’identità e la memoria. Le “carte” del libro sono le tracce di ciò che è stato, ma anche strumenti attraverso cui dare senso al presente. L’avvenimento non è solo ciò che accade, ma ciò che diventa significativo nel momento in cui è compreso, rielaborato, raccontato. E quindi, il poeta – come il lettore – diventa co-autore della propria storia.
In conclusione, questi versi di Mario Luzi ci pongono davanti a una visione poetica del vivere in cui la realtà non è mai del tutto scritta, mai del tutto compiuta. La vita è un libro le cui pagine possono mutare, anche sotto il peso del destino, grazie all’energia inesausta dell’avvenimento. E la poesia, proprio perché sa cogliere queste tensioni, si fa strumento privilegiato per riflettere sulla condizione umana, per abitarla con consapevolezza e con speranza.