Sei qui: Home » Frasi » La frase di Pascoli che ci insegna la magia delle piccole cose

La frase di Pascoli che ci insegna la magia delle piccole cose

Il pensiero di Giovanni Pascoli tratto da “Il fanciullino” per imparare a cogliere la bellezza dei dettagli e avere una vita più piena

Oggi ricorre l’anniversario di Giovanni Pascoli, nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre del 1855 e morto a Bologna il 6 aprile del 1912. Per ricordarlo, abbiamo pensato di recupere un suo pensiero contenuto ne “Il fanciullino

“La poesia consiste nella visione d’un particolare inavvertito, fuori e dentro di noi.”

Scoprirsi poeti osservando i dettagli

Questa frase di Giovanni Pascoli è forse una delle più illuminanti che si possano leggere. La poesia si trova in tutto ciò che ci circonda e che siamo noi, basta avere gli occhi giusti per coglierne la bellezza. Questa bellezza, però, si insinua nei più piccoli e semplici dettagli ai quali, troppo spesso a causa delle nostre vite frenetiche, non facciamo caso. Pascoli ci insegna la magia della meraviglia, quella che i bambini sanno cogliere nel modo più naturale possibile. Non a caso, infatti, questa citazione si trova proprio nel testo “Il fanciullino” in cui il poeta spiega come sia importante mantenere vivo il fanciullo che è in noi. Dovremmo prendere alla lettera questo insegnamento per godere appieno della vita.

buoni propositi charles-m-schulz-1201-568

Buoni propositi per il nuovo anno, l’insegnamento di Charles M. Schulz

Per capire fino in fondo la cosa migliore da prefiggersi per questo 2023, vi proponiamo come frase del giorno un bellissimo pensiero del fumettista Charles M. Schulz, creatore dei “Peanuts“.

Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia agiata. Il padre, Ruggiero, è fattore presso una delle tenute dei principi di Torlonia. La famiglia è molto numerosa: Giovanni è, infatti, il quarto di dieci figli.

L’infanzia di Giovanni Pascoli trascorre in modo abbastanza sereno fino al 10 agosto 1867, quando una tragedia colpisce la casa: mentre torna dal mercato di Cesena, il padre di Giovanni Pascoli viene ucciso da alcuni spari. Comincia così un periodo di tristezza e difficoltà economiche, culminato con il trasferimento a San Mauro e poi a Rimini, dove il fratello maggiore di Giovanni ha trovato un ottimo lavoro.

Intanto, però, i lutti si susseguono rapidamente: nel 1868 muoiono la madre e la sorella maggiore, nel ’71 il fratello Luigi, nel ’76 Giacomo. Nonostante le grandi difficoltà economiche, Giovanni Pascoli riesce a completare i suoi studi classici e ad iscriversi alla facoltà di lettere con una borsa di studi all’Università di Bologna.

Gli anni universitari sono un po’ turbolenti: il giovane partecipa a manifestazioni socialiste contro il governo e nel 1979 viene arrestato. La permanenza per qualche mese in carcere segna il definitivo distacco dalla militanza politica.

Da questo momento in poi, Giovanni Pascoli si dedica esclusivamente alla poesia e alla sua famiglia, in particolare alle due sorelle Ida e Mariù, con cui vive a Massa dal 1884, per ricostruire il nido familiare distrutto dai lutti. Nel 1887 la famiglia si trasferisce a Livorno, dove Giovanni Pascoli ottiene l’incarico di insegnante.

Le nozze di Ida e un nuovo incarico, stavolta come insegnante all’Università, stravolgono un’altra volta la vita del poeta, che si trasferisce con Mariù prima a Bologna e poi a Messina, dove ottiene l’incarico di professore di latino nell’ateneo siciliano. Nel 1905, infine, viene nominato professore di letteratura italiana all’Università di Pisa, sostituendo il suo stesso maestro, Giosuè Carducci.

Gli ultimi anni sono per Pascoli anni schivi e impegnati soprattutto nella scrittura. È ormai un poeta noto agli italiani. Scrive discorsi pubblici e componimenti patriottici. Muore il 6 aprile 1912 a causa di un tumore allo stomaco.

Alice Turiani

© Riproduzione Riservata