Una frase di Goethe sul valore della buona compagnia

3 Settembre 2025

Leggiamo assieme questa brevissima ma significava massima di Johann Wolfgang von Goethe sull'importanza delle persone giuste al nostro fianco.

Una frase di Goethe sul valore della buona compagnia

Tra le numerose massime e riflessioni che Johann Wolfgang von Goethe ha lasciato in eredità, una in particolare rivela con immediatezza la sua straordinaria capacità di cogliere l’essenza dei rapporti umani. Questa frase, breve e incisiva, racchiude una riflessione profonda sul valore delle relazioni, sul peso delle parole e sull’importanza del silenzio come momento di crescita interiore.

“Della migliore compagnia si è detto: la sua conversazione è istruttiva, il suo silenzio formativo.”

Johann Wolfgang von Goethe, intellettuale proteiforme

Goethe, vissuto tra il Settecento e l’Ottocento, ha attraversato un’epoca segnata da grandi cambiamenti culturali e politici, in cui la conversazione era considerata una vera e propria arte. I salotti letterari, le accademie, le corti erano luoghi dove la parola ben scelta rappresentava uno strumento di distinzione, di conoscenza e di prestigio. In questo contesto, affermare che la conversazione di una “buona compagnia” deve essere istruttiva significa ribadire la funzione educativa e arricchente del dialogo. Ma l’elemento più sorprendente della citazione è la seconda parte: il riconoscimento che anche il silenzio possa essere non solo eloquente, ma addirittura formativo.

La conversazione come scambio di sapere

Nella prima parte della massima, Goethe mette in risalto la centralità della conversazione come veicolo di istruzione. La conversazione istruttiva non è un semplice scambio di parole, ma un’occasione di crescita reciproca. In una buona compagnia, infatti, non si parla soltanto per intrattenere, ma per arricchire: si condividono esperienze, si discutono idee, si confrontano prospettive.

Goethe sembra qui opporsi implicitamente a quella loquacità sterile che affolla tanti rapporti umani, dove si parla per colmare un vuoto o per puro abbellimento. Una conversazione autentica deve, invece, lasciare un segno: fornire nuove conoscenze, stimolare la riflessione, generare curiosità. È istruttiva quando non riduce l’altro a spettatore passivo, ma lo coinvolge in un cammino di comprensione.

Il modello di conversazione a cui Goethe pensa non è quello della chiacchiera effimera, ma quello che si radica nella tradizione filosofica del dialogo: da Socrate fino agli illuministi, parlare con gli altri era un modo per educarsi, per progredire intellettualmente e moralmente.

Il silenzio come formazione interiore

La seconda parte della massima, apparentemente paradossale, è ancora più profonda. Goethe parla di un silenzio che non è assenza di comunicazione, ma occasione di formazione. Il silenzio, in compagnia di persone autenticamente sagge o profonde, non è mai vuoto: è denso di significati.

Un silenzio condiviso può essere formativo perché stimola l’introspezione. Quando si è accanto a chi sa comunicare senza parole, la mente trova lo spazio per rielaborare i contenuti, per osservare meglio, per interiorizzare. In altre parole, il silenzio diventa un terreno fertile per la crescita personale.

La forza di questa affermazione si comprende soprattutto se pensiamo al nostro tempo, in cui il silenzio è spesso percepito come imbarazzante o scomodo. Goethe ci ricorda che, al contrario, il silenzio è uno dei momenti più preziosi della comunicazione: è pausa, è rispetto, è contemplazione. In compagnia della persona giusta, il silenzio non divide, ma unisce.

Conversazione e silenzio come due facce della stessa medaglia

La massima di Goethe non contrappone conversazione e silenzio, ma li integra. La vera “migliore compagnia” è quella in cui entrambi hanno valore: la conversazione arricchisce di contenuti, il silenzio consolida, forma, sedimenta.

Se le parole sono strumenti per acquisire nuove conoscenze, il silenzio è lo spazio in cui quelle conoscenze si trasformano in saggezza. In questo senso, possiamo leggere la massima come una lezione sull’equilibrio: chi sa parlare bene, ma non sa tacere, non offre una compagnia completa; chi tace sempre, ma non sa comunicare, non consente lo scambio. La vera arte sta nel dosare entrambe le dimensioni.

Attualità della riflessione goethiana

Applicata al presente, la riflessione di Goethe assume una forza ancora maggiore. Viviamo in una società dominata dalla comunicazione continua: social network, messaggi istantanei, dibattiti televisivi. La parola sembra aver perso il suo valore di strumento di arricchimento, trasformandosi spesso in rumore.

In questo contesto, tornare alla massima di Goethe significa riscoprire due verità fondamentali:

  1. La qualità delle parole conta più della quantità. Non serve parlare molto, ma dire qualcosa che istruisca, che lasci un segno.

  2. Il silenzio non è un difetto, ma una risorsa. Saper tacere al momento giusto è una forma di saggezza che educa e forma tanto quanto il discorso.

Nei rapporti personali, ciò implica imparare ad ascoltare, rispettare le pause, non temere i momenti di quiete. Nelle relazioni professionali, significa dare spazio alla riflessione e al pensiero critico, senza riempire ogni vuoto di parole.

La massima di Goethe “Della migliore compagnia si è detto: la sua conversazione è istruttiva, il suo silenzio formativo” è più che un’osservazione di costume: è una vera e propria lezione di vita. Ci invita a rivalutare la qualità dei nostri rapporti, a distinguere tra il parlare che costruisce e il parlare che distrugge, tra il silenzio che allontana e quello che avvicina.

In un mondo in cui spesso si misura la compagnia dalla loquacità, Goethe ribalta la prospettiva: la migliore compagnia è quella che ci insegna anche senza parlare, che ci arricchisce tanto attraverso il dialogo quanto attraverso la condivisione di un silenzio fecondo.

In definitiva, conversazione e silenzio non sono opposti, ma complementari. Insieme, costituiscono le due condizioni essenziali per una vera amicizia, per un dialogo autentico e per una crescita continua, sia intellettuale che spirituale.

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