Juan Gelman, uno dei più importanti poeti argentini del XX secolo, è conosciuto per la sua scrittura profondamente impegnata, che esplora temi di giustizia sociale, amore, dolore e resistenza. Nei versi tratti dal volume “Confidenze“, Gelman affronta con acuta consapevolezza l’apparente impotenza della poesia nel cambiare il mondo politico e sociale ma, dai sui versi si scorge un barlume, una scintilla, forse l’unica sincera, quella che ci ricorda che la vera sconfitta, la vera impotenza, sarebbe non crederci, e non scivere. Leggiamo le sue forti parole.
“«con questa poesia non prenderai il potere» dice
«con questi versi non farai la Rivoluzione» dice
«neanche con mille versi farai la Rivoluzione» dice
si siede al tavolo e scrive”
Juan Gelman e la scrittura controvento
Juan Gelman inizia con una constatazione cruda e disincantata: la poesia, per quanto potente a livello emotivo e intellettuale, non ha il potere di prendere il controllo politico o di realizzare una rivoluzione. Questo riconoscimento potrebbe sembrare deprimente o cinico, ma è una realtà che molti poeti e scrittori hanno dovuto affrontare. La poesia, per quanto possa ispirare e illuminare, non può da sola cambiare le strutture di potere o risolvere le ingiustizie sociali.
Nonostante questa impotenza apparente, Juan Gelman si siede al tavolo e continua a scrivere. Questo atto rappresenta una dichiarazione di fede nella poesia e nella sua funzione essenziale. La poesia può non avere la capacità di cambiare il mondo in modo tangibile e immediato, ma ha il potere di trasformare il pensiero, di illuminare le coscienze e di offrire consolazione e comprensione. La poesia può articolare il dolore, la speranza, la resistenza e l’amore in modi che parlano direttamente all’anima umana.
Juan Gelman ci invita a considerare una forma diversa di rivoluzione, una rivoluzione interiore. La poesia può non cambiare il mondo esterno, ma può cambiare noi stessi. Può suscitare empatia, farci riflettere sulle nostre azioni e pensieri, e stimolare un senso di giustizia e umanità. Questo tipo di cambiamento interiore può essere il primo passo verso un cambiamento più ampio e collettivo. La poesia può non fare la rivoluzione, ma può preparare il terreno per essa, educando e sensibilizzando le persone.
La Persistenza del Poeta
La decisione di Juan Gelman di continuare a scrivere, nonostante la consapevolezza dei limiti della poesia, è un atto di resistenza e di speranza. È una testimonianza del potere della parola scritta di persistere e di sopravvivere, anche nei momenti di oscurità e disperazione. La scrittura diventa un atto di fede nella capacità dell’umanità di migliorarsi, di trovare bellezza e significato anche nelle circostanze più difficili.
Un altro aspetto importante della poesia di Juan Gelman è il suo ruolo come memoria. In un contesto di dittatura e repressione, come quello vissuto da Juan Gelman in Argentina, la poesia diventa un mezzo per ricordare, per testimoniare e per non lasciare che le ingiustizie siano dimenticate. La poesia diventa un archivio di esperienze umane, una voce che si rifiuta di essere silenziata.
I versi di Juan Gelman ci offrono una riflessione profonda sul ruolo della poesia e sulla sua potenza intrinseca, nonostante i suoi limiti apparenti. La poesia può non avere il potere di prendere il controllo politico o di fare la rivoluzione, ma ha la capacità di trasformare le coscienze, di suscitare empatia e di mantenere viva la memoria. Attraverso la scrittura, Gelman ci mostra che la poesia è un atto di resistenza e di speranza, un mezzo per continuare a lottare per un mondo migliore, anche quando sembra impossibile. In questo senso, la poesia diventa non solo un riflesso della realtà, ma anche un faro di luce e di speranza, capace di guidarci attraverso le tenebre.