Sei qui: Home » Frasi » Una frase di Marc Augé sulla paura come opportunità per migliorarsi

Una frase di Marc Augé sulla paura come opportunità per migliorarsi

La frase del giorno è tratta da "Diario di guerra" di Marc Augé, antropologo, etnologo e scrittore francese, considerato fra i massimi pensatori contemporanei

La frase del giorno è tratta da “Diario di guerra” di Marc Augé, antropologo, etnologo e scrittore francese, considerato fra i massimi pensatori contemporanei. 

“La paura può rendere ciechi. Ma può anche aprirci gli occhi su una realtà che normalmente guardiamo senza vedere.”

Il sentimento della paura come opportunità

Spesso nella nostra vita proviamo il sentimento della paura: paura verso l’ignoto, verso qualcosa (o qualcuno) che temiamo, paura nei confronti di ciò che ci spaventa o che già in passato ci ha portato a soffrire. Il rischio di “renderci ciechi” esiste quando si affronta qualcosa che si teme.

Ciò che ci fa paura può rappresentare un ostacolo ed impedirci di arrivare dove noi vorremmo. Ma non tutto il male viene per nuocere: spesso le difficoltà possono rivelarsi un’opportunità per migliorare, per superare i propri limiti, per scoprire risorse inaspettare che fino ad allora non sapevamo di avere.

Affrontare ciò che temiamo, come dice Marc Augé, può essere l’occasione per “aprire gli occhi”, un’opportunità per vedere le cose da un altro punto di vista ed affrontare in modo diverso, un’occasione positiva che può portare ad una svolta, ad un cambiamento positivo nella nostra vita.

I vantaggi che la vita ci pone davanti, spesso, possono sembrare difficili da vedere e da comprendere, soprattutto se tali opportunità arrivano in momenti difficili, in qui sentimenti come paura, rabbia e depressione rischiano di annebbiarci la mente e offuscare il nostro sguardo verso ciò che è nuovo.

Guardare le cose da una nuova prospettiva

Lo scatto in più, che lo stesso Augé ci invita a fare cogliendo il senso di questa sia frase, consiste nel riuscire a intravedere all’interno di ciò che vediamo come negativo elementi di positività e di crescita. Tutto dipende dalla nostra capacità di affrontare le sfide della vita con fiducia e ottimismo, guardando con uno sguardo panoramico tutto ciò che si pone di fronte a noi; solo così potremo scrutare percorsi alternativi capaci di trasformarsi in occasioni di crescita.

In tal senso, affrontare ciò che ci fa paura può trasformarsi in un’opportunità di crescita personale, un’occasione di crescita. Per cogliere tale opportunità, occorre fare un viaggio dentro di sé, un percorso introspettivo per trovare una nuova chiave di lettura degli eventi e di ciò che sta accadendo nella nostra vita.

Guardare in faccia la paura può trasformarsi in coraggio e quindi proprio la paura stessa, da ostacolo può diventare un’opportunità di crescita, una risorsa da saper sfruttare. 

Chi è Marc Augé

Nato nel 1935 a Poitiers, Marc Augé è uno fra i massimi antropologi contemporanei. Noto per le sue ricerche in Africa occidentale, è passato poi ad occuparsi di un’antropologia dei mondi contemporanei. In particolare, della dimensione globale e cosmopolita che accomuna i popoli coloniali e l’Occidente.

Inventore del concetto del “nonluogo”, Marc Augé è tra i pensatori più significativi dell’antropologia contemporanea. Fra le sue opere più famose, c’è il breve libro “Un etnologo nel metrò”, dove l’autore pone le basi del concetto di nonluogo. In particolare, è qui che inizia a sottolineare la paradossale solitudine vissuta sempre più intensamente dalle persone, in un’epoca di tecnologie di comunicazione sempre più potenti e capaci di connettere gli uni agli altri.

Che cos’è il nonluogo

Il concetto di nonluogo mette in luce il dramma dell’uomo contemporaneo, il quale si trova potenzialmente in ogni luogo, ma al contempo ne sperimenta l’estraneità. Essere ovunque e non essere completamente da nessuna parte, dando origine a un’esperienza sconvolgente, in cui è facile perdere la rotta e smarrirsi.

Ad esempio, gli aeroporti, le stazioni e i centri commerciali vedono il transito di migliaia di individui, che camminano frettolosamente parlando ad alta voce con gli auricolari, come “schizofrenici paranoici”. I nonluoghi non hanno memoria, non hanno una storia e, dunque, non possono restituire a chi li attraversa alcun elemento identitario. 

 

© Riproduzione Riservata