La voglia di viaggiare, di scoprire nuovi mondi e paesaggi diversi è insito nell’animo umano. Un concetto ben espresso in questa frase di Marguerite Yourcenar, autrice diviene la prima donna membro dell’Académie française nata l’8 giugno 1903.
“Sembra esserci nell’uomo, come nell’uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.”
La voglia di viaggiare
Esperta conoscitrice dell’animo umano, con questa frase Marguerite Yourcenar ben sintetizza una delle caratteristiche della persona: ovvero il bisogno di viaggiare, di muoversi al di fuori del proprio raggio d’azione in cui solitamente si sposta, il bisogno id sentirsi altrove, fisicamente e con la testa, per rigenerarsi, ricaricare le pile, ma anche arricchirsi.
Proprio come gli uccelli, che ciclicamente migrano per nidificare e cercare cibo sufficiente e più adatto a far crescere i loro piccoli, anche l’uomo ha bisogno di migrare, o meglio viaggiare, cambiare luogo e abitudini. Gli uccelli scelgono di migrare perché indispensabile per la loro stessa sopravvivenza e, in un certo senso, anche l’uomo avverte lo stesso bisogno per sopravvivere al grigiore della routine quotidiana, dei tanti impegni quotidiani che si accumulano di settimana in settimana. Un desiderio di viaggiare che, con l’avvicinarsi dell’estate e l’arrivo delle giornate di sole, in questo periodo può essere esaudito.
La sindrome di Wanderlust
A volte, quello del viaggio può essere molto più di un bisogno: una vera e propria ossessione. In psicologia, la voglia quasi ossessiva di partire è chiamata “sindrome di Wanderlust” ed indica quel bisogno e quella passione verso tutto ciò che riguarda i viaggi. Voler scoprire nuovi mondi, essere attratti dalle cartine geografiche, avere sempre i siti di viaggi aperti e molto altro, sono i segnali che siete affetti dalla sindrome più bella e positiva di sempre.
La sindrome di Wanderlust rappresenta l’impulso irrefrenabile di viaggiare, esplorare e scoprire nuovi posti, per ampliare i nostri orizzonti. La parola “Wanderlust” deriva dall’unione di due parole tedesche: “Wander” (girovagare) e “Lust” (desiderio).
Gli studiosi affermano che gli appassionati di viaggi, i cosiddetti wanderlaster, hanno questo desiderio inscritto proprio nel DNA. Un vero e proprio gene, definito ormai “Gene di Wanderlust”. Scientificamente, questo gene, è denominato DRD4 7r. Di cosa è responsabile? Beh, è il recettore della Dopamina D4 che regola il livello di curiosità e rende sensibili agli stimoli esterni. Perciò la sua funzione è collegata a quella della Dopamina che svolge un’azione fondamentale nel determinare gli equilibri dell’umore.
Insomma, non è una leggenda. Avere la passione per i viaggi, ciò che è esotico, sconosciuto, lontano dalla nostra comfort -zone, ha una vera base scientifica.
Un anticipo di vacanza
Quello di inizio giugno è il periodo dell’anno in cui arrivano i primi caldi che anticipano l’arrivo dell’estate: c’è chi proprio oggi ha finito la scuola, altri ancora hanno già iniziato il conto alla rovescia in vista delle ferie estive, mentre purtroppo per alcuni, tra esami di maturità e impegni lavorativi ancora pressanti, le vacanze sono ancora un obiettivo lontano. Ciò accomuna tutti è sicuramente la voglia di viaggiare: se non per una lunga vacanza, almeno per un fine settimana: quale migliore occasione di questo caldo weekend per una gita fuori porta, magari in una località al fresco?
Marguerite Yourcenar
Marguerite Yourcenar nasce a Bruxelles l’8 giugno 1903, da una famiglia per metà francese e per metà belga. Da sempre appassionata di lettere e di cultura classica, compone poesie, scrive carnets di memorie per poi comporre i suoi romanzi, riflette sulla vita, sull’amore e sul tempo che passa in saggi e racconti. La sua vita, contraddistinta dalla costante del viaggio e dal grande amore per la compagna Grace Frick, si spegne nel Maine, il 17 dicembre 1987.
Dai romanzi biografici ambientati in epoche remote “Memorie di Adriano” e “L’opera al nero”, ai suggestivi racconti delle “Novelle orientali”, dal saggio “Il segreto e il sacro. Saggi sulla letteratura e sulla traduzione” alle poesie racchiuse ne “I doni di Alcippe”, l’autrice franco-belga ci ha lasciato un’eredità di inestimabile valore culturale.