Edgar Allan Poe è stato un autore amato e soprattutto conosciuto per aver portato al successo il romanzo gotico, la letteratura dell’orrore e i thriller psicologici. Maestro del macabro, una delle sue qualità è sicuramente la capacità di aver saputo guardare oltre a ciò su cui tutti di soffermano, il saper andare oltre le apparenze. Lo testimonia questo suo celebre aforisma:
“Le cose invisibili sono le uniche realtà”
Saper guardare oltre la realtà e le apparenze
Saper guardare oltre la realtà, data la vicinanza al decadentismo, è sempre stata una caratteristica di Edgar Allan Poe. Un vero e proprio maestro del romanzo gotico, il maestro del gotico ci fatto addentrare in atmosfere suggestive e misteriose. Proprio questo mistero, costante della visione dello scrittore, è la cosa principale che ognuno di noi deve cercare di “mostrare”. Come se il nostro compito fosse quello di ricavare, dalla realtà circostante, una verità nascosta.
L’essenza pura della vita si nasconde tra le trame complesse di simboli presenti nella realtà. La visione espressa nella frase “Le cose invisibili sono le uniche realtà” di Edgar Allan Poe è proprio questo. Cercare nelle cose più banali, semplici, definite invisibili, la nostra dimensione e la nostra verità, è la cosa più grande che si possa “insegnare ” dal ‘800 ad oggi.
Nella società di oggi ci fermiamo a giudicare la forma e non il contenuto, ci soffermiamo sulla prima impressione senza andare in profondità. Un approccio superficiale che trae origine dalla società consumistica in cui viviamo, dove il “tutto e subito” la fa da padrona. Una visione figlia anche dei social, del giudicare a prima vista una foto o una frase, senza però andare in profondità e capirne le ragioni.
Ecco perché oggi il pensiero di Edgar Allan Poe risulta essere di estrema attualità: dobbiamo sforzarci di “vedere” le cose invisibili, spingerci oltre le apparenze per comprendere l’essenza della realtà in cui viviamo. Solo così potremo vivere un’esistenza consapevole.
Un impegno esistenziale che bisogna scegliere di affrontare per migliorare, per crescere, per evolversi. Una lezione quella di Edgar Allan Poe da assimilare e fare nostra.
Maestro del giallo psicologico
Edgar Allan Poe è tra i massimi esponenti della letteratura americana. Ricordati in particolare modo per la sua inquieta fantasia, grazie a lui sono nati e si sono sviluppati tipologie di stili narrativi quali: il racconto poliziesco, la letteratura horror e il giallo psicologico.
Nato a Boston, nel Massachusetts, e morto a Baltimora nel 1849, studiò fin da subito poesia, che lo portò, a dodici anni, a pubblicare la prima raccolta, di ispirazione byroniana.
Nei suoi scritti, inclini all’analisi psicologica dei personaggi, troviamo elementi che possono definirsi “decandenti”, perché vicini al modello di quel periodo e di quella corrente artistica.
Un genio che, come tanti altri, non ha avuto la fortuna di poter godere in vita del successo dei suoi capolavori, finito per morire di stenti e nella più amara desolazione: dopo la morte avvenuta nel 1846 per tubercolosi della bella e giovane moglie Virginia Clemm, lo scrittore sprofondò nella più cupa desolazione, fu travolto dal dolore e dal rimpianto che affogò nell’alcool – ancor più di quanto già abitualmente facesse. L’estrema povertà in cui viveva lo costrinse addirittura a usare le lenzuola del corredo matrimoniale (portate in dote dalla sposa) come sudario per la moglie stessa.
Storia atroce che ci colpisce e ci spinge a riflettere sul fatto che Poe, come tanti altri geni della storia dell’uomo, sia vissuto in povertà senza la fortuna di poter godere del successo delle proprie opere. Certo è, però, che il suo nome vivrà per sempre, dando linfa e ispirazione a numerosi autori, registi, cantanti e band musicali, che dalla sua ispirazione hanno tratto, invece, il massimo profitto.