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Che cos’è la felicità? Una frase di Anna Frank (1944) sul coraggio di essere felici

In occasione della "Giornata della Memoria", scopri il segreto della felicità e dell'essere felici grazie alla frase di Anna Frank tratta dal suo "Diario".

Una splendida frase di Anna Frank ci dona l’essenza della felicità e perché dovremmo godere della bellezza per vivere felici. Il coraggio e la fiducia sono due elementi essenziali per poter apprezzare ciò che la vita, la natura, l’Assoluto ci offrono tutti i giorni.

“Chi è felice farà felici anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura!”

La frase è tratta dal Diario di Anna Frank, la raccolta in volume degli scritti della ragazza ebrea nata a Francoforte e rifugiata con la famiglia ad Amsterdam, costretta nel 1942 a entrare nella clandestinità insieme alla famiglia per sfuggire alle persecuzioni e ai campi di sterminio nazisti.

In occasione della Giornata della Memoria, ci sembra che questa frase sia il tributo più grande a tutti coloro che hanno dovuto subire la Shoah.

Nell’agosto del 1944 la ragazza e tutta la famiglia Frank furono scoperti e rinchiusi nel campo di transito di Westerbork, nei Paesi Bassi. Dopo la famiglia fu divisa e ad eccezione del padre di Anna, tutti quanti morirono all’interno dei campi di sterminio nazisti. Anna fu deportata nel settembre 1944 ad Auschwitz, e la giovane ebrea tedesca morirà di tifo a Bergen-Belsen, nella Bassa Sassonia, nel febbraio o marzo del 1945.

La vera felicità ha bisogno di coraggio e fiducia nella vita

Per comprendere il senso della frase di Anna Frank sulla felicità e sul perché essere felici bisogna spiegare il contesto in cui è inserita la frase. È Martedì, 7 marzo 1944 e la ragazza ebrea scrive come ormai accade da circa 2 anni all’amica immaginaria Kitty, che poi è il suo stesso “Diario”.

Anna Frank riflette su com’era prima di iniziare la clandestinità, “una ragazzina divertente e civettuola”, e alla profonda trasformazione avvenuta nel vivere nascosta in quello stabile, “l’Anna che trascorreva quella beata esistenza era ben diversa dall’Anna divenuta saggia qua dentro.”

Riavvolge la sua vita come un nastro e pensa a tutte le trasformazioni avvenute nel contesto della clandestinità, al rapporto con il padre, con la madre, con gli altri. Quell’esperienza l’ha cambiata totalmente, scopre anche di essere innamorata di Peter, un altro ragazzo ebreo che vive rifugiato con loro e che diventerà tutto per lei.

“Peter, è quel sentimento delicato e indistinto che noi due non osiamo ancora nominare, o sfiorare, ma che verrà, e sarà l’amore, l’avvenire, la felicità; “bello” e il mondo; il mondo, la natura, la bellezza e tutto ciò che la forma.”

La ragazza in questo passaggio del suo Diario dichiara di non voler pensare alla sofferenza e ai sofferenti. Pensa invece che la vita è l’unica bellezza che dona la felicità, la natura che con le sue delizie riesce a dare forza e gioia all’anima.

“Va’ fuori, al sole, nei campi, a contatto con la natura, va’ fuori e cerca di trovare la felicità in te e in Dio. Pensa al bello che c’è ancora in te e attorno a te e sii felice!”

Vivere le sventure degli altri porta inevitabilmente a perdersi nei momenti difficili. Bisogna invece, dice Anna Frank, saper guardare fuori e respirare tutta la bellezza che è il vivere .

“io penso che rimane sempre qualche cosa di bello, la natura, lo splendore del sole, la libertà, noi stessi; è un possesso che non si perde. Contempla queste cose e ritroverai te stesso e Dio e riacquisterai il tuo equilibrio.”

Quando si vive il buio, la felicità è il saper guardare alla bellezza di ciò che ci circonda  

Da sostegno al pensiero sulla felicità della frase di Anna Frank, un altro passaggio del suo Diario. È il Mercoledì, 23 febbraio 1944, e dopo i giorni uggiosi infernali il sole semra essere tornato a splendere. Come accade quasi ogni mattina la ragazza sale nel solaio e dalla finestra prende aria (“per liberarmi i polmoni dall’aria viziata della stanza”).

La visione che appare ad Anna le offre il senso dell’importanza di essere ancora in vita. “Finché questo c’è ancora e io posso godere questo sole, questo cielo senza nuvole, non ho il diritto di essere triste. Finché ciò esiste, ed esisterà sempre, io so che in qualunque circostanza c’è un conforto per ogni dolore. E credo fermamente che ogni afflizione può essere molto lenita dalla natura.”

Anna Frank poi sottolinea il suo “Pensiero” rivolgendosi semper alla sua Kitty immaginaria. L’importanza della mancanza delle cose interiori. L’aria e la libertà diventano l’unica essenza vera della felicità, sono la privazione più grande per la ragazza e se ci pensiamo per tutti coloro che hanno conosciuto la persecuzione.

La giovane scrittrice chiude con un passo che possiamo considerare magia e di una maturità che fa comprendere il genio di questa piccola, grande donna.

“Quando guardavo fuori, immergendomi nella profondità di Dio e della natura, mi sentivo felice, assolutamente felice. Peter, finché c’è questa felicità interiore, questo godere della natura, della salute e di tante altre cose, finché si ha tutto questo si tornerà sempre a essere felici. Ricchezza, fama, tutto puoi perdere, ma questa felicità nell’intimo del tuo cuore può soltanto velarsi, e si rinnoverà sempre finché vivrai. Finché puoi guardare il cielo senza timore, sappi che sei intimamente puro e che ridiverrai comunque felice.”

Grazie Anna Frank, le tue parole offrono un immenso tributo alla “Memoria” e sono un dono per l’umanità intera.

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