Una frase di Georges Bataille sul senso della bellezza

7 Luglio 2025

Georges Bataille, intellettuale fondamentale per surrealismo e esistenzialismo ci parla dell'utile e del valore che può avere ciò che non lo è.

Una frase di Georges Bataille sul senso della bellezza

In un’epoca segnata dalla prestazione, dal calcolo e dall’ottimizzazione di ogni gesto e parola, la citazione di Georges Bataille appare come un lampo provocatorio e lucido:

“Non si tratta di voler stupidamente sfuggire all’utile, ancor meno di negare la fatalità che dà sempre a esso l’ultima parola [ma si tratta di fare spazio alla] possibilità di vedere apparire quel che seduce, ciò che sfugge nell’istante dell’apparire alla necessità di rispondere all’utile.”

In queste parole, tratte da riflessioni che toccano il cuore della filosofia di Georges Bataille, troviamo la tensione fondamentale che attraversa tutta la sua opera: il conflitto — o meglio, la dialettica — tra utile e inutile, necessità e eccesso, funzione e seduzione.

Georges Bataille e la sua riflessione sull’utile

Bataille non nega che la dimensione dell’utile sia necessaria. Sarebbe, secondo lui, stupido voler “sfuggire all’utile” in modo ingenuo, come se fosse possibile costruire un’esistenza o una società completamente slegata dalla logica della sopravvivenza, del bisogno, della funzionalità. L’utile — che governa il lavoro, la tecnica, la produzione, l’economia — ha sempre, come dice l’autore, “l’ultima parola”. È una fatalità, cioè una struttura ineludibile della condizione umana: senza utile, non ci sarebbe vita materiale, né continuità sociale.

Tuttavia, Georges Bataille ci mette in guardia contro un rischio sottile e corrosivo: quello di assoggettare ogni aspetto dell’esistenza alla logica dell’utile, e dunque di perdere ciò che non serve, ma risplende nell’apparizione.

Lo spazio dell’inutile: seduzione e apparenza

La posta in gioco, per Bataille, è altissima: si tratta di preservare uno spazio di libertà, di esperienza, di gratuità, in cui possa emergere ciò che “seduce”, ovvero ciò che non risponde a una funzione immediata, ciò che non è utile, ma inaugura un’altra forma di senso. Questo “altro” che si manifesta nell’istante, sfuggendo alla funzione, è ciò che per l’autore francese costituisce la vera intensità dell’esistenza.

Seduzione, bellezza, erotismo, arte, festa, riso, poesia: tutte queste esperienze hanno in comune il fatto di non rispondere a una finalità utile. Non servono a nulla, eppure sono — o possono essere — le esperienze più radicalmente umane, più esistenziali. Esse appaiono, come dice Bataille, nell’istante, e in quell’apparire sfuggono: si sottraggono al controllo, alla ripetizione, alla quantificazione. La loro verità non sta nella durata, né nella funzione, ma nello scarto che introducono rispetto all’ordine necessario delle cose.

Il sacro come eccesso

Questa riflessione si collega a un’altra idea fondamentale del pensiero di Georges Bataille: quella di sacro come dispersione, dispendio, eccesso, in opposizione al profano inteso come economia, conservazione, utilità. Il sacro, nella visione di Bataille, non è legato alla religione istituzionale, ma è una categoria antropologica che designa il campo dell’esperienza “inutilizzabile”, quella che mette in crisi l’ordine razionale e produttivo.

Anche qui, l’obiettivo non è negare il mondo dell’utile, ma riconoscere che esso non basta, e che esiste una parte dell’esistenza — forse la più intensa — che si situa fuori da esso, o almeno ai suoi margini. Non a caso, Bataille ha dedicato molte delle sue opere al tema del dono senza contropartita, dell’economia della perdita, del sacrificio. In tutte queste figure, l’essenziale è ciò che non torna utile, ciò che si perde nell’atto stesso del suo compiersi.

L’apparire come evento

Quando Bataille parla di “ciò che seduce” e che “sfugge nell’istante dell’apparire”, egli pone l’accento su una modalità dell’esistenza che non è programmabile né riproducibile. L’apparire è un evento fragile e irripetibile, qualcosa che si dà e subito si sottrae. È l’opposto dell’oggetto utile, stabile, prevedibile.

In questo senso, la seduzione non è solo un fatto erotico, ma una modalità fondamentale dell’essere: seduce ciò che ci attira senza motivo, ciò che ci scuote senza funzione. L’arte seduce, come pure il volto di un passante, la luce su una superficie, una parola pronunciata con grazia. Sono esperienze che sorprendono, che disorientano, che eccedono la necessità — e in questo eccedere ci aprono alla verità dell’esperienza umana.

Contro l’economia totale

La lezione di Georges Bataille suona oggi come un monito. In un mondo in cui ogni spazio — dal tempo libero alla creatività — è risucchiato dall’economia, dalla performance, dall’efficienza, fare spazio a ciò che sfugge all’utile è un atto di resistenza. Non si tratta di un gesto romantico o nostalgico, ma di un’esigenza concreta: quella di riconoscere che l’uomo non vive solo di ciò che produce, ma anche di ciò che contempla, sogna, perde, ama.

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