Una frase di Luigi Pirandello sull’affinità tra le anime

21 Agosto 2025

Leggiamo questa citazione del Premio Nobel per la Letteratura, Luigi Pirandello, tratta da uno dei suoi capolavori: "Il fu Mattia Pascal".

Una frase di Luigi Pirandello sull'affinità tra le anime

Queste parole, tratte da Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, condensano una delle riflessioni più profonde e originali dello scrittore siciliano: il rapporto tra l’anima e il corpo, tra l’intimità autentica e le convenzioni sociali che imbrigliano gli individui. È un passo che parla non solo di amore, ma più in generale di quella comunicazione segreta che può nascere tra due esseri umani al di là delle maschere quotidiane.

«Le anime hanno un loro particolar modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni lor proprii e loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l’impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto.

E ogni qualvolta due che comunichino fra loro così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d’ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l’angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano.»

Luigi Pirandello e la dualità dell’esistenza

Luigi Pirandello è celebre per la sua costante indagine sull’identità e sul contrasto tra ciò che siamo interiormente e ciò che appariamo agli altri. L’opposizione tra forma e vita, cioè tra le strutture sociali che ci imprigionano e la vitalità interiore che vorrebbe esprimersi liberamente, attraversa tutta la sua opera. In questo passo, tale tensione si declina nella relazione tra anime e corpi.

Le anime, per Pirandello, hanno una loro libertà, un loro linguaggio fatto di silenzi, intese sottili, comprensioni che non hanno bisogno di parole. Ma quando queste intese devono tradursi in gesti concreti, in contatti materiali, ecco che sopraggiunge l’angoscia. Il corpo, soggetto a limiti e vincoli sociali, non riesce a farsi interprete di ciò che l’anima prova.

Il linguaggio segreto delle anime

Pirandello descrive un’intimità invisibile, un dialogo muto che può esistere tra due persone senza bisogno di dichiarazioni esplicite. È come se le anime si riconoscessero a vicenda, trovando un terreno comune dove la società e le convenzioni non hanno accesso. È un’intesa che precede il linguaggio e lo supera, ma che rimane fragile, perché non trova piena traduzione nel mondo materiale.

Questa concezione è profondamente moderna: anticipa la riflessione psicologica e filosofica del Novecento sul non-detto, sull’inconscio, sulla difficoltà di comunicare davvero con gli altri. Pirandello sembra suggerire che la verità delle relazioni umane si gioca in spazi invisibili, nelle zone di confine tra ciò che si sente e ciò che si mostra.

Il turbamento della vicinanza

Uno dei passaggi più intensi della citazione riguarda il turbamento che nasce quando due anime così legate si trovano sole. Pirandello descrive un’angoscia paradossale: l’impossibilità di trasformare l’intimità spirituale in vicinanza fisica. È come se il contatto materiale tradisse la purezza del legame animico, come se il corpo imponesse un peso che non appartiene all’anima.

La presenza di un “terzo” diventa allora liberatoria: con un altro individuo accanto, l’angoscia svanisce, perché non c’è più la pressione di tradurre quell’intimità in gesto concreto. Le anime, alleggerite, possono tornare a sorridersi “da lontano”, mantenendo quella distanza necessaria a preservare la loro autenticità.

Una visione sull’amore e sull’amicizia

Sebbene il passo sembri riferirsi a un rapporto amoroso, la riflessione può estendersi anche all’amicizia o a legami spirituali più ampi. Pirandello ci dice che esistono connessioni che vivono di una forza propria, che non hanno bisogno di essere esplicitate o confermate da gesti esteriori. Al contrario, tentare di concretizzarle rischia di produrre sofferenza e disagio.

Questa idea si collega al tema pirandelliano della maschera: nella società siamo costretti a recitare ruoli, a indossare identità prefabbricate. Ma l’anima, nel suo silenzio, può trovare un varco di libertà soltanto con chi sa comprenderla al di là delle maschere. Tuttavia, questo spazio rimane fragile, precario, e spesso deve restare nell’invisibile.

Corpo e anima

Il passo riflette anche la difficoltà di conciliare la dimensione spirituale e quella materiale. L’anima, con i suoi bisogni e le sue aspirazioni, non sempre trova un corrispettivo nel corpo, che resta imprigionato in regole sociali e in limiti concreti. Quando l’anima desidera qualcosa che il corpo non può o non deve tradurre in atto, nasce la sofferenza.

Pirandello non offre una soluzione a questo conflitto: lo descrive, lo mette in scena, lo lascia irrisolto. È il dramma dell’essere umano, diviso tra ciò che sente nel profondo e ciò che è costretto a vivere all’esterno.

Questa pagina di Pirandello continua a interrogarci oggi, in un’epoca in cui la comunicazione sembra onnipresente ma spesso superficiale. Le anime, diremmo con un linguaggio moderno, hanno bisogno di autenticità, di uno spazio dove non dover esibire né giustificare i propri sentimenti. Ma la società, con le sue regole e i suoi rituali, continua a imporre forme di comunicazione standardizzate, che rischiano di soffocare la profondità dei legami.

L’angoscia descritta da Pirandello quando due persone si trovano sole potrebbe essere letta anche come la difficoltà contemporanea di vivere rapporti autentici senza mediazioni, senza schermi, senza il filtro del “terzo” rappresentato oggi dai social o dai contesti pubblici.

Nell’intreccio tra anima e corpo, tra intimità spirituale e vincoli materiali, Pirandello coglie una verità universale: l’essere umano è sempre diviso, sempre in bilico tra autenticità e convenzione. Le anime possono riconoscersi, parlarsi, sorridersi anche da lontano, ma raramente riescono a tradurre questa intesa in gesti concreti senza dolore.

Il passo de Il fu Mattia Pascal ci invita allora a riflettere sulla delicatezza dei legami invisibili, sul bisogno di rispettare la dimensione interiore delle relazioni senza forzarle in forme che le snaturano. È un monito ancora vivo: la vera intimità non sempre si manifesta nei gesti visibili, ma spesso resta custodita nello sguardo silenzioso con cui due anime si riconoscono e, pur da lontano, si sorridono.

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