I versi di Giacomo Leopardi su Dante e il valore del passato

27 Settembre 2024

Leggiamo alcuni versi della sublime poesia di Giacomo Leopardi che, per spronare verso il meglio gli italiani, dialoga col futuro monumento di Dante.

I versi di Giacomo Leopardi su Dante e il valore del passato

I versi di Giacomo Leopardi tratti dalla poesia Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze rappresentano una delle sue riflessioni più intense sul ruolo della memoria storica e sull’importanza del patriottismo in un contesto di crisi morale e culturale. In questi versi, Leopardi esprime ammirazione per Dante, simbolo di grandezza artistica e intellettuale, e al contempo si interroga sulla situazione decadente della sua patria, l’Italia, offrendo una visione critica e appassionata.

“Tutto il mondo t’onora.
Oh voi pietosi, onde sì tristo e basso
Obbrobrio laverà nostro paese!
Bell’opra hai tolta e di ch’amor ti rende,
Schiera prode e cortese,
Qualunque petto amor d’Italia accende.”

Contesto e argomento della poesia di Giacomo Leopardi

l testo in questione si riferisce alla canzone “Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze”, composta da Giacomo Leopardi tra settembre e ottobre del 1818. La poesia fu pubblicata insieme a un’altra celebre canzone di Giacomo Leopardi, “All’Italia”, e trae ispirazione dall’annuncio pubblico, apparso nel luglio del 1818, con cui alcuni cittadini fiorentini invitavano gli italiani a contribuire all’erezione di un monumento a Dante Alighieri nella Basilica di Santa Croce a Firenze.

Nonostante il monumento a Dante sembri il tema principale della canzone, in realtà esso funge solo da pretesto per esprimere pensieri più profondi, già presenti in abbozzi precedenti e non pienamente sviluppati in “All’Italia”. Questo desiderio di esplorare ulteriormente i temi legati all’Italia e alla sua condizione di sofferenza è evidente nei versi della canzone.

Leopardi si sofferma sulla situazione politica e culturale del Paese, richiamando gli italiani all’unità e al riscatto nazionale. Nel “Discorso intorno alla poesia romantica”, Giacomo Leopardi conclude con un’invocazione ai giovani italiani, esortandoli a opporsi al dominio straniero, in particolare a quello francese, un tema che ricorre nella settima strofa della canzone.

Sul piano metrico, la struttura della canzone mostra una maggiore regolarità rispetto alla precedente “All’Italia”. Giacomo Leopardi segue uno schema metrico che richiama il modello petrarchesco, con una distinzione tra strofe dispari e pari. Le strofe dispari seguono uno schema specifico in cui i versi 1 e 7 sono settenari, mentre nelle strofe pari questi stessi versi sono endecasillabi.

Questa alternanza tra settenari ed endecasillabi conferisce alla canzone un ritmo vario ma regolare, accentuato anche dall’uso di rime alternate negli ultimi versi di ciascuna strofa. L’ultima strofa, più breve, funge da congedo, offrendo una chiusura più rapida rispetto al resto della composizione.

Nonostante la struttura regolare, Giacomo Leopardi introduce complessità sintattiche e stilistiche, con frequenti inversioni e trasposizioni che richiamano il latino. Questo stile, arricchito e flessibile, crea un effetto di “drappeggiamento”, come lo definì il critico Giosuè Carducci, dove il movimento sintattico è vario e complesso, contribuendo a dare alla canzone una musicalità particolare, nonostante le sfide poste dalla sua costruzione metrica.

Leopardi e la sua idea di passato attraverso il maestro Dante Alighieri

Leopardi inizia il suo omaggio a Dante con l’affermazione che “Tutto il mondo t’onora”, sottolineando come la figura del sommo poeta fiorentino sia celebrata universalmente, non solo in Italia, ma ovunque nel mondo. Dante viene descritto come un emblema dell’eccellenza letteraria e morale, e il monumento in suo onore rappresenta un gesto di riconoscimento che va oltre i confini nazionali. Questo elogio della figura di Dante va però oltre il semplice tributo: per Leopardi, Dante è il simbolo di una grandezza passata, un’epoca in cui l’Italia era in prima linea nella cultura mondiale.

Dante rappresenta il culmine di un’età gloriosa che Leopardi, tuttavia, vede come irrimediabilmente perduta. L’Italia del suo tempo, infatti, è ben diversa dalla nazione fiera e potente che Dante poteva immaginare. Giacomo Leopardi è profondamente disilluso dalla condizione del paese, che considera caduta in uno stato di decadenza politica, culturale e morale. È come se la costruzione del monumento a Dante fosse un tentativo di riscatto da parte di una nazione che, a suo avviso, non è più degna dei suoi grandi figli.

La seconda parte dei versi invita “voi pietosi” a lavare il “tristo e basso obbrobrio” che affligge il paese. Con “voi pietosi”, Giacomo Leopardi si riferisce a coloro che, animati da un sincero amore per l’Italia, si dedicano a iniziative che cercano di onorarne il passato, come appunto l’erezione del monumento a Dante. Tuttavia, questa azione, per quanto lodevole, sembra un tentativo disperato di cancellare l’onta del presente. L’Italia non è più quella nazione fiera e rispettata che era stata in epoche passate, ma un luogo segnato dalla decadenza, dallo smarrimento e dalla divisione.

Giacomo Leopardi vede in questo un “obbrobrio” che non è solo una questione politica, ma anche morale e culturale. Il paese, che un tempo era culla di civiltà e di arte, ora è relegato a uno stato di impotenza e degrado. L’iniziativa di costruire un monumento a Dante diventa dunque un tentativo di riscatto, un modo per riallacciarsi a un passato glorioso che, secondo Giacomo Leopardi, sembra irrimediabilmente lontano.

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