Il sorriso è qualcosa di importante da ricevere e condividere, e quando manca lo si ricorda con un po’ di nostalgia, specie nei giorni di festa come la Domenica. Sul valore del sorriso ci fanno riflettere i versi di Guido Gozzano tratti dalla poesia “Convito”, i quali evocano un’atmosfera malinconica e introspettiva, dove il poeta riflette sul proprio passato e sui ricordi legati alle donne che ha incontrato lungo il suo cammino.
In particolare, le parole “M’è dolce cosa nel tramonto, chino / sopra gli alari dalle braci roche” e “convitar le poche donne che mi sorrisero in cammino” sono un inno alla memoria, ma anche un’osservazione delicata e amara della caducità della vita e dei legami umani.
“M’è dolce cosa nel tramonto, chino
sopra gli alari dalle braci roche,
m’è dolce cosa convitar le poche
donne che mi sorrisero in cammino.”
Il conforto dei ricordi
Il tramonto è una figura centrale nei versi iniziali. Rappresenta simbolicamente il declino della giornata, e per estensione, della vita. Gozzano, come molti poeti decadenti e simbolisti, associa il tramonto a un momento di riflessione e solitudine. L’immagine del poeta “chino sopra gli alari dalle braci roche” rimanda a una scena domestica e intima: Gozzano è piegato di fronte a un fuoco ormai debole, che emette solo un sussurro. Le “braci roche” richiamano l’idea della fine di qualcosa di vivo, il calore del fuoco che si spegne, così come i desideri, le passioni e le relazioni che nel tempo si affievoliscono.
Questo quadro crepuscolare è tipico della poetica di Gozzano, che spesso mostra una visione distaccata e malinconica del tempo e delle sue conseguenze. Il tramonto diventa quindi il momento in cui il poeta si ripiega su se stesso, cercando conforto nei ricordi.
Il “convitar” e il valore dei sorrisi
Il termine “convito” si riferisce al banchetto, ma qui non ha la funzione di festa gioiosa, bensì di celebrazione malinconica dei ricordi. Non si tratta di un banchetto reale, ma di un convito ideale, un momento in cui il poeta riunisce simbolicamente “le poche donne che mi sorrisero in cammino.” Il convito si svolge nella mente e nel cuore del poeta, che rievoca con dolcezza i volti delle donne che hanno attraversato la sua vita, lasciando un segno, anche se piccolo, inoltre, da notare la citazione, e non è l’unica in questi versi, tratta dai versi di Dante Alighieri.
Il verbo “convitar”, che letteralmente significa invitare a un banchetto, ha qui una sfumatura sentimentale e nostalgica. Gozzano non parla di grandi amori o di passioni travolgenti, ma di incontri fugaci, di sorrisi che si sono dispersi nel tempo. Le “poche donne” non rappresentano un grande numero di relazioni, ma piuttosto una selezione intima, quei momenti che, seppur brevi, sono rimasti impressi nel cuore del poeta.
Il convito, quindi, diventa un atto di celebrazione dei ricordi, ma anche una presa di coscienza della loro effimera bellezza. I sorrisi di queste donne sono ormai lontani, eppure Guido Gozzano li riporta alla mente con tenerezza, riconoscendo la loro importanza nella sua vita.
La poetica di Gozzano e il decadentismo
Questa poesia riflette perfettamente la poetica di Guido Gozzano, caratterizzata da un tono ironico e disincantato, ma anche da una profonda malinconia. Guido Gozzano appartiene al movimento del crepuscolarismo, una corrente letteraria che si sviluppa in Italia agli inizi del XX secolo. I poeti crepuscolari, come lo stesso Gozzano, riflettono sulla fine delle grandi certezze ottocentesche e si concentrano su temi intimi e quotidiani, spesso accompagnati da un senso di disillusione.
La bellezza che Guido Gozzano celebra nei suoi versi è una bellezza fragile e temporanea, che si consuma con il passare del tempo. Non c’è spazio per grandi ideali o per l’esaltazione dell’amore romantico; al contrario, c’è una consapevolezza sottile che tutto è destinato a svanire, lasciando dietro di sé solo ricordi dolci-amari.
Un altro tema fondamentale di questi versi è la solitudine. Anche se Gozzano evoca le donne che ha incontrato, il poeta appare solo, chino sul fuoco ormai morente. Questa solitudine non è solo fisica, ma anche emotiva: i legami con le donne che “sorrisero” sono ormai spezzati, relegati al passato. Il poeta si rifugia nella memoria, ma sa che quei sorrisi non possono più tornare.
La sua condizione esistenziale è quella di un uomo che guarda indietro alla propria vita con un misto di dolcezza e tristezza. Il fuoco che si spegne è un simbolo della fine non solo del giorno, ma anche delle passioni e delle emozioni che un tempo lo avevano riscaldato. Il poeta è ormai spettatore della propria esistenza, e l’unico conforto che può trovare è nel ricordare ciò che è stato.
I versi di Guido Gozzano in “Convito” sono un esempio perfetto della sua poetica crepuscolare, che mescola malinconia e tenerezza, nostalgia e consapevolezza del tempo che passa. Il tramonto e le braci del fuoco sono simboli potenti della fine delle esperienze vitali, mentre il convito immaginario con le donne che sorridono rappresenta un tentativo di dare un senso a quei momenti fugaci di felicità che, seppur piccoli, hanno reso la vita degna di essere vissuta. In questa celebrazione della memoria, Gozzano ci invita a riflettere sulla natura effimera della bellezza e sull’importanza di custodire i ricordi con dolcezza.