La citazione di Gianrico Carofiglio tratta da “Il bordo vertiginoso delle cose” offre una metafora potente per rappresentare l’identità umana e il modo in cui le esperienze si intrecciano nella costruzione della nostra persona. L’arazzo diventa un simbolo della complessità dell’esistenza, con fili che si intrecciano e si nascondono, riemergendo in punti inattesi, proprio come i frammenti di vita che ci compongono.
Come quando ti avvicini a un arazzo, lo osservi da dietro e ti accorgi di come i puntini colorati che formano il disegno risultino da fili dello stesso colore che compaiono, scompaiono e ricompaiono ancora, dopo un cammino sotterraneo, in qualche punto lontano. Adesso provi qualcosa di simile. Ti sembra d’un tratto che le migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di frammenti di vita che hai disseminato nei tuoi quarantotto anni, gli svariati punti di vista degli altri su di te, i te stessi moltiplicati nella visione di tutti gli altri, non siano altro che i puntini di un arazzo che emergono inattesi da fili nascosti, fili che hanno fatto lunghi e nascosti percorsi.
Gianrico Carofiglio e la trama complicata della vita
Questa immagine rispecchia perfettamente la nostra percezione del passato e del presente: le esperienze vissute non si dispongono in una sequenza lineare, ma riemergono in modi imprevisti, influenzando il nostro modo di essere e di percepirci. Ogni filo dell’arazzo rappresenta una relazione, un evento, un’emozione, che a volte scompare dalla nostra consapevolezza per poi riaffiorare in un altro momento della vita, dando un senso nuovo alla nostra storia personale.
L’analogia con l’arazzo suggerisce anche la molteplicità dei punti di vista che compongono l’immagine di noi stessi. Ogni persona con cui entriamo in contatto ha una visione diversa di noi, e noi stessi siamo il risultato delle percezioni altrui, un mosaico di interpretazioni che si sovrappongono e si intrecciano. Questa consapevolezza può essere affascinante e inquietante allo stesso tempo: il nostro io non è fisso e immutabile, ma un’entità fluida, plasmata dalle esperienze e dalle interazioni.
Un aspetto interessante della metafora dell’arazzo è il suo riferimento ai percorsi nascosti dei fili. Questo suggerisce che alcune connessioni della nostra vita, apparentemente spezzate o dimenticate, in realtà continuano a esistere in modo sotterraneo, per poi riemergere inaspettatamente. Pensiamo, ad esempio, a una passione abbandonata che riaffiora dopo anni, a un’amicizia persa che si riscopre significativa, o a un ricordo d’infanzia che improvvisamente illumina una decisione presente.
La riflessione di Carofiglio porta con sé anche un messaggio di accettazione e riconciliazione con la propria storia personale. Spesso cerchiamo di dare un ordine alla nostra esistenza, di spiegare le nostre scelte e le nostre evoluzioni in modo logico e coerente. Tuttavia, come nell’arazzo, il disegno complessivo della nostra vita si compone di elementi che, presi singolarmente, possono sembrare caotici o privi di connessione. Solo con uno sguardo più ampio possiamo coglierne il senso e accettare che la nostra identità è il risultato di una rete di esperienze intrecciate, più che di una linea retta.
L’immagine dell’arazzo ci invita, quindi, a riflettere sul valore delle nostre esperienze, anche quelle apparentemente insignificanti o dolorose. Ogni filo ha il suo ruolo nella costruzione del nostro percorso e, anche quando scompare alla vista, continua a far parte del tessuto della nostra esistenza. Questo concetto è particolarmente rilevante quando affrontiamo momenti di crisi o di cambiamento: se riusciamo a guardare la nostra vita come un intreccio di elementi interconnessi, possiamo trovare un senso anche nelle difficoltà e nelle fratture.
Carofiglio e la vita come ordito da tessere col tempo
Infine, la metafora di Carofiglio ci offre una lezione sulla percezione del tempo. Spesso viviamo con l’illusione che il passato sia qualcosa di concluso e immutabile, mentre il presente e il futuro siano le uniche dimensioni su cui possiamo agire. L’immagine dell’arazzo suggerisce invece che passato, presente e futuro sono legati in un continuo dialogo, in cui i fili della nostra esistenza si muovono e si intrecciano in modi imprevedibili. Ciò significa che possiamo sempre scoprire nuove connessioni tra le nostre esperienze, ridefinire il nostro percorso e accogliere il cambiamento come parte integrante del disegno della nostra vita.
In conclusione, la riflessione di Gianrico Carofiglio ci invita a osservare la nostra esistenza con occhi diversi, accettando la complessità e la mutevolezza della nostra identità. L’arazzo della vita non è un disegno fisso e prestabilito, ma un’opera in continua evoluzione, in cui ogni filo contribuisce a creare una storia unica e irripetibile.