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Una frase di Lucio Anneo Seneca sulla vita che va vissuta

Leggiamo questa citazione di Lucio Anneo Seneca tratta dal suo saggio filosofico "De brevitate vitae" in cui parla del tempo da vivere a pieno.

La riflessione sul tempo, sull’uso che ne facciamo e sul valore dell’esistenza è una delle più profonde e ricorrenti nella filosofia di Lucio Anneo Seneca, uno degli intellettuali più lucidi dell’antichità. Nella sua opera De brevitate vitae (“Sulla brevità della vita”), Seneca affronta un paradosso apparentemente moderno: l’uomo sembra non avere mai abbastanza tempo, eppure spreca gran parte della sua vita in ciò che è inutile, illusorio o delegato al futuro. La citazione in esame è un esempio straordinario di questa visione:

“Ognuno brucia la sua vita e soffre per il desiderio del futuro, per il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per sé ogni ora, chi gestisce tutti i giorni come una vita, non desidera il domani né lo teme. Non c’è ora che possa apportare una nuova specie di piacere. Tutto è già noto, tutto goduto a sazietà. […] Non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo.”

Lucio Anneo Seneca: il desiderio del futuro, il disgusto del presente, il rimpianto del passato

Seneca individua due atteggiamenti distruttivi e molto umani: il desiderio del futuro e il disgusto del presente. L’uomo si proietta continuamente in avanti, sperando che il futuro gli offra ciò che il presente non gli concede, e, nel farlo, finisce per disprezzare e trascurare ciò che ha. Questo desiderio continuo è una forma di alienazione, una fuga da sé stessi: si aspetta sempre qualcosa di meglio, ma non si vive mai davvero. In questa tensione tra ciò che si vorrebbe e ciò che si ha, si consuma l’esistenza.

Questa visione anticipa, con secoli di anticipo, riflessioni che troveranno riscontro in autori come Pascal, Kierkegaard o persino nei pensatori contemporanei. Vivere proiettati nel futuro – dice Seneca – significa bruciare il tempo che ci è dato, senza goderne pienamente.

In netto contrasto con l’atteggiamento appena descritto, Seneca propone un ideale di vita che ruota attorno alla consapevolezza e alla pienezza del presente. Chi riesce a vivere ogni giorno come se fosse una vita intera, chi investe ogni ora di significato, raggiunge una forma di completezza esistenziale che lo libera dall’ansia del futuro e dalla delusione del presente. È il saggio, secondo la filosofia stoica, che riesce a fare questo: sa che il tempo non si può accumulare, né possedere, ma solo abitare.

Vivere con pienezza ogni momento, godere del tempo non come qualcosa che si consuma, ma come spazio di realizzazione interiore: questo è il segreto per trasformare la brevità della vita in una vita piena. Non è il numero degli anni a definire una vita vissuta bene, ma la qualità della consapevolezza con cui si è abitato il tempo.

Seneca ci offre anche un’immagine di sicurezza interiore: chi ha vissuto bene, chi ha assaporato ogni momento con lucidità, ha già messo in salvo la propria vita. La sorte può intervenire, gli eventi possono accadere, ma nulla può togliere a chi ha già vissuto ciò che conta. Ogni ulteriore momento che il destino offrirà sarà come un pasto in più per chi è già sazio: superfluo, ma non necessariamente indesiderato.

Questa visione si oppone frontalmente all’idea che la felicità dipenda dall’accumulo, dal prolungamento cronologico dell’esistenza. Seneca chiarisce che non si vive a lungo solo perché si è vissuto a lungo: la vera longevità è quella dell’anima, non del corpo. Un uomo può arrivare alla vecchiaia senza aver mai vissuto davvero, senza aver mai posseduto sé stesso.

Navigare o essere sballottati?

A conclusione del brano, Seneca offre una metafora potente: quella della navigazione. Non basta restare a lungo in mare per dire di aver navigato molto. Chi è stato sorpreso dalla tempesta appena uscito dal porto, e trascinato qua e là dai venti, non ha compiuto un viaggio, ma è stato in balia del caso. Così è la vita di chi si lascia vivere: si muove, cambia, invecchia, ma non viaggia realmente. Senza una direzione, senza una scelta consapevole, il tempo si fa nemico, e la vita si trasforma in una deriva.

Queste riflessioni di Seneca risuonano con forza nel mondo contemporaneo. Viviamo in un’epoca dominata dalla frenesia, dal culto della produttività, dalla continua corsa verso il futuro. Si programma, si rimanda, si accumulano impegni, ma si fatica a vivere l’oggi. I social media, le notifiche, il multitasking contribuiscono a un senso costante di dispersione del tempo. Ci si sente spesso “sballottati”, come nella metafora senecana, piuttosto che padroni della propria rotta.

Il messaggio di Seneca è allora più attuale che mai: gestire il tempo significa gestire la vita. Non è questione di quantità, ma di qualità. Vivere ogni giorno come se fosse un piccolo universo compiuto, ritrovare il gusto del presente, rinunciare alla schiavitù del “poi” per riscoprire la libertà dell’“adesso”. In questa prospettiva, la brevità della vita non è più una condanna, ma una chiamata alla pienezza.

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