Non ti muovere è il libro con cui nel 2002 Margaret Mazzantini ha vinto il Premio Strega, da cui è stato tratto l’omonimo film di Sergio Castellitto. È una storia molto cruda e tormentata, fatta di violenza, con gira intorno ad un amore tossico, capace di far sorgere domande, dubbi e riflessioni riguardo all’animo umano.
Non ti muovere
Caso letterario internazionale, Non ti muovere racconta il viaggio di un uomo dentro una donna, di un uomo dentro le donne; ma anche il viaggio di una figlia verso un padre disintegrato dal dolore.
Una mattina Angela ha un incidente con il suo scooter. Trasportata d’urgenza in ospedale, viene identificata da una rianimatrice come la figlia di un suo amico, un chirurgo dell’ospedale, Timoteo. Venuto a conoscenza della notizia, l’uomo ripensa al suo passato e si rivolge con un lungo monologo alla figlia, a cui racconta un periodo della sua vita fino ad allora tenuto segreto: la passione per una travagliata ragazza di borgata, Italia, che lo portò alla rinascita, alla scoperta di sé, quando ormai tutto sembrava non avere più alcun senso.
Nel terrore dell’evento estremo, Timoteo racconta, getta la sua maschera di fermezza e cinismo, di padre e marito modello, per svelare un’immagine di sé straniata e violenta.
Un amore nato come sfogo orrendo, tramontato quando era sul punto di divenire vita. La morte della donna in seguito a una setticemia causata da un aborto clandestino lascerà un vuoto incolmabile in Timoteo, che si vedrà costretto a riprendere la propria strada e tornare alla sua arida esistenza familiare e alla sua vita di facciata. Solo in seguito, la figura della figlia risanerà parzialmente la grande ferita.
L’amore tossico
Quello raccontato da Margaret Mazzantini non è un amore che fa sognare e non ci sono uomini impavidi che compiono imprese eroiche. La storia di Timoteo ed Italia è una storia malata, figlia del bisogno e della dipendenza affettiva.
Un amore tossico, raccontato da Timoteo a sua figlia Angela; l’uomo parla a se stesso nel silenzio che lo circonda. Rivela alla figlia un segreto doloroso, una sua storia d’amore squallida eppure potente e viscerale con una donna derelitta. Nella speranza di poter barattare le parole con il silenzio del coma, la morte con la vita.
Oggi di amori tossici, purtroppo, ce ne sono tanti, troppi: molti di essi sfociano in tragedia, riempiendo la lista di donne vittima di femminicidio. E’ attraverso opere come quella della Mazzantini che possiamo riflettere sull’esigenza di denunciare ed evitare quando un amore diventa tossico, perché l’amore è un sentimento che va condiviso, mai imposto.
Il film tratto dal libro
“Non ti muovere” è diventato anche un film del 2004 diretto da Sergio Castellitto tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mazzantini (moglie di Castellitto). La pellicola è interpretata dallo stesso Castellitto, Penélope Cruz e Claudia Gerini. Il film ha ottenuto 5 candidature, vinto 2 David di Donatello ed è stato presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2004.
Non ti muovere: le frasi sull’amore tossico tratte dal libro di Margaret Mazzantini
Per analizzare e riflettere sull’amore tossico narrato all’interno delle pagine di Non ti muovere, leggiamo di seguito alcune delle frasi più emblematiche tratte dall’opera di Margaret Mazzantini.
1. Cosa vuol dire amare, figlia mia? Tu lo sai? Amare per me fu tenere il respiro di Italia nelle braccia e accorgermi che ogni altro rumore si era spento. Sono un medico, so riconoscere le pulsazioni del mio cuore, sempre, anche quando non voglio. Te lo giuro, Angela, era di Italia il cuore che batteva dentro di me.
2. Chi ti ama c’è sempre, Angela, c’è prima di conoscerti, c’è prima di te.
3. Perché la vita si riduce a così poco? E dov’è la clemenza? Dov’è il rumore del cuore di mia madre? Dov’è il rumore di tutti i cuori che ho amato?
4. Il coraggio, Angela, appartiene agli amori nuovi, gli amori vecchi sono sempre un po’ vili.”
5. La vita è una carta adesiva piuttosto ingannevole, la colla sembra resistente, sembra che debbano resistere molte cose. Poi la srotoli, e ti accorgi che manca un sacco di roba, restano giusto quattro stronzate.
6. Non è sano che il tempo trascorra così. Non per noi. Non siamo amici, né lo saremo mai. Siamo stati amanti ancora prima di conoscerci. Ci siamo scambiati la carne forsennatamente. E ora è così strana questa cortesia che è scesa tra noi. La guardo e mi chiedo che c’entriamo io e lei con queste acque morte. Non può finire così, senza un grido, senza niente. Se un demonio deve caderci addosso, che ci bruci. Non possiamo finire in questa terra di mezzo.
7. Mi sollevo, cerco i suoi occhi. E ora una sua mano si stacca da terra, si avvicina al mio viso e lo carezza. E quando quella mano fredda, come la pietra dov’era posata, si ferma sulla mia guancia, io so che la amo. La amo, figlia mia, come non ho mai amato nessuno. La amo come un mendicante, come un lupo, come un ramo d’ortica. La amo come un taglio nel vetro. La amo perché non amo che lei, le sue ossa, il suo odore di povera.
8. Tu non la conosci, è passata nella mia vita quando ancora non c’eri, è passata ma ha lasciato un’impronta fossile. Voglio raggiungerti, Angela, in quel limbo di tubi dove ti sei coricata, dove il craniotomo scassinerà la tua testa, per raccontarti di questa donna.