I versi di Jorge Luis Borges tratti dalla poesia “Nubi“, contenuta nel volume I congiurati, sono una potente meditazione sul tempo, la memoria e l’immaginazione. Borges, poeta e scrittore di fama mondiale, riesce qui a trasmettere un senso di eternità e fugacità allo stesso tempo, in una riflessione che si estende oltre il semplice fenomeno atmosferico delle nuvole, trasformandole in simboli di un’esperienza umana condivisa.
“Vanno per l’aria placide montagne
oppure cordigliere d’ombre tragiche
che oscurano il giorno. Le chiamiamo
nuvole. Hanno sempre forme strane
Shakespeare ne osservò una. Somigliava
a un drago. Quella nube di una sera
risplende e brucia nella sua parola
e ancora seguitiamo a rivederla.”
Jorge Luis Borges e il mondo attraverso la Letteratura
Le nuvole, nella loro apparente leggerezza e transitorietà, rappresentano il mutamento continuo e il passaggio del tempo. Nel loro “andare per l’aria”, Borges le descrive come “placide montagne” o “cordigliere d’ombre tragiche”, evocando un immaginario carico di simboli contrastanti. Da un lato, sono morbide e pacifiche; dall’altro, sono oscure e tragiche, capaci di oscurare la luce del giorno. Questa ambivalenza riflette la natura umana, spesso intrappolata tra momenti di serenità e altri di dolore o incertezza. Le nuvole, per Jorge Luis Borges, non sono semplici oggetti del cielo, ma entità vive, cariche di significato e capaci di evocare immagini interiori profonde.
Nella descrizione delle nuvole, il poeta ci invita a riflettere sul modo in cui percepiamo la realtà. Le nuvole hanno “sempre forme strane”, e in questo contesto Jorge Luis Borges richiama Shakespeare, il maestro della parola e dell’immaginazione, che una volta osservò una nube che gli ricordava un drago. Questa allusione all’arte di vedere oltre il visibile è centrale nell’opera di Jorge Luis Borges. Le nuvole non sono solo un fenomeno naturale, ma una manifestazione del potere della percezione umana, in cui ognuno può proiettare la propria immaginazione. Shakespeare vede un drago perché la sua mente creativa è capace di trasformare la realtà in un’opera d’arte.
La trasformazione del reale attraverso la parola
Un altro aspetto chiave nei versi di Borges è il potere della parola di rendere eterno ciò che è temporaneo. Quella nube osservata da Shakespeare “risplende e brucia nella sua parola” e, anche se il fenomeno naturale è svanito, esso continua a vivere attraverso il linguaggio. Borges ci suggerisce che l’arte, e in particolare la parola poetica, ha la capacità di immortalare momenti fugaci, rendendoli eterni nella memoria collettiva. Le nuvole, che per definizione sono evanescenti e in continuo movimento, trovano nella poesia un mezzo per esistere oltre il loro istante di vita, per “bruciare” e “risplendere” ancora, nonostante la loro forma fisica sia scomparsa.
Questa riflessione si estende al tema più ampio della transitorietà dell’esistenza umana. Proprio come le nuvole, anche noi siamo passeggeri, costantemente soggetti al cambiamento. Tuttavia, attraverso l’arte e la narrazione, possiamo trovare un modo per lasciare un’impronta, per far sì che qualcosa di noi continui a “bruciare” nel tempo. Jorge Luis Borges, che ha sempre avuto un’ossessione per il tempo e la sua natura ciclica e sfuggente, vede nella parola scritta una sorta di resistenza contro l’oblio. Così come Shakespeare ha immortalato la sua visione della nube, anche noi possiamo cercare di fissare le nostre esperienze attraverso il racconto e la poesia.
L’omaggio a Shakespeare non è casuale. Borges lo considera uno dei massimi esempi di come la letteratura possa trasformare la realtà. Shakespeare, con la sua capacità di catturare le complessità dell’animo umano e del mondo che ci circonda, è un punto di riferimento per Borges, che spesso esplora le potenzialità della parola e della narrazione. La nube vista da Shakespeare è solo un pretesto per riflettere su come la letteratura possa eternare un istante. Quella nube “seguitiamo a rivederla”, perché è diventata parte di un immaginario collettivo, un simbolo che travalica i secoli e continua a vivere nella memoria culturale dell’umanità.
La scelta di Jorge Luis Borges di concentrarsi su un dettaglio così piccolo – una nube che prende la forma di un drago – ci invita a riflettere su come le nostre percezioni individuali possano avere un impatto universale. Ciò che sembra un dettaglio insignificante può diventare immortale se catturato dall’arte. Questo è uno dei grandi misteri e poteri della letteratura: trasformare il particolare nel universale, rendere il passeggero eterno.
La poesia come strumento di eternità
In questi pochi versi, Borges riesce a catturare l’essenza di ciò che rende la poesia e la letteratura così potenti. Le nuvole, simbolo di impermanenza, diventano attraverso la parola qualcosa di duraturo. L’allusione a Shakespeare rafforza l’idea che la letteratura abbia il potere di trascendere il tempo e lo spazio, portando con sé non solo i pensieri e le esperienze di chi l’ha scritta, ma anche quelle di chi l’ha letta e reinterpretata.
Jorge Luis Borges ci ricorda che, anche se la nostra vita è effimera come una nube, possiamo cercare di lasciare un segno attraverso l’arte, creando qualcosa che continui a risplendere e a vivere nel tempo. Le “cordigliere d’ombre tragiche” che oscurano il giorno possono trovare una nuova luce nella parola poetica, che dà forma e significato a ciò che altrimenti sarebbe destinato a scomparire senza lasciare traccia.