Una frase di Carmen Consoli sul coraggio di vivere in libertà la propria identità

29 Settembre 2025

Scopri il messaggio ai giovani (e non solo) della frase di Carmen Consoli in "Ottobre", un inno al coraggio di scegliere e vivere liberi.

Una frase di Carmen Consoli sul coraggio di vivere in libertà la propria identità

Ottobre non è solo il mese che segna l’autunno della vita. Ma, pure il simbolo della purezza e della candida vogli di poter vivere liberamente il proprio amore e aver riconosciuta con dignità la propria identità. È questa la bellezza di una frase di Carmen Consoli che oggi parla ai giovani, e non solo a loro. Parole che nascono da una storia ambientata negli anni Cinquanta, ma che risuonano come un manifesto senza tempo: il coraggio di scegliere chi essere davvero.

Una frase in cui la cantautrice siciliana intreccia la delicatezza dell’adolescenza con la forza di un amore che non accetta compromessi. La frase diventa così un invito universale ad affrontare le paure, a compiere quel “tuffo al buio” che conduce verso la libertà della propria identità.

Ottobre, infinito candore
La nostra adolescenza appesa ai moti altalenanti del cuore
La fuga diventava unica e sola via d’uscita
Un tuffo al buio necessario negli abissi di una nuova vita

Questi versi di Carmen Consoli sono tratti da Ottobre, canzone uscita come singolo il 25 settembre del 2015 e seconda traccia dell’album L’abitudine di tornare, pubblicato il 20 gennaio dello stesso anno, dalla Universal Music Group.

Qual è il racconto di Ottobre di Carmen Consoli

Il racconto di Ottobre di Carmen Consoli è una storia intensa e delicata, un vero e proprio cortometraggio in musica che narra una vicenda di amore, coraggio e ribellione in un’epoca di forti costrizioni sociali. La storia è ambientata in una Sicilia rurale e tradizionale degli anni Cinquanta. Le protagoniste sono due ragazze adolescenti che vivono un amore segreto e profondo.

Il racconto della canzone si sviluppa attraverso una serie di immagini vivide e cariche di significato, dove al centro c’è un amore nascosto. Le due ragazze si incontrano in incognito, rubando momenti di intimità alla rigida routine familiare e sociale. I loro baci e le loro carezze avvengono all’aria aperta, all’interno della natura siciliana, che diventa metafora del loro amore, un frutto proibito rubato alla normalità.

Dopo i loro incontri segreti, le ragazze devono tornare alla realtà, fingendo che nulla sia accaduto, celando la vergogna e trovando sempre una buona scusa, evidenziando la pressione costante di dover recitare una parte, nascondendo la propria vera identità e i propri sentimenti a un mondo che non li avrebbe mai accettato.

L’adolescenza, con i suoi “moti altalenanti del cuore”, sta per finire e le protagoniste si trovano di fronte a un “crocevia”, una decisione non più rimandabile che segnerà per sempre le loro vite. Devono scegliere tra due destini, sottomettersi alle regole della società, rinunciare al loro amore, sposarsi e vivere una vita di facciata, ma sicura. Una vita in un “limbo”, senza vera passione né autenticità. Scegliere se stesse, ovvero rifiutare le convenzioni e lottare per il proprio amore e la propria libertà.

Pur di non vivere una vita di menzogne, è disposta ad affrontare l’ignoto, la sofferenza e la condanna sociale, s’impone una scelta coraggiosa, scegliere di livberarsi dalle catene di una società che finirebbe per imprigionare per sempre.

Di fronte a questa consapevolezza, “la fuga diventava unica e sola via d’uscita”. Non è una scelta immatura, ma un gesto necessario e inevitabile per poter iniziare a vivere davvero. È un “tuffo al buio necessario negli abissi di una nuova vita”, l’abbandono di tutto ciò che è conosciuto per abbracciare un futuro incerto, ma autentico.

Quindi, possiamo dire che Ottobre è la storia di un amore proibito che diventa il catalizzatore per una scelta esistenziale. È la cronaca della dolorosa ma necessaria ribellione di due giovani donne che, in un’Italia bigotta e repressiva, scelgono la strada più difficile, quella della libertà e dell’affermazione della propria nascente identità.

La frase di Carmen Consoli a liberarsi dalle costrizioni che gli altri impongono

La frase di Carmen Consoli non mette in scena solo un amore proibito, illumina il meccanismo con cui la società impone forme, ruoli, posture emotive. Le costrizioni degli altri sono doppiamente potenti quando diventano interiori. Prima si è giudicati da fuori, poi insegnano a giudicarti da solo.

Il verso iniziale, “Ottobre, infinito candore”, apre la scena con una delicatezza che spiazza. L’autunno è evocato come tempo sospeso, in cui la natura si trasforma e il cielo sembra custodire una purezza intatta. Quel “candore” non è l’ingenuità di chi non sa, ma la limpidezza di un sentimento che nasce senza chiedere permesso, con la naturalezza con cui i frutti maturano nei campi. È la dichiarazione che l’amore, anche quando proibito, conserva un nucleo di innocenza che nessuna condanna sociale può intaccare.

Subito dopo, Carmen Consoli scivola nell’immagine dell’adolescenza: “La nostra adolescenza appesa ai moti altalenanti del cuore”. Qui il tono cambia, si fa più fragile. L’adolescenza non è un approdo, è un pendolo instabile, un’altalena di emozioni che salgono e cadono senza preavviso.

Essere “appesi” significa non avere ancora basi solide, restare sospesi in attesa, in bilico tra il desiderio e la paura. Una sensazione che colpèisce nel testo della canzone due adolescenti, ma che siamo convinti sia applicabile alle persone di tutte le età. È una situazione che può capitare a tutti, in momenti cruciali della vita, di sentirsi appesi a un filo, in balia di un cuore che batte senza regole. È un’immagine universale della vulnerabilità umana, resa ancora più intensa dal peso di un amore che la società non concede.

Da qui nasce la necessità della rottura con gli schemi imposti da una società che opprime, “La fuga diventava unica e sola via d’uscita”. Non c’è più spazio per l’attesa, né possibilità di compromesso. La fuga, che a prima vista potrebbe sembrare immaturità o paura, diventa invece gesto di dignità, un atto di resistenza. È la scelta di non lasciarsi schiacciare, di difendere un amore o un’identità che non trovano riconoscimento. Non una fuga per nascondersi, ma per proteggere la verità di sé, per ritagliarsi uno spazio vitale altrove. In questo verso si concentra tutta la forza rivoluzionaria del brano: uscire da una gabbia non è debolezza, ma coraggio.

Il culmine arriva nell’ultima immagine: “Un tuffo al buio necessario negli abissi di una nuova vita”. Un verso stupendo che rende immediatamente l’idea, nella sua sensibilità e raffinatezza. Il tuffo al buio è il salto nel vuoto, l’abbandono di ogni certezza. È necessario perché non c’è alternativa. Per vivere davvero bisogna accettare il rischio dell’ignoto, abbandonare il terreno sicuro ma falso delle convenzioni. Gli “abissi” non sono solo minaccia, ma profondità: sono lo spazio in cui si trova ciò che è autentico, anche se oscuro e difficile. La “nuova vita” che attende non è un premio, ma una conquista che si ottiene solo dopo aver attraversato la paura.

Così i quattro versi si legano in un unico movimento. Si passa dalla purezza iniziale al tormento dell’adolescenza, dalla fuga necessaria al salto radicale. È un cammino che racconta la storia di due ragazze negli anni Cinquanta, ma anche il percorso di chiunque voglia liberarsi dalle costrizioni imposte dagli altri. Ogni volta che scegliamo di non indossare una maschera, ogni volta che rischiamo l’ignoto per restare fedeli a ciò che si è, alla propria identità, si finisce inevitabilmente per fare il “tuffo al buio” evocato da Carmen Consoli.

Il coraggio di scegliere la propria vita e la propria identità

La frase di Carmen Consoli in Ottobre svela che l’identità non è una continua una scelta quotidiana, che non può essere fissata e immobilizzata. Bisogna saper nascere di nuovo ogni volta che la vita pone davanti a un bivio, ovvero scegliere di restare dentro le regole che gli altri hanno scritto per noi o compiere quel salto nel buio che conduce verso la nostra verità.

Il messaggio è chiaro e radicale. Nessuna esistenza vale la pena di essere vissuta se non porta con sé il rischio dell’autenticità. È meglio affrontare gli abissi di una nuova vita che restare sospesi in un limbo di compromessi. Perché la vera condanna non è la solitudine o il giudizio, ma la rinuncia a se stessi.

In questo senso, i versi di Carmen Consoli smettono di appartenere solo a una storia d’amore degli anni Cinquanta e diventa patrimonio universale. Parla ai giovani che cercano il loro posto nel mondo, ma anche agli adulti che devono ancora trovare il coraggio di liberarsi dalle maschere. Afferma che la libertà non è mai concessa, è sempre conquistata. La vita autentica comincia soltanto quando decidiamo di essere fedeli al nostro cuore, anche se questo significa sfidare il buio.

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