Louise Glück, premio Nobel per la Letteratura nel 2020, è una poetessa che ha saputo dare voce alle profondità più intime dell’animo umano. Nella raccolta Averno, pubblicata nel 2006, la poetessa statunitense affronta il mito, la perdita, il desiderio e l’identità, spesso intrecciando il personale con il mitico. I versi presi in esame:
Pioggia primaverile, poi una notte d’estate.
La voce di un uomo, poi la voce di una donna.
Crescevi, eri colpita dal fulmine.
Quando aprivi gli occhi, eri per sempre collegata al tuo grande amore.
Accadeva solo una volta. Poi eri sistemata, la tua storia era finita.
Accadeva solo una volta. Essere colpiti era come essere vaccinati;
per il resto della tua vita eri immune,
eri al caldo e all’asciutto.
sono un esempio della sua capacità di condensare, in pochi versi, un’intera riflessione sull’amore e sulla formazione dell’identità emotiva. Glück riesce a narrare un’esperienza trasformativa in termini tanto semplici quanto folgoranti: l’incontro con l’amore è descritto come un colpo di fulmine, un evento irripetibile e definitivo.
Louise Gluck e la sua uscita dall’Averno
Il cuore del brano si trova nel verso “eri colpita dal fulmine”. La forza evocativa di questa immagine è potente: il fulmine è luce improvvisa, energia brutale, e nello stesso tempo un evento raro e irripetibile. Glück non parla di un lento innamorarsi, ma di un’esperienza che accade senza preavviso, che squarcia la quotidianità e imprime una direzione irreversibile alla vita. La scelta del verbo “colpita” è significativa: l’amore non è cercato, non è voluto, è qualcosa che accade e che lascia il segno.
La conseguenza di questo impatto è la connessione eterna con il “grande amore”. Non si parla di una relazione felice o lunga, non si menziona il corrispondersi o il ricambiarsi: ciò che conta è l’apertura degli occhi e il legame eterno che ne scaturisce. È una visione assoluta, quasi religiosa, che richiama le idee romantiche dell’800 ma le sublima in un contesto moderno e disilluso.
Un evento che non si ripete
La poetessa insiste: “Accadeva solo una volta”. Ripetendo questa frase, Glück scolpisce nella memoria del lettore la natura unica e definitiva dell’evento. È interessante notare come la ripetizione abbia un effetto ipnotico e rafforzi l’idea di qualcosa di irripetibile, che cambia per sempre la percezione dell’amore e di se stessi. Non c’è seconda possibilità, non c’è replica: l’amore vero, quello fondante, è uno solo e basta a determinare l’architettura emotiva del resto della vita.
Un’altra immagine straordinaria e contemporanea è quella della “vaccinazione”. Glück paragona l’essere colpiti dall’amore a ricevere un vaccino: dopo l’iniezione, l’organismo è immune. Non ci si innamora più, o meglio, non nello stesso modo. È un’analogia geniale e drammatica: l’amore assoluto, per quanto meraviglioso, chiude la porta a ogni altra esperienza simile. In questo senso, l’amore non è soltanto pienezza ma anche fine. Dopo, si è “sistemati”, come dice la poetessa con una certa ironia amara: la storia è “finita”.
L’amore che Glück descrive è un punto di non ritorno. Dopo di esso, il soggetto è “al caldo e all’asciutto”, metafora che può suggerire una sorta di pace, ma anche una protezione che si accompagna a una certa sterilità emotiva. L’immunità implica infatti un’esclusione: non si può più essere feriti, ma nemmeno attraversati dalla stessa passione.
Tempo, crescita e iniziazione
I primi versi fanno da preludio a questa iniziazione: “Pioggia primaverile, poi una notte d’estate. La voce di un uomo, poi la voce di una donna.” È un passaggio di stagioni, una progressione naturale, come quella che avviene nel corpo e nell’anima quando si cresce. È il tempo dell’adolescenza o della prima giovinezza, quando i sentimenti diventano potenti e rivelatori. È in questo contesto che avviene il “fulmine”, che non è solo un evento amoroso, ma un momento fondativo per la propria identità.
Il riferimento alle “voci” di un uomo e di una donna potrebbe anche alludere alla costruzione del desiderio, alla scoperta dell’altro da sé. In questo senso, Glück non racconta solo una storia d’amore, ma una vera e propria epifania esistenziale.
Questa poesia ci lascia con un senso di malinconia e di compiutezza insieme. Louise Glück scrive con il distacco e la lucidità di chi ha già attraversato la tempesta. Il suo tono è quello di una narrazione pacata e inevitabile. Il fatto che tutto ciò “accada solo una volta” imprime all’amore un’aura sacra e irripetibile. Come lettori, ci sentiamo toccati dalla verità di queste parole: chiunque abbia vissuto un amore assoluto, anche se breve, sa che in esso si cela un fondamento duraturo della propria vita emotiva.
Averno è una raccolta che esplora la soglia tra il mondo dei vivi e dei morti, tra ciò che siamo stati e ciò che non saremo più. In questi versi, Glück ci mostra che anche l’amore – come il mito – è una soglia: ci trasforma, ci definisce e ci lascia per sempre diversi.