Una frase di Franz Kafka per una Domenica romantica

11 Ottobre 2025

Per augurare una Buona Domenica a chi si ama, leggiamo questa frase ricca di sentimento dello scrittore ceco Franz Kafka tratta da “Lettere a Milena”

Una frase di Franz Kafka per una Domenica romantica

La Domenica è una giornata speciale, che in molti trascorrono solitamente con il proprio partner. Per rendere più magici i momenti condivisi con la persona che si ama, vi invitiamo a leggere una frase di Franz Kafka, contenuta nella raccolta “Lettere a Milena”, spedite tra il 1920 e il 1923 alla traduttrice ceca Milena Jesenská Pollak.

“Domenica saremo insieme, cinque, sei ore, troppo poco per parlare, abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi”

La connessione profonda del linguaggio non verbale

La bellezza di questa frase di Kafka consiste proprio nel suo apparente paradosso e nella sua focalizzazione sulla qualità del tempo piuttosto che sulla sua quantità: il “troppo poco per parlare” sottolinea la fame di tempo che si prova quando si sta bene con una persona. Cinque o sei ore, pur essendo un pomeriggio intero, sono percepite come insufficienti per esaurire le cose da dirsi, le storie da raccontare, i pensieri da condividere. Questo suggerisce una conversazione che andrebbe avanti all’infinito se solo ci fosse il tempo.

Non potendo contare sulla parola, quindi, Kafka sposta il focus sui linguaggi non verbali, che sono l’espressione di una connessione profonda; occorre quindi sfruttare il tempo trascorso insieme ” per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi”.

Il silenzio non è un silenzio imbarazzato, ma un tacere condiviso e confortevole, tipico di chi non sente il bisogno di riempire ogni spazio con le parole, perché la presenza dell’altro è sufficiente. Il tenersi per mano e guardarsi negli occhi sono gesti che trascendono la comunicazione verbale, sono atti di pura intimità e riconoscimento reciproco, che in poche ore possono comunicare un’intera storia di affetto, fiducia e comprensione, superando di gran lunga l’efficacia di qualsiasi discorso.

Questa frase che Kafka dedica alla sua amata rappresenta una celebrazione dell’intimità silenziosa. Ci dice, in sintesi, che il vero valore del loro stare insieme non risiede nella quantità di informazioni che si scambieranno, ma nella qualità emotiva e sensoriale dell’esperienza condivisa. Le parole di Kafka rappresentano un inno al fatto che l’amore e la connessione più profonda si esprimono spesso meglio senza parole.

La frase è malinconica (per il “troppo poco”), ma allo stesso tempo consolatoria e piena di speranza (per il “abbastanza” per le cose che contano davvero).

Il valore della Domenica

La Domenica è un giorno speciale, da trascorrere con le persone più care per ricaricarsi e trovarsi pronti in vista della settimana che inizierà il giorno seguente. Per questo è importante trascorrerla con le persone amate, meglio ancora se con la propria compagna o con il proprio compagno.

Non importa cosa si faccia con lei/lui Domenica, cosa ci si dirà: ciò che conta, anche rimanendo in silenzio, è stare insieme, guardarsi negli occhi, tenersi per mano: tutti gesti che “parlano” più di mille parole. Ed è proprio questo il senso delle brevi ma intense parole che lo scrittore ceco Franz Kafka dedica alla sua amata Milena Jesenská Pollak in vista del loro incontro che avverrà, appunto, Domenica.

Parole senza tempo, quello dello scrittore ceco, che ancora oggi esprimono l’importanza del dedicare tempo alla persona amata in un giorno speciale come la Domenica: non importa come, ciò che conta è stare vicino a lei.

Buona Domenica, quindi, in dolce compagnia.

L’amore tra Kafka e Milena

Ma analizziamo meglio la relazione tra Kafka e Milena. Nell’aprile del 1920 Kafka inizia una corrispondenza con una giovane donna, che nella primavera dell’anno precedente si era proposta come traduttrice dei suoi racconti in un caffè di Praga. Milena Jesenka Pollak era una giornalista, moglie del critico e scrittore Ernst Pollak, residente a Vienna, in cui si era dovuta trasferire dopo essere stata allontanata dalla famiglia che non le aveva perdonato il matrimonio con un ebreo.

Da qualche mese Kafka si trovava a Merano, presso la pensione Ottoburg, per provare a combattere il decorso della tubercolosi e in maniera ossessiva scriveva dal balcone della sua camera lettere infervorate e intense. L’approccio iniziale era stato professionale e ossequioso, ma col passare del tempo Kafka sente sempre più crescere in lui un sentimento simile a un fuoco vivo e le parole si fanno via via più intense e potenti.

Di Milena non conosciamo le risposte, ma possiamo intuirle dalle lettere di risposta di Kafka e da qualche lettera che lei inviò all’amico comune Max Brod, al quale racconta della sua preoccupazione dello stato fisico e mentale di Kafka.

Intanto le traduzioni dei suoi racconti da parte di Milena gli danno la sensazione di essere capito, di aver trovato qualcuno con cui condividere una visione simile della vita e del mondo, tanto da arrivare e scriverle “Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro di me” e a proporle di raggiungerlo e saltare nel suo abisso.

L’amore tra i due è, però, un amore impossibile, un amore di carta, un amore profondo ma destinato al fallimento ancor prima di iniziare. Milena ha una vita difficile e una situazione economica e familiare a dir poco disastrosa.

Attratta da incontri sessuali stravaganti e dalla cocaina, di cui fa spesso uso, è una donna disinibita ed eccentrica, che vive anche di espedienti, una donna dall’indole troppo distante rispetto al castigato e timido Kafka.

Eppure il grande scrittore non riesce a vederla che come un angelo, di cui però non ricordare nessun particolare preciso del viso, ma solo la sua figura che si allontana tra i tavolini del caffè e il vestito che indossava.

I due si vedranno di persona solo quattro volte, ma il trasporto di Franz Kafka è simile al suo modo di scrivere, un continuo rimbalzare tra realtà e sogno, un susseguirsi di metamorfosi che fanno sparire ogni confine tra loro: “Ieri ho sognato di te. Non ricordo quasi più i singoli fatti, so soltanto che di continuo ci trasformavamo l’uno nell’altro, io ero tu, tu eri io”.

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