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La frase di Jack London su Buck, il cane suo amico fedele

La citazione di Jack London tratta dal romanzo "Il richiamo della foresta" ("The Call of the Wild")  incarna l'essenza del conflitto centrale che attraversa il romanzo: il contrasto tra la civiltà e la natura selvaggia, tra l'ordine imposto dall'uomo e le leggi spietate della natura. E oggi che è la giornata mondiale del cane è giusto rileggerla, come sarebbe bello leggere o rileggere il romanzo di London.

La citazione di Jack London tratta dal romanzo “Il richiamo della foresta” (“The Call of the Wild”)  incarna l’essenza del conflitto centrale che attraversa il romanzo: il contrasto tra la civiltà e la natura selvaggia, tra l’ordine imposto dall’uomo e le leggi spietate della natura. E oggi che è la giornata mondiale del cane è giusto rileggerla, come sarebbe bello leggere o rileggere il romanzo di London.

“Buck non leggeva i giornali; altrimenti avrebbe saputo che maturavano guai, non soltanto per lui, ma per tutti i cani da guardia dai muscoli forti e dal pelo lungo e soffice.”

Jack London e i cani: un amore senza fine

Buck, il protagonista canino della storia, è un grosso cane da guardia che vive una vita agiata nella tenuta del giudice Miller, nella soleggiata Santa Clara Valley, in California. Tuttavia, la sua vita tranquilla è bruscamente interrotta quando viene rapito e venduto per essere impiegato come cane da slitta nelle dure terre del Klondike, in Canada, durante la Corsa all’oro. È qui che Buck inizia il suo viaggio di trasformazione, un percorso che lo porterà dalle comodità della vita domestica alla crudele realtà della sopravvivenza nella natura selvaggia.

La citazione si riferisce alla sua ignoranza rispetto ai cambiamenti che stanno per colpire la sua esistenza. Se Buck avesse potuto leggere i giornali, avrebbe saputo della febbre dell’oro che stava dilagando nel Nord America, scatenando una frenetica ricerca di cani robusti e resistenti per trainare le slitte cariche di provviste e cercatori d’oro. Questo contesto storico è fondamentale per comprendere il destino di Buck e di molti altri cani come lui, che vengono strappati dalla loro vita domestica e catapultati in un mondo di violenza, fatica e sopravvivenza.

“Il richiamo della foresta” non è semplicemente una storia di avventura; è anche una profonda riflessione sul conflitto interiore tra la natura selvaggia e le convenzioni imposte dalla società. Buck, nel corso della narrazione, si trasforma da cane domestico a leader di un branco, abbracciando gradualmente la sua natura primordiale. Il viaggio fisico di Buck verso il Nord glaciale è parallelo a un viaggio spirituale, una riscoperta degli istinti selvaggi e ancestrali che erano stati sopiti dalla sua vita domestica.

La frase di Jack London sottolinea l’inevitabilità del cambiamento che si abbatte su Buck e simboleggia la più ampia tematica del romanzo: l’ineluttabile richiamo della natura selvaggia che attrae Buck lontano dal mondo civilizzato. Questo richiamo non è semplicemente una forza esterna, ma anche una pulsione interiore che emerge sempre più potente man mano che Buck si adatta al suo nuovo ambiente. Più la civiltà si allontana, più il legame di Buck con la natura si rafforza, fino a che non diventa inarrestabile.

Un aspetto fondamentale del romanzo è il modo in cui Jack London esplora la teoria della “sopravvivenza del più adatto,” mutuata dalle idee di Charles Darwin. La lotta di Buck per emergere come capo del branco riflette la dura realtà delle leggi naturali, dove solo i più forti e adattabili possono sopravvivere. Questo tema è espresso attraverso numerosi episodi di violenza e lotta per il potere, che mostrano la brutalità della vita nella natura selvaggia, dove la compassione e la debolezza possono significare morte certa.

Jack London utilizza Buck come simbolo per esplorare la natura umana, mostrando come, in condizioni estreme, gli istinti primordiali possano emergere e sopraffare le convenzioni sociali. Il richiamo della foresta, in questo senso, rappresenta non solo il richiamo della natura, ma anche un ritorno alle radici più profonde e autentiche dell’essere, un rifiuto delle false sicurezze offerte dalla civiltà.

Inoltre, attraverso la storia di Buck, Jack London critica implicitamente la febbre dell’oro e la spinta imperialista che essa simboleggia, mostrando come essa non solo distrugga gli uomini, ma anche gli animali. Buck, che all’inizio del romanzo è un essere innocente e ignaro, diventa progressivamente una creatura feroce e indipendente, costretto a fare i conti con la cruda realtà della sopravvivenza.

In conclusione, la citazione di Jack London rivela la drammatica trasformazione che lo attende. “Il richiamo della foresta” è un potente racconto di riscoperta di sé e di ritorno alla natura, un’esplorazione delle forze primordiali che abitano ogni essere vivente. Attraverso il viaggio di Buck, Jack London ci invita a riflettere su cosa significhi veramente vivere e sopravvivere, spogliati delle costruzioni artificiali della società e immersi nelle spietate leggi della natura.

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