La citazione di Javier Marías racchiude in poche parole un pensiero profondo e sottilmente malinconico sul modo in cui si sviluppano e si trasformano le relazioni umane nel tempo. Marías, scrittore spagnolo noto per il suo stile riflessivo e per le sue indagini sull’identità, la memoria e i sentimenti, ci offre qui una distinzione essenziale tra tre dimensioni dell’affetto: l’innamoramento, l’amore e l’abitudine.
“L’abitudine può sostituire l’amore, non l’innamoramento”
Per comprendere a fondo la portata di questa frase, è necessario esplorare i termini che vi compaiono, ognuno con il suo peso emotivo e concettuale.
Javier Marías: innamoramento e amore
L’innamoramento è una delle esperienze più intense che l’essere umano possa vivere. È lo stato di apertura totale verso l’altro, in cui la realtà sembra vibrare con una luce diversa. Le neuroscienze mostrano che durante questa fase il cervello rilascia una combinazione di dopamina, serotonina e ossitocina, provocando un senso di euforia e idealizzazione. L’oggetto del desiderio diventa un centro magnetico di attenzione: tutto si piega verso di lui o lei.
Marías afferma con decisione che l’abitudine non può sostituire l’innamoramento. Questo significa che la forza primaria e irrazionale dell’attrazione iniziale è, per natura, insostituibile. È un momento che non può essere ripetuto nello stesso modo, né mantenuto indefinitamente. Quando svanisce, lascia un vuoto che nessuna routine o familiarità può davvero colmare. L’innamoramento, quindi, ha una componente di unicità, e anche di fragilità: è per sua essenza fugace, e forse proprio per questo tanto potente e memorabile.
Diversamente dall’innamoramento, l’amore può essere più duraturo e stabile. Non si tratta più di un picco emotivo, ma di una scelta, di una dedizione, di una costruzione reciproca. È un sentimento che richiede cura, ascolto, presenza. Eppure, afferma Marías, anche l’amore può venire sostituito — dall’abitudine.
Questo non significa che l’abitudine sia del tutto negativa. In molte relazioni, la convivenza quotidiana costruisce un legame fatto di piccoli gesti, di silenzi condivisi, di conoscenza profonda dei ritmi dell’altro. Tuttavia, quando l’amore si trasforma solo in abitudine, qualcosa si perde: viene meno la tensione affettiva, la scelta consapevole, la passione razionale che distingue l’amore vero dal semplice esserci per inerzia.
L’abitudine, in questo senso, è una forma di sopravvivenza sentimentale. È ciò che resta quando le emozioni si affievoliscono, ma i legami persistono per consuetudine, per paura del cambiamento, o per comodità. Sostituisce l’amore non nel senso di equivalenza, ma nel senso che ne prende il posto quando questo si spegne.
Abitudine: conforto o trappola?
L’abitudine è ambivalente. Da un lato, rappresenta una forma di sicurezza, di stabilità, di continuità. È il sapere cosa aspettarsi, il non dover sempre ricominciare da zero. Dall’altro lato, può diventare una gabbia invisibile, in cui ci si trova a vivere accanto a qualcuno senza più riconoscerne la voce, il volto, la presenza.
Marías suggerisce che questa dinamica è insidiosa: si può scambiare l’abitudine per amore, e illudersi che ciò che si vive sia ancora un sentimento autentico, quando in realtà si è solo prigionieri di un tempo condiviso e ripetuto. Questo tipo di illusione può condurre a relazioni svuotate, in cui la forma resta ma il contenuto è evaporato.
Come spesso accade nelle opere di Javier Marías, anche questa citazione apre a una riflessione più ampia sul ruolo della memoria e sul rapporto tra ciò che è stato e ciò che si crede sia ancora presente. L’abitudine, infatti, si fonda su un passato condiviso, che si perpetua nel presente quasi automaticamente. Ma in questa automatizzazione si perde la coscienza del sentimento, e con essa anche la libertà.
Il vero amore, suggerisce implicitamente lo scrittore, non può ridursi a un automatismo. Richiede attenzione, vigilanza, una sorta di presenza attiva. L’abitudine è invece ciò che avviene quando si smette di scegliere, quando si lascia che le cose accadano semplicemente perché sono accadute anche ieri.
In questa citazione si coglie tutta l’intelligenza sentimentale di Marías: egli non idealizza l’amore, né condanna l’abitudine in modo moralistico. Piuttosto, mostra le sottili dinamiche con cui i sentimenti si trasformano nel tempo, e invita il lettore a un atto di consapevolezza. Che cosa stiamo vivendo? In che misura amiamo davvero? E quanto invece siamo semplicemente abituati alla presenza dell’altro?
“L’abitudine può sostituire l’amore, non l’innamoramento.” Con queste parole Javier Marías ci consegna una chiave per interrogare la natura dei nostri legami. Ci ricorda che l’amore non è garantito dalla sua durata, e che la routine, se non è animata da un sentimento vivo, può diventare una forma di sopravvivenza emotiva. Più ancora, ci invita a non dimenticare mai la differenza tra l’amore vero e la sua parodia, tra l’intensità dell’inizio e la pigrizia dei giorni che si ripetono. Una riflessione acuta e necessaria in un tempo in cui spesso si confonde l’intimità con la permanenza, e si dimentica che l’amore, come ogni forma di vita, ha bisogno di essere coltivato ogni giorno.