La frase di oggi è “La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla” di Benedetto Croce.
Il valore del tempo e della vita nella frase di Steve Jobs
La frase di oggi è tratta dal celebre discorso in cui Steve Jobs invitava gli studenti di Stanford a inseguire i loro sogni senza mai arrendersi, avendo cura del valore della vita.
Perché la violenza è debolezza
La frase che abbiamo scelto è tratta da “Forza e violenza, ragione e impulso“, capitolo VI del saggio La storia come pensiero e come azione (1938) di Benedetto Croce. A prima vista la forza e la violenza sembrano dominare, in realtà, come indica il filosofo napoletano, a prevalere in profondità è l’altra coppia, “ragione e impulso”, in quanto creatrice. Infatti, se la violenza produce solo deserto e morte, l’impegno della ragione è fecondo, a patto che la ragione non si cristallizzi però in una ideologia rigida, che ignora il cuore e l’amore.
Anniversario della nascita di Benedetto Croce. Ecco gli aforismi di uno dei più importanti pensatori del Novecento
Il 25 febbraio del 1866 nasceva a Pescasseroli, in Abruzzo, Benedetto Croce: filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano, fu il principale teorico del liberalismo novecentesco italiano ed esponente del neoidealismo…
La violenza ci allontana dalla verità
La violenza è prevaricazione, ma anche supponenza e autoaffermazione, dunque la verità non può che fuggire la violenza. Anzi, nella maggior parte dei casi – ci spiega Gianfranco Ravasi – a ricorrere all’aggressione verbale è proprio colui che è in errore e non ha la possibilità di prevalere con la realtà dei fatti o la coerenza della logica. Ma un altro elemento fondamentale della citazione di Benedetto Croce è che «la violenza non è forza ma debolezza». Infatti, dietro le reazioni isteriche e aggressive, speso si nascondono paure, soggezione e impotenza. Concludiamo, allora, con le parole di Pascal: «Tutte le luci della verità purtroppo nulla possono per arrestare la violenza. Ma tutti gli sforzi della violenza non indeboliscono la verità, anzi, la rafforzano».
Chi era Benedetto Croce
Nato a Pescasseroli il 25 febbraio del 1866, Benedetto Croce compie i suoi studi a Napoli, che diventa presto la sua città d’adozione. Scampato dal feroce terremoto del 1883, in cui perde entrambe i genitori, Benedetto Croce viene accolto a Roma a casa di uno zio, presso cui rimane per ben tre anni. Qui, comincia gli studi di giurisprudenza, che abbandonerà presto per seguire i corsi di etica di Antonio Labriola. Successivamente, torna a Napoli, dove approfondisce i suoi interessi per una riflessione critica in senso filosofico, insieme a Giovanni Gentile. Senatore dal 1910, ministro dell’Istruzione con Giolitti, assume nel 1925 un atteggiamento decisamente antifascista, redigendo il Manifesto degli intellettuali antifascisti. Caduto il fascismo, torna per breve tempo alla vita politica attiva, fino a quando nel 1947 è nominato socio onorario dell’Accademia dei Lincei e fonda a Napoli l’Istituto italiano per gli studi storici, a disposizione del quale aveva posto la sua biblioteca, forse la più importante biblioteca privata d’Italia.
Via: Treccani
L’autonomia della cultura dalla politica
Croce afferma anzitutto l’autonomia della cultura dalla politica, influenzando profondamente l’atteggiamento di molti intellettuali durante il ventennio fascista. L’arte e la scienza sono tra le più alte attività umane e per questo motivo gli intellettuali non devono contaminarsi con la politica, né possono sostenere un partito che si è macchiato di violenze e soprusi.