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I versi di Giorgio Caproni sulla spensierata primavera

Leggiamo assieme questi versi che il poeta italiano Giorgio Caproni ha scritto a Granada nella primavera del 1919 esaltando la bellezza stagionale.

Nel breve ma luminoso frammento poetico tratto da Canzone primaverile, scritto da Giorgio Caproni a Granada il 28 marzo 1919, si coglie un momento di straordinaria delicatezza e intensità emotiva. I versi:

Escono allegri i bambini
dalla scuola,
lanciando nell’aria tiepida
d’aprile tenere canzoni.
Quanta allegria nel profondo
silenzio della stradina!
Un silenzio fatto a pezzi
da risa d’argento nuovo.

Giorgio Caproni e la primavera a Granada

compongono un’istantanea poetica che, pur nella sua apparente semplicità, si carica di significati profondi, articolando una riflessione sulla gioia, sull’infanzia e sulla natura del silenzio. Caproni, ancora giovane all’epoca della stesura, mostra già qui alcuni dei tratti che contraddistingueranno la sua poetica matura: l’attenzione per i dettagli minuti della realtà quotidiana, il gusto per l’osservazione lirica e la capacità di cogliere lo straordinario nel banale.

I bambini che escono da scuola, “allegri” e “lanciando nell’aria tiepida d’aprile tenere canzoni”, rappresentano la figura dell’innocenza, ma anche della libertà riconquistata. La scuola — istituzione dell’apprendimento e della disciplina — è lasciata alle spalle, e ciò che segue è un momento di espansione vitale, di slancio spontaneo, reso ancora più intenso dalla cornice stagionale della primavera. L’aria “tiepida d’aprile” suggerisce la rinascita della natura, e così il gesto dei bambini assume una qualità rituale, quasi sacra: un inno alla vita che si rinnova, alla spensieratezza che rifiorisce dopo l’inverno, simbolo di costrizione o passività.

Le “tenere canzoni” che i bambini lanciano nell’aria non sono soltanto versi melodiosi, ma sembrano anche metafore di un linguaggio primigenio, quello della gioia pura, non ancora contaminata dalla fatica o dalla disillusione. C’è una musicalità intrinseca nel mondo infantile che Caproni riesce a registrare con precisione e sensibilità, restituendo la voce dell’infanzia come elemento destabilizzante e insieme rigenerante.

Il silenzio come spazio della poesia

Ma ciò che rende questi versi straordinari è il dialogo tra suono e silenzio. “Quanta allegria nel profondo silenzio della stradina!”: il contrasto tra la quiete del luogo e la vitalità dei bambini non è conflitto, ma compenetrazione. L’allegria sembra infatti emergere proprio dal silenzio, come se quest’ultimo fosse il palcoscenico che permette alla vita di risuonare. Il “profondo silenzio” non è vuoto, bensì pienezza in attesa, come una tela bianca che accoglie il colore.

Il culmine lirico è raggiunto con l’immagine finale:

Un silenzio fatto a pezzi
da risa d’argento nuovo.

Qui Caproni inventa un’immagine sinestetica tra le più belle della poesia italiana del primo Novecento: le “risa d’argento nuovo” che frantumano il silenzio evocano una luce sonora, quasi una pioggia brillante di note e scintille. L’aggettivo “nuovo” associato all’argento ci suggerisce la freschezza assoluta di quelle risate, la loro unicità: ogni giornata, ogni uscita di scuola è diversa, ogni riso infantile ha in sé il seme di un inizio. E, di nuovo, è il silenzio a fare da contrasto e supporto, da sfondo necessario affinché quella gioia possa emergere nella sua pienezza.

Granada 1919: il contesto e la poetica

Scritta nel 1919, a Granada, questa poesia porta in sé l’eco della fine della Prima Guerra Mondiale. Non è azzardato leggere nella gioia infantile una contro-narrazione rispetto alla tragedia bellica. L’Europa usciva da un conflitto devastante e si affacciava a una difficile ricostruzione materiale e spirituale. In questo senso, i bambini che escono da scuola rappresentano anche una speranza, una promessa di futuro, una possibilità di ripartenza.

La scelta di Caproni di ambientare questa scena in una stradina silenziosa, probabilmente in un quartiere tranquillo della città andalusa, conferisce alla poesia anche un’aura di sospensione temporale: è come se tutto il mondo si fosse fermato a osservare quell’uscita di scuola. La poesia è allora un frammento fuori dal tempo, un’epifania di senso colta nel quotidiano, nella quale si fondono armoniosamente la leggerezza dell’infanzia e la profondità dell’esperienza umana.

Canzone primaverile è una poesia che dimostra come Giorgio Caproni, già nei suoi esordi, sapesse cogliere la bellezza nei gesti piccoli, nei dettagli apparentemente irrilevanti. I versi restituiscono una scena quotidiana con una grazia sobria, priva di retorica, ma capace di toccare corde profonde. Il riso dei bambini non è solo una nota acustica nella giornata: è il segno di una vitalità resistente, di una tenerezza che fende il silenzio del mondo.

In un’epoca in cui il rumore è continuo, in cui ogni spazio è occupato da parole, immagini, suoni, il silenzio “fatto a pezzi” da una risata pura ci appare quasi miracoloso. Caproni ci invita ad ascoltare meglio, a rallentare lo sguardo e a ritrovare, nel cuore delle piccole cose, la verità più profonda della vita.

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