La vibrante frase di addio di Ugo Foscolo alla donna amata

3 Settembre 2024

Scopri tutta la bellezza della frase di addio di Ugo Foscolo tratta dal libro Ultime lettere di Jacopo Ortis.

La vibrante frase di addio di Ugo Foscolo alla donna amata

Alcuni pubblicano questa frase di addio come fossero i versi di una poesia di Ugo Foscolo. Ma, in realtà è una citazione tratta dal libro Ultime lettere di Jacopo Ortis, scritto da Ugo Foscolo tra il 1797 e il 1798.

T’amai dunque, t’amai, e t’amo ancor di un amore che non si può concepire che da me solo.

Una frase che ci ha colpito molto, anche perché alla fine dell’estate l’addio molte volte diventa una parola comune. Dopo la vacanza, il rientro alla vita di tutti i giorni finisce in molte occasioni per spezzare quell’armonia che esisteva prima del viaggio.

Ciò vale per l’incontro avvenuto nell’atmosfera vacanziera, ma, pure, per le relazioni che si pensavano fossero stabili prima della partenza per le mete estive.

Senza banalizzare il lascito che ci ha donato Ugo Foscolo, la disperazione che assale il cuore quando l’addio avviene è paragonabile a quello vissuto da Jacopo per l’amata Teresa.

Questa frase di addio, è estrapolata dalla seconda parte di Ultime lettere di Jacopo Ortis, la cui prima edizione originale, autorizzata dall’autore, fu pubblicata a Milano nel 1802.

Ultime lettere di Jacopo Ortis può essere considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana.

Contiene ben 67 lettere inviate dal protagonista Jacopo Ortis all’amico Lorenzo Alderani, il quale le avrebbe poi date alla stampa corredandole di una presentazione e di una conclusione.

L’ispirazione del libro fa riferimento a fatti realmente accaduti. Non solo, il modello letterario sembra trovare ispirazione in I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe.

Fu una delle opere che accese il cuore dei giovani durante il Risorgimento italiano.

Una frase di addio che toglie il fiato

Abbiamo scelto di occuparci di questa frase di addio di Ugo Foscolo per la bellezza del contenuto, al punto che alcuni incautamente l’hanno trasformata in una poesia.

Per apprezzarne il contenuto dobbiamo contestualizzarla con la lettera da cui è tratta. Per l’esattezza è l’ultima epistola, quella appunto di addio che jacopo Ortis scrive per l’amata Teresa.

I temi dell’amore, dell’appartenenza, della libertà, dei diritti animano la trama di Ultime lettere di Jacopo Ortis.

Teresa è destinata a sposare un altro uomo, il benestante Odoardo. A volerlo il padre di lei che preferisce per la figlia un matrimonio d’interesse, anche perché pressato da motivi economici.

Pur ricambiando la passione di Jacopo, al quale arriva a concedere un bacio, Teresa non osa ribellarsi alla volontà paterna e allontana il giovane, che decide di partire.

Nella seconda parte, dopo aver preso congedo da Teresa, parte per un viaggio in giro per l’Italia. Amareggiato e deluso, ossessionato dall’idea del suicidio, Jacopo decide di tornare sui Colli Euganei, dove nel frattempo Teresa si è sposata.

Dopo un ultimo struggente incontro con l’amata, alla quale è rivolta l’ultima lettera, e un rapido viaggio a Venezia per salutare la madre, Jacopo si trafigge con un pugnale.

Il tragico epilogo è raccontato da Lorenzo Alderani, fedele esecutore delle ultime volontà del suicida.

Ortis si uccide anche perché disperato per la fine, con il trattato di Campoformio, che segnò la fine della Repubblica di Venezia, ceduta all’Austria insieme ai suoi domini da parte dei francesi, delle sue speranze di libertà.

L’opera riflette ampiamente le esperienze politiche e sentimentali del giovane Foscolo.

L’ultimo addio di Jacopo a Teresa

Lei si è sposata, tra i due un incontro fugace, ma il giovane Ortis è disperato perché lei sarà di un altro uomo. Decide di farla finita con la vita.

Siamo all’una di notte e ricorda proprio l’ultimo incontro con l’amata. Nessun’altra donna potrà mai più conquistare il cuore del giovane.

e non ho degnata più alcuna donna di un guardo, credendola immeritevole di me — di me che ho sentita tutta la beatitudine di un tuo bacio.

A questo punto della lettera inizia con alcune righe che sono un inno all’amore.

T’amai dunque, t’amai, e t’amo ancor di un amore che non si può concepire che da me solo. È poco prezzo, o mio angelo, la morte per chi ha potuto udir che tu l’ami, e sentirsi scorrere in tutta l’anima la voluttà del tuo bacio, e piangere teco — Io sto col piè nella fossa: eppure tu anche in questo frangente ritorni, come solevi, davanti a questi occhi che morendo si fissano in te, in te che sacra risplendi di tutta la tua bellezza.

A questo punto scrive all’amata che è pronto per ammazzarsi. Le descrive che è pronto all’atto estremo del suicidio.

E fra poco! Tutto è apparecchiato: la notte è già troppo avanzata — a dio — fra poco saremo disgiunti dal nulla, o dalla incomprensibile eternità. Nel nulla? Sì — Sì, sì; poichè sarò senza di te, io prego il sommo Iddio, se non ci riserba alcun luogo ov’io possa riunirmi teco per sempre, lo prego dalle viscere dell’anima mia, e in questa tremenda ora della morte, perchè egli m’abbandoni soltanto nel nulla. Ma io moro incontaminato, e padrone di me stesso, e pieno di te, e certo del tuo pianto!

Jacopo chiede perdono all’amata

Perdonami, Teresa, se mai…. — Ah consolati, e vivi per la felicità de’ nostri miseri genitori; la tua morte farebbe maledire le mie ceneri.

Allo stesso tempo l’obbliga a non aver nessun senso di colpa riguardo al gesto estremo del giovane Ortis.

Che se taluno ardisse incolparti del mio infelice destino, confondilo con questo mio giuramento solenne ch’io pronunzio gittandomi nella notte della morte: Teresa è innocente. — Ora tu accogli l’anima mia.

Possiamo benissimo affermare che Ugo Foscolo ci ha donato attraverso questo ultimo addio, emozioni intense e che fanno dell’amore la punta più alta.

C’è da dire che la vita è e rimane il dono più grande e qualsiasi sofferenza interiore non deve mai essere causa di suicidio. Di certo, la disperazione può letteralmente fare impazzire, ma il vivere può sempre offrire una nuova possibilità.

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