In una frase di Aristotele troviamo una definizione del concetto di felicità, per capire quali siano i suoi contenuti e quali sono le azioni che garantiscono la possibilità di una vita felice.
“Sia dunque felicità successo accompagnato da virtù, o una vita autosufficiente, o la vita più piacevole accompagnata da sicurezza, o abbondanza di beni materiali e di persone con la facoltà di conservarli e farne uso, infatti si può dire che tutti sono d’accordo che la felicità sia una o più di queste cose.”
La frase è tratta dal Capitolo V del Libro I, ovvero quello dedicato all’oratore, della Retorica di Aristotele, opera pubblicata nel IV secolo a.C., composta dal filosofo per l’insegnamento dei suoi allievi nel “Liceo”.
Che cos’è la felicità? La frase di Aristotele ci dona la formula
Aristotele con la frase tratta dalla sua Retorica ci offre una definizione di felicità che rientra nel genere politico e deliberativo, ed è connessa alla nozione di utile. È bene sottolineare che il grande filosofo greco affronta lo stesso argomento nell’Etica Nicomachea, una raccolta pubblicata dopo la morte dello studioso, basata sulle lezioni tenute da Aristotele e che può essere considerato il primo trattato sull’etica come argomento filosofico specifico.
Nell’opera postuma, il filosofo afferma che “la felicità una certa attività dell’anima in accordo con la virtù completa“. Si può dire che confrontando i due testi non ci sono contraddizioni di fondo, infatti nel trattato etico (I, 4-12,) il pensatore greco descrive la felicità come un bios in cui si ritrovano tutti gli elementi delle definizioni della Retorica, strutturati in una dottrina morale unitaria e coerente.
La differenza risiede piuttosto nel grado di elaborazione teorica delle nozioni morali che, nella Retorica, è più ridotto e in funzione del proprio fine specifico, e cioè il costruire un discorso persuasivo.
Quindi, tornando al testo che abbiamo analizzato, ovvero al Capitolo 5 del Libro I, Aristotele si chiede quali sono “le azioni che procurano la felicità e quali sono le sue parti, o quelle che la rendono maggiore invece che minore e non compiere quelle azioni che la corrompono o la ostacolano o le si oppongono.”
Quali sono gli elementi della felicità per Aristotele
Aristotele esplicita le parti, cli elementi fondamentali che generano la felicità e che rendono gli umani felici:
- la nobiltà di nascita,
- avere buoni figli, averne molti
- la ricchezza
- la fama e l’onore
- le virtù del corpo, come la salute, la bellezza, la forza, l’alta statura, l’attitudine alla competizione
- una buona vecchiaia
- avere molti amici, avere buoni amici
- la fortuna
- la virtù.
Tutti gli elementi indicati dal filosofo greco indicano come raggiungere “il più alto grado di autosufficienza perché avrà al tempo stesso i beni interiori e quelli esteriori, dato che non ve ne sono altri al di fuori di questi. I beni interiori sono quelli relativi all’anima e quelli che risiedono nel corpo, i beni esteriori sono la nobiltà di nascita, gli amici, le ricchezze e l’onore; inoltre pensiamo che convenga avere potere e fortuna, infatti solo così la vita potrebbe essere completamente sicura.”
Aristotele passa poi a spiegare ogni singola parte della felicità, i cui punti vanno contestualizzati con l’epoca in cui il grande filosofo viveva e insegnava, ma che ancora oggi appaiono evidenti e comprensibili in alcune delle sue parti.
La nobiltà di nascita
Questa parte della felicità consiste
“per un popolo o per una città, nell’essere autoctoni o di antica origine, nel fatto che i primi abitanti siano stati al comando, e che molti dei loro discendenti si siano distinti in ciò che è degno di emulazione.”
“Per i singoli, la nobiltà deriva dagli uomini e dalle donne da cui nascono, e dalla legittimità da entrambe le parti e, come per la città, dal fatto che i primi antenati siano stati celebri per la virtù o per la ricchezza o per qualche altro bene degno di onore, e che da questa stirpe siano nati molti personaggi illustri, uomini e donne, giovani e vecchi.”
La nobiltà va letta non nel segno di mero lignaggio, ma di virtù di un singolo o di un intero popolo.
Avere buoni figli, averne molti
Sono gli elementi che rendono una comunità e i suoi abitanti, donne e uomini, virtuosi.
“Per la comunità significa una gioventù numerosa e di valore, di valore per la virtù del corpo, come la statura, la bellezza, la forza, l’attitudine agonistica, mentre le virtù dell’anima di un giovane sono la moderazione e il coraggio.”
“Per i singoli, l’“avere buoni figli” e “molti figli”, significa avere molti figli propri e di tale natura, sia femmine che maschi. Per le femmine, la virtù del corpo risiede nella bellezza e nella statura, la virtù dell’anima, nella moderazione e nell’operosità senza servilismo.”
“Bisogna che, allo stesso modo, sia gli individui sia la comunità cerchino di fare in modo che ciascuna di queste qualità appartenga sia agli uomini sia alle donne. Infatti quei popoli presso i quali le istituzioni relative alle donne sono cattive, come gli Spartani, perdono quasi metà della felicità.”
Da sottolineare il tributo che Aristotele rende alle donne, le quali devono avere l’assoluta parità di genere.
La ricchezza
L’abbondanza, la grandezza, la qualità, la bellezza di ciò che si possiede rende meritevoli di felicità. Sia che si parla di denaro, terra, beni mobili e produttivi.
Bisogna apprezzare la profonda razionalità del pensatore greco, così come la sensibilità nei confronti della giustizia e di tutto ciò che merita di essere sinonimo di “bellezza”. Inoltre, tali beni devono essere “propri, sicuri, degni di un uomo libero e utili.”
La ricchezza non è intesa come prevaricazione o egoismo, in nessun modo.
La fama e l’onore
Possiamo in questo caso indicare che si fa riferimento alla reputazione della persona o della collettività.
“La buona fama consiste nell’essere ritenuto un uomo per bene da tutti o nel possedere qualcosa di tale natura che vi aspirino i più o i buoni o i saggi. L’onore è un segno della reputazione di essere un benefattore, si onorano infatti giustamente e soprattutto coloro che hanno fatto del bene, ma non si onora di meno anche colui che è capace di fare del bene. Fare del bene riguarda la salvaguardia degli uomini e tutto ciò che è causa della loro esistenza, o la ricchezza, o uno degli altri beni di cui non è facile il possesso, o in generale o in un dato luogo o in un dato momento.”
Come si legge dalle parole di Aristotele, gli umani devono essere giusti, buoni, altruisti, saggi per meritare di vivere una vita realmente felice.
Le virtù del corpo e la salute
Avere un copro sano e forte, essere in buona salute, possedere la bellezza esteriore ed interiore, avere forza, l’alta statura, l’attitudine alla competizione sono tutti attributi che possono aiutare nel cammino verso la felicità. Come sempre il filosofo punta il dito sulle virtù, essere forti e sani di fisico e d’animo, sono l’unica condizione che può essere presa in considerazione quando si parla di essere felici.
Una buona vecchiaia
In questo caso manifesta la sintesi tra le virtù del corpo e la fortuna,
“chi non è sano e forte, senza fortuna non sarà esente dalle malattie e dalle sofferenze e non rimarrà longevo. Vi è tuttavia, oltre alla forza e alla salute, un’altra capacità di vivere a lungo, molti infatti sono longevi senza le virtù del corpo.”
In maniera elementare il filosofo introduce un elemento che va oltre la volontà meramente umana, ovvero “la fortuna” che è qualcosa di non gestibile e non controllabile.
Avere molti amici, avere buoni amici
In questo caso il filosofo, per comprendere il senso di questo punto, evidenzia come primo concetto cosa s’intende per amico.
“un amico è qualcuno che tende a fare nell’interesse di un altro ciò che ritiene buono per lui.
“Colui che ha molti amici di questo genere è un uomo “che ha molti amici”; colui che ha inoltre per amici uomini per bene, è un uomo “che ha buoni amici”.
Anche in questo caso la virtù è l’essenza di tutto.
La fortuna
“La buona fortuna si ha quando, tra i beni di cui la fortuna è causa, tutti o la maggior parte o i più grandi ci toccano e rimangono in nostro possesso. La fortuna è causa, da un lato, di alcuni beni che possono essere prodotti anche dalle arti, ma, dall’altro lato, anche di molti che non possono essere prodotti artificialmente, come quei beni causati dalla natura, e può essere anche causa di cose contrarie alla natura. Infatti, l’arte è causa della salute, ma la natura è causa della bellezza e della grandezza. In generale, provengono dalla fortuna quei beni che suscitano invidia.”
La virtù
Concludiamo il senso della definizione di felicità con l’elemento principale, che guida ogni sua parte.
Bisogna avere virtù dell’anima e virtù del corpo per poter ambire alla felicità. Per Aristotele, tutte le parti precedenti evidenziano questo punto essenziale, la qualità per eccellenza che deve guidare ogni azione umana. Tutti gli elementi combinati insieme è facilmente comprensibile possono aiutare a trovare la tanto ambita felicità.