Una frase di Susanna Tamaro ci offre una profonda riflessione sulla fragilità dell’esistere e sull’illusoria volontà di controllare la vita. La scrittrice sprona ad osare per conquistare tutte le cose che possono far stare bene. Non bisogna avere paura di sbagliare. La vita non è infinita e come tale si dovrebbe vivere con più leggerezza e libertà, la gioia e la felicità bisogna conquistarle.
“Perché nessuno ci suggerisce i punti in cui fare attenzione? Qua il ghiaccio è più fino, là ha più spessore, procedere, deviare, arretrare, fermarsi, evitare. Perché dobbiamo sempre portarci dietro il peso dei gesti non fatti, delle frasi non dette? Quel bacio che non ho dato, quella solitudine che non ho abbracciato.
Perché fin dalla nascita viviamo immersi in questa straordinaria ottusità? Tutto ci sembra eterno e la nostra volontà regna caparbia su quello staterello piccolo e confuso che si chiama io, lo omaggiamo come un grande sovrano. Basterebbe aprire gli occhi un solo secondo per rendersi conto che in realtà si tratta di un principe da operetta, volubile, lezioso, incapace di dominare e dominarsi, incapace di vedere un mondo al di fuori dai propri confini, che altro poi non sono che le quinte – mutevoli e ristrette – di un palcoscenico.”
Questa lunga citazione è tratta da Ascolta la mia voce, il romanzo di Susanna Tamaro, pubblicato per Rizzoli nel 2006. Il libro è il seguito di Va’ dove ti porta il cuore, il quale narra le vicende della nipote di Olga, la protagonista del precedente romanzo, alla quale era stata indirizzata una lettera-diario.
La frase di Susanna Tamaro sprona ad osare e a donarsi
La frase di Susanna Tamaro è davvero speciale. Scoprire il senso delle sue parole è una grande lezione di vita. Il concetto di rinunciare a un briciolo di sé stessi, cercando di aprirsi agli altri può aiutare a vivere la vita con maggiore gioia e in ogni caso senza mai recriminare.
Susanna Tamaro nella prima parte della frase rende evidente che la vita non è una pagina scritta da ripetere a memoria. La vita è una scoperta continua e in ciò sta la sua grandezza. Non ha senso porsi dei limiti basandosi su preconcetti o peggio per la paura di sbagliare.
La vita, per la scrittrice italiana, è come una lastra di ghiaccio, dove è facile scivolare o sprofondare. Ma non affrontare l’ignoto per evitare di cadere, non permette la possibilità ci conoscere, di vivere, di apprezzare, di sperimentare qualcosa di nuovo, di diverso, che potrebbe arricchire l’esistenza.
Susanna Tamaro si pone dei quesiti che hanno un senso, “Perché dobbiamo sempre portarci dietro il peso dei gesti non fatti, delle frasi non dette? Quel bacio che non ho dato, quella solitudine che non ho abbracciato.”
È chiaro che la soluzione al quesito è liberarsi, lasciarsi, andare, non indietreggiare di fronte alle occasioni che la vita offre. Bisogna saper accettare che niente è definito e “non cogliere l’attimo” può generare quella catena di recriminazioni che possono solo portare tristezza e rabbia.
Ecco perché il carpe diem è un’opportunità, un atteggiamento per liberarsi dalle catene dei limiti imposti dalla paura di sbagliare, un modo per diventare padroni del propio destino e acquisire maturità e sicurezza.
Ci sarà sempre un senso di rimpianto nei “gesti non fatti” e nelle “frasi non dette”, nei baci trattenuti e nelle solitudini non accolte.
Susanna Tamaro mette in guardia conto l’illusione di onnipotenza dell’io, che ci appare come un sovrano assoluto, mentre in realtà è un “principe da operetta”, incapace di vedere oltre il proprio piccolo regno. La vita, invece, è molto più ampia e complessa di quanto spesso riusciamo a percepire.
La scrittirce invita a una maggiore consapevolezza, a una lucidità che ci permetta di riconoscere i limiti della nostra volontà e l’importanza di cogliere l’attimo, senza lasciare spazio ai rimpianti.
L’ego individuale è il peggiore dei tiranni
Nella seconda parte della frase di Susanna Tamaro emerge un ulteriore quesito. “Perché fin dalla nascita viviamo immersi in questa straordinaria ottusità?”
La scrittrice italiana utilizza un ossimoro (“ottusità” – “straordinaria”, due parole opposte) per sottolineare quanto sia assurda la nostra incapacità di vedere la realtà con lucidità. Si vive nell’illusione umana che la vita sia infinita, che si sia immortali e invece il tempo scorre inesorabile la vita di ogni specie vivente è destinata a finire.
Il senso è che non c’è tempo da perdere e va sedato, controllato, ridimensionato l'”io onnipotente” che come un re che decide tutto. L’io non è un grande impero, ma un piccolo territorio caotico, eppure è trattato come se fosse il centro dell’universo. Un errore che finisce per rendere ciechi di fronte alle infinite possibilità che esistono intorno, alle occasioni che la vita può regalare.
Susanna Tamaro invita ad “aprire gli occhi”, solo così ci si può liberare da un ego tiranno che non offre possibilità di emergere e diventare liberi. Il vero pericolo è la personalità degli umani che non guardano oltre il proprio esserem, in realtà non per forza, ma per paura di sbagliare.
L’ego è solo un’illusione.
Per ridimensionare l'”io”, Susanna Tamaro precisa che in realtà è un semplice “Principe da operetta”, l’io è paragonato a un personaggio teatrale frivolo e instabile, incapace di dominare e dominarsi. È essenzialmente debole, non ha il controllo di nulla, nemmeno di se stesso.
Susanna Tamaro utilizza un’altra metafora quella del “teatro”. I confini dell”io” non sono altro che “quinte mutevoli e ristrette”, come in uno spettacolo teatrale, la vita offre sorprese e variabili di quanto s’immagini. In questo senso serve a tutti i costi uscire fuori dal piccolo mondo illusorio che gli umani si creano per paura di affrontare ciò che non si ha la possibilità di controllare.
In estrema sintesi l’autrice invita a guardare oltre, a essere più consapevoli e a non restare prigionieri delle nostre paure e illusioni. Bisogna diventare consapevoli che solo aprendosi agli altri si possono sperimentare le infinite bellezze che la vita può offrire. Il rischio è arrivare alla fine della vita e accorgersi di non aver vissuto le cose più belle.