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Una frase di Oriana Fallaci ci svela il valore e la bellezza della vita

Che cos'è la vita? Una frase di Oriana Fallaci tratta dal libro "Insciallah" ci dona una definizione di grande bellezza e significato.

Una frase di Oriana Fallaci ci dona una stupenda definizione di che cos’è la Vita. Una frase che rende omaggio alla grande bellezza del vivere e al saper cogliere cosa la vita ci offre perché ogni piccolo grande evento del cammino umano segna il destino di ogni individuo.

“La Vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. È un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino.”

La frase è tratta dal Capitolo 6 del libro Insciallah, un romanzo di Oriana Fallaci pubblicato nel 1990 e ambientato negli anni ’80, ai tempi della  guerra civile in libano, durante l’intervento delle forze internazionali, alle quali partecipò anche l’Italia.

Che cos’è la vita? Una frase di Oriana Fallaci ci offre il significato

La frase di Oriana Fallaci ci offre una stupenda definizione di cos’è, o meglio cosa potrebbe essere la vita che ci spinge a riflettere sull’importanza del saper cogliere ogni cosa che la vita ci offre, godendone la bellezza.

Il contesto della frase

Il libro inizia a Beirut la mattina di domenica 23 ottobre 1983, un giorno entrato purtroppo nella storia, quando due veicoli caricati ognuno con 5400 chilogrammi di esplosivo distruggono la sede del 1st Battalion 8th Marines americano. Sono 241 i morti e 60 feriti dell’attentato subito dalle forze nella base americana. Un altro attentato colpisce la 3e compagnie du 1er régiment de chasseurs parachutistes francese, causando 58 morti e 15 feriti.

Il contingente italiano presente in Libano è coinvolto e la paura che anche per gli italiani arrivi un attentato è altissima. I protagonisti del romanzo, che portano tutti dei soprannome, diventano  espressione delle loro angosce, delle loro inquietudini personali, che Oriana fallaci riesce a trasferire nel libro donandoci sensibilità e capacità di saper leggere l’intimo dell’animo umano.

La vita secondo la definizione del professore  

Nel libro il protagonista della frase di Oriana Fallaci è Il Professore che scrive una lettera ad una moglie inesistente, “s’era inventato una donna che non esisteva: una moglie da amare, una compagna a cui indirizzare le lettere che scriveva a sé stesso per riflettere e per costruire nella sua mente il romanzo che stiamo leggendo.”

Il professore persona semplice che “non si fregiava di blasoni però vantava due lauree, una in Lettere e una in Filosofia, e lo chiamavano a quel modo perché era venuto a Beirut con un baule che all’arrivo s’era aperto rovesciando sulla banchina una pioggia di libri inconsueti per il bagaglio d’un militare: i Dialoghi di Platone, il De Libero Arbitrio di Erasmo da Rotterdam, la Critica della Ragion Pura di Kant, nonché massicci volumi le cui pagine gualcite denunciavano le fatiche d’una scrupolosa lettura.”

Il professore però non parlava mai, caratteristica che nel libro viene indicata come un difetto.

Nella lettera il professore racconta alla “fantastica” moglie del romanzo che sta scrivendo e man mano che prosegue con la storia sempre nuovi personaggi immaginari si aggiungono al racconto, oper rappresentare “uno spicchio del campionario umano”. Fra protagonisti e comparse, il Professore dice sempre nella finta lettera alla moglie, ha già costruito una sessantina di personaggi, che finiranno inevitabilmente per aumentare.

Il professore, ovvero il personaggio creato da Oriana Fallaci, si sente “peggio d’un incauto burattinaio che non ha dita sufficienti per reggere i fili di tutti i suoi burattini.”

“Il guaio è che non riesco a limitarli, ridurli. Mi parrebbe di mutilare il romanzo a ridurli, di ritrarre la vita come la ritraevano i film muti o in bianco e nero. Non mi piacciono i film muti o in bianco e nero. Non li capisco gli esteti che prediligono i film muti o in bianco e nero, che ebbri d’estasi per il silenzio e la monocromia che li caratterizza ne esaltano “l’inimitabile intensità” o “essenzialità”. Mancano i suoni della Vita a quell’intensità, mancano i colori della Vita a quell’essenzialità.”

Attraverso la metafora dei film muti e in bianco e nero, ritenuti cult dagli esteti, dagli intellettuali, dalla critica, Il Professore, ovvero Oriana Fallaci, esalta e definisce il vero senso di che cos’è la vita. Questà è caratterizzata da una moltitudine di infiniti punti di vista, di visioni, di modi di pensare che definiscono il senso stesso della ricchezza della diversità.

La vita non si può comprendere semplicemente attraverso i punti estremi delle opinioni “forti” (il bianco e il nero) che generano il pensiero e la cultura dominante. Non si può comprendere senza ascoltare la voce, il pensiero della moltitudine delle persone senza “pubblica voce” che invece offrono il senso della ricchezza culturale. Sono le vite dei tantissimi che incontriamo nel corso del nostro cammino che ci donano la comprensione di dove stiamo andando e segnano inevitabilmente il nostro destino.

Allo stesso tempo, seguendo il senso della frase di Oriana Fallaci, si può godere la bellezza della vita e dare senso a ciò che ci accade, al nostro personale destino.

Le parole di una donna d’azione, di una donna che ha deciso di fare della conoscenza dei fatti il cammino della propria esistenza, non possono che indicarci che per avere una vera libertà personale, di essere padroni del nostro destino, è necessario conoscere e aprirsi alla comprensione degli altri.

Ciò non significa accettare tutto, anzi. Conoscere aiuta a capire e dare senso e luce al percorso che si intende intraprendere nella vita.

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