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Il potere della musica secondo Claude Debussy

"La musica è una matematica misteriosa i cui elementi partecipano dell'Infinito". Così amava definire la musica Claude Debussy, pianista e compositore francese di cui oggi ricordiamo l'anniversario.

Ci rapisce, ci consola, placa le nostre ansie e accompagna i momenti più spensierati. La musica ha un fascino meraviglioso e ancestrale che esercita sull’essere umano sin dalla notte dei tempi. Oggi, in occasione dell’anniversario della nascita di Claude Debussy, uno dei compositori e pianisti più noti e amati al mondo, scopriamo insieme una sua frase dedicata proprio alla musica e al suo potere.

“La musica è una matematica misteriosa i cui elementi partecipano dell’Infinito. È responsabile del movimento delle acque, del gioco di curve descritte da mutevoli brezze; nulla è più musicale di un tramonto! Per chi sa guardarlo con emozione, è la miglior lezione di sviluppo scritta in quel libro non troppo frequentato dai musicisti che è la Natura… Guardano sui libri, attraverso i maestri, sollevando devotamente quella vecchia polvere sonora; va bene, d’accordo, ma l’arte potrebbe essere più lontano!”.

La musica e l’interconnessione con la natura

Nella sua citazione tratta da “Monsieur Croche. Tutti gli scritti“, in Italia edito da Il Saggiatore, Claude Debussy ci regala un po’ della bellezza che lo coglie ogni volta che il compositore pensa alla musica. “Una matematica misteriosa i cui elementi partecipano dell’Infinito”: la musica non è un prodotto artificiale nato dalla mente dell’uomo, bensì parte di un Uno che Debussy nomina Infinito. 

Il concetto espresso dal compositore francese ci fa riflettere sul potere e sulla natura di questa suggestiva arte, capace di modificare i nostri stati d’animo, di aiutarci nel quotidiano e di esprimere emozioni e sentimenti che a parole, spesso, non riusciremmo a trasmettere né a comprendere.

“Monsieur Croche. Tutti gli scritti”, la sinossi

Acuti e irriverenti, severi fino alla stroncatura o talmente ironici da risultare dissacranti, gli scritti critici di Claude Debussy costituiscono una delle testimonianze più sfrontate mai offerte dalla critica musicale e una fucina eclettica di riflessioni sulla scena contemporanea e sulle indimenticabili opere del passato.

Presentati talvolta in forma di conversazione con un certo Monsieur Croche, ineffabile alter ego dell’autore, e ospitati a partire dal 1901 sulle riviste culturali e sui quotidiani più autorevoli del Novecento – “La Revue blanche”, “Gil Blas”, “Musique” e “Le Figaro” -, gli articoli e le recensioni di Debussy rivelano, nel loro tono sublimemente anarchico, il lato più intimo del compositore francese e, insieme, gli immaginari sonori che ne hanno nutrito la profonda sensibilità.

Da queste pagine traspaiono la sua insofferenza per artisti come Gluck, Berlioz e Saint-Saéns e l’amore incondizionato per Ra-meau, Musorgskij e Cari Maria von Weber. Debussy vi matura le sue considerazioni più profonde e rivoluzionarie sui deleteri metodi del conservatorio nell’educazione dei giovani compositori, sul repertorio anacronistico dei teatri

Claude Debussy

Achille-Claude Debussy è uno dei compositori più celebri di tutti i tempi. Nato a Saint-Germain-en-Laye il 22 agosto 1862 in una famiglia di commercianti di porcellane, Debussy cresce immerso nel mondo della musica sin da quando prende lezioni di piano dalla suocera di Paul Verlaine, insegnante che giocherà un ruolo fondamentale nella vita del compositore.

Il padre, infatti, nutre la speranza che il giovane Claude intraprenda la carriera in Marina Militare, ma è proprio Mme de Fleurville a parlare a Monsieur Debussy delle inclinazioni del figlio e a convincerlo a fargli studiare musica presso il  Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris.

Il talento di Claude Debussy viene notato sin da subito da tutti gli insegnanti, nonostante ad alcuni non piaccia lo stile adoperato dal compositore, ritenuto troppo “eccentrico”.

Il giovane compone ispirandosi alla tradizione francese, ma non cessando di mescolarvi anche la nuova armonia di Wagner, gli influssi orientali e le suggestioni poetiche.

Nella sua opera spiccano alcuni punti cardine fondamentali, primo fra tutti la bellezza, da ricercare nell’equilibrio e negli elementi della natura. Claude Debussy si spegna a Parigi il 25 marzo 1918, dopo aver dato alla luce alcuni dei capolavori della musica internazionale: il Prélude à l’après-midi d’un faune, la Suite bergamasque e l’opera Pelléas et Mélisandeche costituisce il suo primo vero grande successo, ne sono un esempio eclatante.

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