I versi di Giorgio Caproni sulla nostra vita che cambia

15 Gennaio 2025

Leggiamo assieme i versi finali della poesia "Banderuola" di Giorgio Caproni, che ci mettono davanti agli occhi gli inesorabili cambiamenti della vita.

I versi di Giorgio Caproni sulla nostra vita che cambia

Giorgio Caproni, poeta del Novecento di grande sensibilità e intelligenza stilistica, è maestro nel catturare l’essenza delle emozioni più profonde attraverso una semplicità apparente. Nei versi della poesia “Banderuola” emerge una delle tematiche centrali della sua poetica: la transitorietà delle cose e l’ineluttabilità del tempo.

Questi versi, densi e al contempo scarni, racchiudono un messaggio che si estende oltre il significato immediato delle parole:

“Le cose che se ne vanno non tornano più,
tutti lo sanno,
e fra l’illustre moltitudine dei venti
è inutile lamentarsi.
Non è vero, pioppo, maestro di brezza?
È inutile lamentarsi.”

Giorgio Caproni e la banderuola in balia del vento

I primi due versi dichiarano con chiarezza una verità universale: “Le cose che se ne vanno non tornano più, tutti lo sanno.” Qui, Caproni si pone come un osservatore del ciclo inesorabile della vita. La perdita, che sia quella di un momento, di una persona o di un’epoca, è irrevocabile, e tutti ne sono consapevoli. Tuttavia, la ripetizione del concetto, accompagnata dall’assolutezza di “tutti lo sanno”, non lascia spazio a illusioni: si tratta di una realtà incontrovertibile, ma che ancora pesa sull’animo umano.

Giorgio Caproni non concede aperture alla speranza nostalgica di recuperare ciò che è stato perduto. Questa consapevolezza disillusa richiama la filosofia dell’eterno divenire di Eraclito, per il quale non è possibile immergersi due volte nello stesso fiume. Tutto scorre, e la permanenza è un’illusione.

Nella metafora della “illustre moltitudine dei venti”, Giorgio Caproni dipinge l’instabilità del mondo, in cui tutto muta senza mai fermarsi. I venti rappresentano sia le forze esterne che condizionano la vita umana, sia il caos e l’imprevedibilità del destino. La loro “moltitudine” suggerisce una complessità inafferrabile, in cui l’individuo, pur essendo parte del sistema, non ha alcun potere di controllo.

L’aggettivo “illustre” aggiunge un tocco di ironia: i venti, sebbene invisibili e impalpabili, hanno il potere di governare il cambiamento, mentre gli uomini sono relegati a una condizione di passività. Questa illustrazione richiama un senso di impotenza cosmica, in cui il lamento risulta vano.

La figura del pioppo, “maestro di brezza”, è centrale nell’economia simbolica della poesia. L’albero, tipico del paesaggio toscano a cui Caproni era profondamente legato, diventa un interlocutore silenzioso ma sapiente. L’epiteto “maestro di brezza” sottolinea il legame del pioppo con il vento, elemento naturale che lo piega ma non lo spezza, rendendolo metafora di resilienza e adattamento.

Il dialogo immaginario con il pioppo evidenzia la capacità di accettare con quieta dignità ciò che non può essere cambiato. Il pioppo, che ondeggia al ritmo del vento, non si oppone né si lamenta, rappresentando così un modello per affrontare la caducità della vita. L’assunto “È inutile lamentarsi” si ripete quasi come un mantra, suggerendo la necessità di accettare ciò che non si può controllare, rinunciando a ogni resistenza sterile.

L’inutilità del lamento

L’affermazione conclusiva “È inutile lamentarsi” non si limita a sottolineare la vanità delle proteste, ma invita a una forma di saggezza che si avvicina al pensiero stoico. Il lamento, pur essendo una reazione umana naturale alla perdita, è qui considerato improduttivo, in quanto non può invertire il corso del tempo né restituire ciò che è svanito.

Caproni sembra suggerire che il vero equilibrio risieda nell’accettazione del movimento inevitabile della vita, nella rinuncia all’attaccamento verso ciò che è stato. Questa accettazione, tuttavia, non implica indifferenza; c’è una sottile malinconia che permea i versi, un riconoscimento del dolore insito nella condizione umana, ma anche il desiderio di superarlo con dignità.

Nei versi di “Banderuola”, Giorgio Caproni ci offre una riflessione profonda sulla transitorietà della vita e sull’inutilità del rimpianto. Attraverso immagini semplici ma evocative, il poeta invita a un’accettazione consapevole e pacifica del mutamento, abbandonando il lamento in favore di una saggezza che trae forza dalla fragilità stessa delle cose.

Il dialogo immaginario con il pioppo, figura che incarna la serenità nel fluire del tempo, rappresenta un monito a vivere con leggerezza, accogliendo il cambiamento con lo stesso movimento flessibile e naturale del vento che piega ma non distrugge. Nell’apparente semplicità di questa poesia, Caproni ci lascia un messaggio universale: la bellezza della vita non si trova nella sua permanenza, ma nella capacità di accettare e apprezzare ogni istante, prima che svanisca.

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